QUOTE(npkd @ Apr 16 2010, 07:56 PM)

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La lunghezza focale non ha alcuna influenza sulla profondità di campo.
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Uhm, rileggendo il mio post a stomaco pieno, mi sono reso conto che nel tentativo di semplificare al massimo un concetto che non è poi così semplice e lineare, almeno in certi suoi aspetti e pur avendo specificato i termini in cui la lunghezza focale non ha effetto sulla PdC, ho inevitabilmente (?) "esagerato" con la frase riportata...con una perentorietà eccessiva e "ingrassettando" un concetto che, decontestualizzato, risulta pure tecnicamente scorretto..
Sono partito da un presupposto, considerando un preciso intento, ossia "fare
quella foto", quell'inquadratura a prescindere dalla lunghezza focale utilizzata, per derivarne una legge ottica, corretta se contestualizzata, appunto, ma scorretta considerando gli altri possibili "punti fermi" nell'equazione, come può essere la distanza di ripresa.
Normalizzando la distanza di ripresa, quindi modificando il R:R dato che utilizziamo lunghezze focali diverse, la PdC necessariamente si riduce all'aumentare della lunghezza focale e viceversa.
Nello scrivere il post sono partito dall'aspetto della PdC in macrofotografia e dal principio che l'inquadratura (quindi il R:R) sia deciso e non "subìto" come può tranquillamente accadere in altre circostanze..
Quindi - ribadisco - la frase quotata, se togliamo il cardine del rapporto di riproduzione e lo facciamo divenire una variabile, è sbagliata.QUOTE(ste.pi @ Apr 16 2010, 11:30 PM)

[...] Però mi sembra di aver capito che la porzione di campo inquadrato, a parità di distanza e con focali diverse...
[...]
Per ora (e a quest'ora..) mi limiterei a fare un nuovo riassunto della questione, anche in considerazione delle opportune eccezioni sollevate qui sopra da ste.pi, dicendo che: La PdC aumenta nei casi in cui (1) si chiuda il diaframma (2) si aumenti la distanza di ripresa fotocamera/soggetto (3) si utilizzi una lunghezza focale più corta mantenendo invariata la distanza di ripresa. E viceversa, naturamente.
Il tutto a parità di formato sensibile e quindi circolo di confusione.
In realtà ci sono mille piccole sfumature che possono apparentemente contraddire queste regole dell'ottica, ma in realtà si tratta di altre variabili, soprattutto meccaniche (come la modificazione della effettiva lunghezza focale di un obiettivo mettendo a fuoco a distanze diverse da infinito in certi schemi ottici, nonché la diversa distribuzione (davanti/dietro) della PdC a seconda del R:R, che impedisce la linearità di confronto tra obiettivi diversi, etc. etc.).
Mi riprometto, qualora se ne voglia discutere o approfondire, di seguire il discorso nei prossimi giorni e/o di trovare almeno un paio di precedenti discussioni ormai sepolte dal tempo...
Spero di essere stato più chiaro, nonostante tutto.
Ora però mi rileggo subito.
