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enrico
EUREKA!
Cari amici, ci sono finalmente riuscito biggrin.gif
Oggi pomeriggio ho risensibilizzato un foglio (per acquerelli) con il solito ioduro di potassio prima e nitrato d'argento con acido acetico, ho atteso un minuto ed ho sciacquato la carta sotto un sottile getto d'acqua.
Ho quindi esposto con la camera oscura per un minuto !
Ho poi diluito l'acido gallico concentrato 1 a 10 e vi ho aggiunto dell'altro acido acetico (ho ancora la gola che mi pizzica...). Ho cercato di ridurre così, sui due fronti della diluizione e dell'abbassamento del pH l'azione troppo energica dell'acido gallico. La mia intuizione era giusta:
con poche speranze, ho spennellato la soluzione alla luce di sicurezza e...
perbacco! si stava delineando lentamente una immagine. Ma sì, distinguevo i rami dell'abete ed i piani del palazzo di fronte. Ho passato un'altra pennellata di acido gallico. Man mano che l'immagine acquistava intensità, riuscivo a distinguere anche il lampione!.
Ho sciacquato la carta abbondantemente sotto il rubinetto. Poi l'ho immersa in una bacinella con l'iposolfito. Dopo un po' ho acceso la luce, ho continuato ad agitare, quindi ho sciacquato in acqua di rubinetto.
L'immagine non è un gran che, ma è ugualmente un successo. Ho riprovato l'emozione di Talbot quando ha visto per la prima volta prender forma ed intensificarsi l'immagine per la prima volta, al lume della candela in qualche stanza di Lacock Abbey.
Ora si tratta di continuare con le prove per perfezionare il processo, trovando le concentrazioni giuste e la giusta esposizione per poter ottenere delle buone immagini.
Il ritratto non è più un problema, si può restare in posa per un minuto smile.gif
Un saluto
Enrico

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

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Riccardo S.
QUOTE(enrico @ Apr 5 2007, 06:04 PM) *

EUREKA!
Cari amici, ci sono finalmente riuscito biggrin.gif
[...]



Complimenti!! alla fine la testardaggine paga!! Pollice.gif

Quindi, secondo te, i precedenti tentativi andati male erano dipesi da da un'eccessiva purezza dell'acido gallico oppure era solo un errore nella preparazione dei composti?

R.

enrico
QUOTE(Riccardo S. @ Apr 5 2007, 06:12 PM) *

Complimenti!! alla fine la testardaggine paga!! Pollice.gif

Quindi, secondo te, i precedenti tentativi andati male erano dipesi da da un'eccessiva purezza dell'acido gallico oppure era solo un errore nella preparazione dei composti?

R.


No, un errore non può essere. Ho seguito alla lettera le indicazioni di Talbot riportate nel libro "L'immagine latente". Escludo un errore del traduttore. Con molta probabilità si tratta proprio di un diverso grado di purezza dell'acido gallico attuale rispetto a quello dei primi dell'ottocento. Allora veniva usato per la concia delle pelli e si estraeva dalle galle di quercia e dalla pianta di sommacco. Ora è un prodotto di sintesi, un derivato del benzene la cui denominazione è:
acido 3,4,5 triidrossibenzoico.
Ti riporto in allegato la formula di struttura.
Questa spiegazione, ti ripeto, è una mia ipotesi, ma credo molto ben fondata.
In ogni caso sono soddisfatto da questo successo. Le piccole vittorie sono tanto più belle quanto più vengono dopo insuccessi e delusioni. L'importante è sempre credere di poterci riuscire e questo non soltanto nella chimica e nella fotografia smile.gif
Ciao
Enrico
davide_77
Complimenti enrico, sto seguendo praticamente dall'inizio, silenziosamente, questo tuo percorso ed è un'emozione ad ogni passo in avanti che riesci a fare.
Complimenti, continuerò a seguire il tuo viaggio nel tempo.
Davide
enrico
QUOTE(davide_77 @ Apr 5 2007, 10:02 PM) *

Complimenti enrico, sto seguendo praticamente dall'inizio, silenziosamente, questo tuo percorso ed è un'emozione ad ogni passo in avanti che riesci a fare.
Complimenti, continuerò a seguire il tuo viaggio nel tempo.
Davide

Grazie Davide, per essere anche tu compagno in questo viaggio.
Buona Pasqua.
Enrico
maxiclimb
Caro Enrico, sono davvero felice per questo tuo successo, sofferto ma meritato.
Ora non ti resta che affinare la procedura, e scegliere una modella che sappia stare ben ferma! smile.gif
Buona Pasqua!
Massimo
enrico
QUOTE(maxiclimb @ Apr 7 2007, 01:00 AM) *

Caro Enrico, sono davvero felice per questo tuo successo, sofferto ma meritato.
Ora non ti resta che affinare la procedura, e scegliere una modella che sappia stare ben ferma! smile.gif
Buona Pasqua!
Massimo


Ciao Massimo e buona Pasqua anche a te. Di modelle ne ho due in casa ma, chissà, temo dovrò farmi un autoritratto....
Questa mattina ho ritirato dieci lastre di vetro che mi son fatto tagliare da un vetraio. Le userò poi al posto della carta e dopo di questa per l'albumina, seguendo le orme di Abel Niepce de Saint-Victor, nipote di Niepce, di Le Gray e per la gelatina seguendo Le Gray prima (ioduro di potassio e acido gallico) e Maddox dopo (bromuro di potassio - da acquistare). Chissà che non mi venga la voglia anche del collodio, se si riesce ancora a trovare.
Le lastre non sono tagliate in maniera molto precisa ed il vetraio ha abbondato con 1 mm per lato. Per fortuna entrano pelo pelo sia nello chassis che nell'essiccatoio. Dovrò stare attento a non tagliarmi. La prossima volta faccio molare i bordi.

Ieri invece ho sistemato un problema di ottica. Il 14 cm mi costringeva a far rientrare parecchio il vetro smerigliato, cosa che non potevo fare con lo chassis, visto l'ostacolo del volet. Nell'ultima foto, sono stato costretto ad invertire l'ottica per starci con le distanze. Allora ho rifatto il barilotto, posizionando le lenti nella parte posteriore, praticamente all'interno del corpo macchina.

Ho quindi provveduto a calcolare, disegnare ed appicare la scala delle distanze sul lato sinistro della macchina (sul destro c'è la scala delle distanze del 17 cm). E' un dettaglio importante. Infatti, dopo aver messo a fuoco sul vetro smerigliato, leggo la distanza sulla scala, estraggo il modulo col vetro smerigliato ed inserisco lo chassis, facendo corrispondere un riferimento con la distanza letta.
Buona Pasqua a tutti
Enrico
marcelus
il problema dei bordi delvetro, puoi risolverlo facilmente passandoci della carta da smeriglio fine, li orrotonderai in un baleno.
naturalmente usa un supporto in legno per la carta, il rischio di tagliarsi è alto.

praticamente una molatura fatta a casa...come tutto il resto, naturalmente
enrico
QUOTE(marcelus @ Apr 7 2007, 01:12 PM) *

il problema dei bordi delvetro, puoi risolverlo facilmente passandoci della carta da smeriglio fine, li orrotonderai in un baleno.
naturalmente usa un supporto in legno per la carta, il rischio di tagliarsi è alto. Praticamente una molatura fatta a casa...come tutto il resto, naturalmente


Grazie Marcelus. Ho approfittato subito del tuo consiglio e li ho molati. Ho in garage un laboratorio ben attrezzato e non mi manca quasi nulla. Il blocchetto e la carta vetrata di diversa finezza erano a portata di mano smile.gif
Questa mattina sono stato impegnato in lavori di giardinaggio. Vi relaziono su ciò che ho fatto nel pomeriggio.
Ho gelatinato 15 fogli di cartoncino e 2 vetri. Ho seguito questa procedura: ho messo in acqua fredda 6 grammi di gelatina alimentare (nota anche come colla di pesce) e ve l'ho fatta permanere per una mezz'ora. L'ho strizzata e l'ho fatta sciogliere in 400 ml di acqua a 40° nella quale avevo aggiunto
10 grammi di ioduro di potassio
2 grammi di cloruro di sodio
5 grammi di citrato di sodio
Si è sciolta in pochi secondi. Vi ho immerso i fogli 5 alla volta, ho allontanato le bolle d'aria che si erano formate e poi li ho tolti, facendoli sgocciolare e ponendoli ad asciugare su del cartoncino ondulato. Ora sono stesi in garage. Fra poco esco ed al ritorno li sistemo in una scatola.
Dovrò poi (ma se ne parla dopo Pasqua) porre ad indurire la gelatina immergendo fogli e vetri in una soluzione di formalina in acqua. Dovrebbe funzionare anche da antifermentativo.
Intanto ho rimesso in un barattolo di vetro la gelatina per usi futuri. Se ne è consumata una minima quantità.
Credo che la qualità delle immagini migliorerà di parecchio. Staremo a vedere.
A presto
Enrico
enrico
Cari amici: EUREKA!
ormai credo e spero che gli eureka si susseguano smile.gif

Questa mattina ho fatto due scatti. Vi mostro il primo, con esposizione di un minuto e sviluppo in acido gallico diluito 1 a 5 con la soluzione satura.
L'immagine ha impiegato un po' di tempo a formarsi. Sono comparse le alte luci e poi tutto sembrava essersi arrestato. Allora ho estratto la carta dal bagno e l'ho scaldata col fono. Lo sviluppo ha ripreso ad avanzare.
Come si vede, c'è da migliorare la stesa dell'emulsione che non risulta regolare specie ai bordi, ma l'immagine è netta, grazie anche al nuovo obiettivo privo di aberrazione cromatica e sferica. I particolari sono netti, come i rametti di cotoneaster ricadenti dai vasconi sul muretto a sinistra. Si nota bene anche la cassetta della posta.

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

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A parte l'uniformità, finora migliore in alcune immagini ad annerimento diretto, la nettezza dei particolari è decisamente superiore.

Mi sono quindi lanciato in un autoritratto (le figlie stavano ancora poltrendo a letto...).
Considerata l'esperienza della foto precedente che, anche se in pieno sole, ha faticato a rivelarsi, ho raddoppiato l'esposizione a due minuti. Ho sistemato una sedia in giardino, su di un'altra all'ombra ho posto la camera oscura ed ho messo a fuoco sul suo bordo anteriore. Ho poi tolto il tappo all'obiettivo e mi sono precipitato a sedermi, cercando di restare immobile per quei 120 secondi che, occhio furtivo di tanto in tanto all'orologio, scorrevano lentamente. Trascorso il tempo di posa, mi sono precipitato a chiudere l'obiettivo. Ho forse inventato l'autoscatto? biggrin.gif

Subito a sviluppare. Mi sono reso conto che l'esposizione è ancora insufficiente, come devo migliorare la preparazione dell'emulsione. Si nota molto la granulosità della carta, ma questo era un difetto/pregio presenta anche nelle foto di Talbot.
Comunque è una data storica: il primo ritratto! smile.gif
Ho due lastre già ricoperte di emulsione, secondo quanto letto da Gustave Le Gray. Quanto prima farò una prova su vetro.
Il fissaggio per le due foto è stato fatto in iposolfito. Ho filtrato l'acido gallico che presentava una diffusa polvere nera (l'argento metallico precipitato nella soluzione) e l'ho reinserito nel suo contenitore.
A presto e buona Pasquetta. Cerco un calesse per andare fuori porta anch'io.
Enrico

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marcelus
lo sentivo che arrivava la sorpresa con questa pasqua
enrico
QUOTE(marcelus @ Apr 9 2007, 07:04 PM) *

lo sentivo che arrivava la sorpresa con questa pasqua


Ciao Marcelus. E' vero, l'avevi detto.
Per il ritratto sono stato per due minuti con il sole in faccia, questa mattina particolarmente intenso (e mi sono pure reso conto che l'esposizione andrebbe aumentata ancora!). Mi sono ricordato di quello che ho letto sui libri di Storia della Fotografia che accennavano a questo "supplizio" cui alcuni fotografi ponevano rimedio facendo arrivare sul soggetto luce filtrata di colore blu. Il blu è un colore cui le pellicole erano molto sensibili (essendo praticamente cieche al verde ed al rosso) per cui l'esposizione non veniva alterata, ma il soggetto riceveva una luce meno intensa per gli occhi. Quello che è interessante è che il "filtro" erano delle vaschette di vetro ripiene di una soluzione di solfato di rame, la stessa sostanza che ancora oggi si usa come anticrittogamico in agricoltura, specie per le viti biggrin.gif
Un saluto
ENrico
enrico
Cari amici,
la strada è in salita e a successi si affiancano insuccessi.
Questa mattina ho provato a sensibilizzare i 2 vetri che avevo rivestito con la gelatina iodurata. Immersi nel bagno di nitrato d'argento, ne ho seguito la reazione perché lo ioduro si forma come precipitato bianco, lattiginoso, processo visibile in maniera chiarissima attraverso questo supporto trasparente. Purtroppo per entrambi i vetri la precipitazione è stata fortemente irregolare. Ad occhio nudo, avevo già notato una deposizione non regolare dello strato di gelatina, che forse ne è la causa.
Allora ho sensibilizzato a pennello il solito cartoncino per acquerelli.
Fiducioso, mi sono recato in campagna presso Massa d'Albe a fotografare il Velino con degli alberi in primo piano (la mia prima uscita fotografica smile.gif ). Ho esposto per due minuti e mezzo. Sviluppato il cartoncino, il risultato è insoddisfacente. Si notano nitidamente alcuni rami, ma il resto è nebuloso. mad.gif
Il problema allora è nella stesa che pure ho curato come al solito.
Poiché avevo sensibilizzato un secondo cartoncino, ho provato con un secondo autoritratto in pieno sole: tempo di posa 2 minuti.
Sottoposto all'acido gallico, non è comparso nulla.
Si tratta della soluzione che ho usato questi due giorni e che ho riutilizzato previa filtratura. Ho avuto anche l'accortezza di aggiungere 1 ml di acido gallico fresco.
I cartoncini sono quelli preparati da qualche giorno. Sul trattato di Le Gray c'è scritto che si conservano a lungo.
Dov'è allora il problema? hmmm.gif
Sembra facile. Seguo tutte le indicazioni alla lettera, tutto dovrebbe andar bene... e invece.
Ripeterò le prove agendo in maniera diversa e variando un parametro alla volta. Ma quanto tempo ci vuole e quanta pazienza. I successi mi spingono a continuare, ma gli insuccessi mi deprimono. Comunque non mi arrendo, non vi preoccupate.
Una volta raggiunto il traguardo, sarà bello esporre a "colpo sicuro" e pensare non soltanto ad ottenere una immagine chiara, ma anche alla composizione ed all'estetica della stessa.
Ma credo che questo sia stato proprio il cammino della Fotografia. Ci si è interessati al linguaggio, all'estetica, una volta risolti tutti i numerosi problemi tecnici.
Un'altra cosa che ho avuto modo di notare è la differenza nella cromia delle carte trattate con cloruro, rispetto di quelle allo ioduro: le prime hanno delle tinte stupende ed intense, di un bruno caldo, mentre le seconde sono slavate e tendenti al giallo. Il cloruro è stato soppiantato dallo ioduro perché quest'ultimo è più sensibile. In seguito si è utilizzato, per la sensibilità ancora maggiore, il bromuro.
Credo che proverò, per il gusto di farlo e per vedere che succede, a sviluppare in acido gallico una carta al cloruro.
Un saluto
Enrico

Inserisco anche il positivo:
perrins
QUOTE(perrins87 @ Apr 5 2007, 03:44 PM) *

Sono sicuro che otterrai presto delle piacevoli sorprese.


QUOTE(enrico @ Apr 5 2007, 06:04 PM) *

EUREKA!
Cari amici, ci sono finalmente riuscito


Presto... e presto fu: due ore e venti minuti! smile.gif
Enrico, ora voglio la palla di cristallo laugh.gif

Ecco cosa succede ad andare fuori città per qualche giorno: ci si perde i grandi balzi del Nostro (non ti offenderai se parlo di te come si usava parlare dei grandi condottieri ottoecenteschi nei libri del primo novecento cool.gif ). Che bello il ritratto, è davvero una data storica.

Il nuovo obiettivo invece rende proprio bene, ora tocca all'abilità di chimico del Nostro arrivare sempre più avanti.

grazie.gif
Grazie Enrico per tutto quello che condividi con noi

PS: il mio spazio web è sempre aperto
marcelus
QUOTE(enrico @ Apr 10 2007, 12:43 PM) *

...............
a fotografare il Velino
..............



è sicuramente questo il otivo dell'insuccesso giornaliero.
ma dico io, con tutte le inchieste in corso, con vallettopoli, con fotopoli, tu mi vai a fotografare il "velino" laugh.gif

grande enrico...continua Pollice.gif
enrico
Ciao Pietro,
e sì, anche tu hai poteri divinatori!
Marcelus, hai ragione, fotografare il Velino in una situazione intricata (di rami) laugh.gif è stato un po' imprudente.
Ieri sera ho asportato lo strato di gelatina dai vetri ed ho fatto a modo mio (in precedenza avevo seguito la procedura di Le Gray dell'immersione della lastra nella gelatina, estrazione e sgocciolamento): ho fatto invece come si faceva per la preparazione delle lastre al collodio, ho versato un po' di gelatina fusa sulla lastra ben orizzontale con un contagocce, spargendola per bene. E' stata tutta la notte ad asciugare. Oggi mi sono alzato alle 5 per accompagnare mio figlio all'auto (ha l'esame di patologia generale) e sono andato a sbirciare: una stesa perfetta, sul vetro c'è uno strato perfettamente uniforme, leggermente opaco. Solo su di un terzo, verso l'angolo, c'è trasparenza, ma presumo che sia gelatina che deve ancora asciugarsi. Ieri ho notato che la soluzione di gelatina era molto fluida. Ho seguito alla lettera le proporzioni, ma credo mi convenga raddoppiare la quantità di "colla di pesce" per renderla più densa. Poichè un po' di gelatina, mentre eseguivo la preparazione, è scivolata fuori del vetro, penso in futuro di circondare la lastra con del nastro adesivo che faccia da barriera.
Staremo a vedere gli sviluppi.
Cari amici, alla soddisfazione dei risultati (quando sono positivi), si aggiunge, e non è poco, la soddisfazione che provo nel constatare il vostro entusiasmo che non è da meno del mio. Grazie!
Enrico
enrico
Mentre scrivo, la camera oscura è in esposizione per un eliotipo. Domani si torna al lavoro ed allora approfitto dell'ultimo giorno di vacanza.
Come scrivevo diversi post addietro, non potendo reperire il bitume di Giudea e l'olio di lavanda per ripetere gli esperimenti di Niepce (padre di quella che è considerata la prima fotografia della storia), ho scelto una strada parallela, ovvero il bicromato di potassio che, unito ad un colloide, fa sì che si polimerizzi, divenendo insolubile, se esposto alla luce. L'identico comportamento del bitume bianco di Giudea. Ho sciolto ieri sera un grammo di bicromato in un millilitro di acqua distillata. Dopo aver mescolato il tutto, ho unito una eguale quantità di gomma arabica ed un terzo di tubetto di tempera bianca. La stesa su cartoncino nero, apprettato in precedenza con amido, ha causato la deformazione dello stesso con irregolare distribuzione della soluzione sensibile. Ho preso allora una lasta di vetro e vi ho effettuato la stesa che è venuta liscia ed uniforme. L'ho lasciata asciugare e questa mattina l'ho inserita nella camera oscura. Ho tolto il tappo copriobiettivo alle 9 e 32. Farò durare l'esposizione 8 ore, così come fece Niepce e poi vi farò sapere.
Purtropp però il cielo si va coprendo. Speriamo che ci sia luce intensa per un tempo sufficiente.
Un saluto
Enrico
enrico
Cari amici,
sono passate le otto ore di esposizione e sono andato a riprendere la camera oscura. La debole nuvolosità del primo pomeriggio è svanita ed ha fatto posto ad un sole pieno.
Ho estratto la lastra alla luce di sicurezza e, perbacco, si notava nitidamente il profilo del muretto ed i rami dell'albero, anche se in tono debolmente diverso dal bianco delle zone non esposte. L'immagine c'era tutta e su tutta la lastra!
L'ho posta a faccia in giù in una larga bacinella, con degli spessori alle estremità in maniera che l'emulsione non ne toccasse il fondo e già pregustavo la gioia di mostrarvi il primo eliotipo, invece...
Nella bacinella sono comparsi subito dei fiocchi di materiale biancastro. La cosa non mi ha preoccupato perché ho pensato trattarsi delle parti in ombra rimaste solubili che si staccavano. Ho versato via lentamente l'acqua, ricambiandola subito dopo; ma lentamente l'emulsione è venuta via tutta e con essa l'immagine. Credo che la colpa sia del vetro che non ha costituito un buon aggancio per l'emulsione: liscio e assolutamente non assorbente. Peccato.
Dovrò (non vi prometto quando) riprovare di nuovo con il cartoncino, ma devo trovare il modo di mantenerlo perfettamente piano.
Comunque è una sconfitta parziale: l'immagine c'era ed era perfetta!
D'altra parte nemmen Niepce c'è riuscito al primo colpo smile.gif
Un saluto
Enrico
marcelus
QUOTE(enrico @ Apr 11 2007, 06:11 PM) *

............Dovrò (non vi prometto quando) riprovare di nuovo con il cartoncino, ma devo trovare il modo di mantenerlo perfettamente piano.
...................



incollarci dietro qualcosa di rigido?

magari la lastra di vetro o un telaietto di plastica ricavato da un coperchio di qualche vassoio
enrico
Potrebbe essere un'idea. In ogni caso, nel 1983 ho prodotto delle stampe alla gomma bicromatata senza problemi su carta da disegno. Che stia invecchiando? biggrin.gif
perrins
QUOTE(enrico @ Apr 11 2007, 06:11 PM) *

L'immagine c'era tutta e su tutta la lastra!


smile.gif


QUOTE(enrico @ Apr 11 2007, 06:11 PM) *

ma lentamente l'emulsione è venuta via tutta e con essa l'immagine


blink.gif

Peccato, ma se l'immagine c'era allora siamo vicini! A presto
"Ti supportiamo" messicano.gif
enrico
Il problema degli ultimi calotipi è nella gelatina. Anche asciutta è troppo morbida ed il passarvi sopra col pennello la "sconquassa". Asciugarla col phon la fonde. Sto provando ad indurire quella stesa ieri sera su due lastre di vetro, immergendola in una soluzione di formalina. Staremo a vedere. Se funziona, ci dovrebbe essere un notevole salto di qualità. La stesa della gelatina sul vetro col nuovo sistema è risultata perfettamente uniforme ed omogenea.
Un saluto
ENrico
enrico
Questa mattina sarei dovuto andare all'Aquila a Scienze Motorie a tenere una lezione, ma i ragazzi non c'erano (hanno prolungato le vacanze) e son rimasto ad Avezzano.
Ho utilizzato la mattinata per un nuovo calotipo: un secondo ritratto.
Niente gelatina, semplice carta per acquerelli passata con una soluzione di solo ioduro di potassio e poi nitrato d'argento, sviluppata in acido gallico 1+4 con poche gocce di acido acetico e nitrato d'argento.
Mi sono seduto con l'orologio in mano e sono rimasto in posa per tre minuti. Troppi! Nella bacinella l'immagine è comparsa subito e, mentre la sciacquavo precipitosamente sotto il rubinetto e la passavo quindi al fissaggio, ha continuato ad annerirsi.
Perbacco, ho problemi di sovraesposizione e debbo accorciare la posa! Non mi sembra vero smile.gif
Ecco il risultato:

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IPB Immagine

Un saluto a lorsignori (dicevano così nell'ottocento?)
Enrico

Quella sullo sfondo è una siepe d'edera. Si notano benissimo le tipiche foglie.
enrico
Inserisco il positivo che sembra essere scomparso:


ci riprovo

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perrins
Spettacolare! smile.gif

La sovraesposizione, poi, credo sia davvero il massimo desiderabile!
Credo che questo autoritratto sia proprio una grande soddisfazione

PS: continua a scrivere così dettagliatamente di tutti i tuoi sviluppi, chissà... potresti davvero ottenere qualcosa di importante!
enrico
QUOTE(perrins87 @ Apr 12 2007, 08:08 PM) *


PS: continua a scrivere così dettagliatamente di tutti i tuoi sviluppi,


lo ritengo un mio dovere nei confronti di chi ha la bontà di seguirmi.
Ciao
ENrico
davidebaroni
QUOTE
lo ritengo un mio dovere nei confronti di chi ha la bontà di seguirmi.

La bontà di seguirti??? blink.gif

Stai scherzando...

Non ho mai letto niente di così interessante ed appassionante. smile.gif
Questo è l'unico thread, o meglio l'unica pagina Internet, che sono sicuro di aprire tutti i giorni.

Un colossale grazie.gif per averci coinvolti in questa avventura. smile.gif

Davide
enrico
Ciao Davide!
Allora: la formalina ha indurito come si deve la gelatina sul vetro. Il problema è che ora non è più in grado di assorbire le soluzioni. Sembra avvenga la stessa cosa che avveniva con il collodio hmmm.gif
Evidentemente la colpa è mia che mi sto spingendo troppo avanti nel tempo. Debbo passare prima per l'albumina, poi sarà il caso che mi dedichi anche alla gelatina. biggrin.gif
Appena tornato da scuola, ho esposto il 30° calotipo, sperimentando anche un nuovo cartoncino, piuttosto rigido e liscio da un lato, rigato dall'altro. L'intenzione era quella di ottenete una migliore definizione rispetto alla carta per acquerelli rugosa e porosa. Appena ho iniziato a passare il pennello con il nitrato d'argento, mi sono accorto che la soluzione era praticamente finita. Mi sono quindi precipitato a prenderne di fresca ed ho ripreso le passate col pennello. Solo che questa interruzione e ripresa compare sull'immagine. Il cielo era intensamente velato, quindi ho esposto per due minuti. Decisamente troppi anche questa volta. Immersa in acido gallico, l'immagine è comparsa immediatamente e, benché mi precipitassi a sciacquarla e fissarla, si è scurita troppo. Sovraesposizione e sottosviluppo: mancano i neri pieni, ma tutta l'immagine ha una tinta marrone.
Prese le figlie dalla scuola, in attesa che mia moglie ci chiamasse per il pranzo, ho sensibilizzato un altro foglio (la solita carta per acquerelli) ed ho esposto per 40 secondi. A giudicare dal tempo di comparsa dell'immagine, potrei diminuire ancora l'esposizione (o aumentare l'acido acetico nel bagno rivelatore). Mi sto avvicinando all'istantanea? laugh.gif
Questo 31° calotipo questa volta è decisamente buono. Si nota la struttura della carta, ma questa è proprio una caratteristica del calotipo. E' per questo motivo che si è passati poi al vetro. Comunque l'immagine è nitida e si vedono perfino i raggi delle ruote. Anche i due alberelli di alloro sono ben delineati.
A presto
Enrico

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maxiclimb
Caspita Enrico, quest'ultima è spettacolare, nitidissima! smile.gif
La cosa si fa sempre più appassionante e coinvolgente, grazie per farci condividere la tua avventura. grazie.gif
enrico
QUOTE(maxiclimb @ Apr 15 2007, 09:15 PM) *

Caspita Enrico, quest'ultima è spettacolare, nitidissima! smile.gif
La cosa si fa sempre più appassionante e coinvolgente, grazie per farci condividere la tua avventura. grazie.gif


Ciao Maxiclimb,
grazie a te ed a tutti coloro che mi fanno compagnia in questa avventura!
Ieri il cielo era nuvoloso, ma ho voluto provare ugualmente a realizzare un calotipo. Ho messo in posa i miei tre figli che hanno pazientato immobili per un minuto e 50 secondi, ma la prova è risultata notevolmente sottoesposta. Ci riproverò.
Intanto vi metto a disposizione la traduzione di un brano di Gustave Le Gray, gentilmente fornitomi da Nico, che riguarda la preparazione del vetro e della carta all'albumina. Infatti è su questa strada che intendo portare ora la sperimentazione.
Il problema è trovare il giusto tempo di posa per ogni occasione e per far questo è necessario che standardizzi ogni procedimento, dalla concentrazione delle soluzioni sensibilizzanti alla concentrazione e composizione del rivelatore all'acido gallico. Altrimenti, se ho troppe variabili che variano biggrin.gif , non potrò imparare molto da ogni prova.
Un obiettivo importante è quindi quello della "ripetibilità".
Ma nonostante la complessità delle procedure ed i frequenti insuccessi, per fortuna inframmezzati da successi che mi ripagano dei primi, l'emozione è ogni volta grande perchè mi sembra quasi di star reinventando la Fotografia (non vorrei essere frainteso: lo dico con la più grande umiltà nel senso di riviverne anche emotivamente le tappe).
Ma ecco il brano, dal quale si vede che le preparazioni sono piuttosto laboriose (e si apprezza la semplicità operativa cui è giunta oggi la fotografia).

Preparazioni all’albumina, prove negative su vetro.

Questi preparati si basano sulla proprietà che ha l’albumina di diventare completamente insolubile con il calore. È a M. Niepce De Saint Victor nipote che si deve la scoperta dell’applicazione di questo corpo alla fotografia su vetro. È lui che per primo, proseguendo per un’altra strada gli studi su vetro fatti da suo zio, è arrivato a dei risultati soddisfacenti; è ai suoi incessanti sforzi e alla franchezza con la quale ha pubblicato le sue scoperte che noi dobbiamo le belle prove ottenute oggi. La prova negativa su vetro dà una finezza che si avvicina a quella ottenuta sulle placche metalliche. Per la riproduzioni di stampe, di quadri, di sculture e paesaggi, il risultato è completo. Lascia a desiderare un po’ il ritratto, non essendo la rapidità abbastanza grande. Si spera al tempo stesso che con la collaborazione degli studiosi e degli amatori che attualmente se ne occupano, si arriverà a diminuire di molto il tempo dell’esposizione alla luce. Sarebbe auspicabile che ciascuno pubblicasse con onestà il frutto delle proprie scoperte; da ciò ne risulterebbero ovviamente un progresso e un immenso impulso.

Preparazione del vetro all’albumina.

Prendete dei bianchi d’uova molto fresche e pesatene 183 g. Vi farete poi disciogliere: ioduro di potassio 7 g, bromuro di potassio 2 g, cloruro di sodio 1 g. Sbattete questo miscuglio in un grande piatto, con una forchetta di legno fino ad ottenere una schiuma bianca molto solida. Lasciatela riposare per una notte; l’indomani travasate il liquido viscoso che si è depositato e servitevene per preparare i vetri. A questo punto, prendete del vetro sottile o meglio ancora smerigliato, sul quale l’aderenza sia più completa. Tagliatelo secondo la grandezza dei vostri châssis e molatene i bordi. La buona riuscita della prova è dovuta in gran parte all’uniformità dello strato d’albumina.
Per ottenerla, disponete uno dei vostri vetri in senso orizzontale (il lato smerigliato verso l’alto, se voi adottate questo tipo di vetro, preferibile penso io) e versate sopra una quantità di albumina sovrabbondante. Poi con una riga di cristallo molto dritta, che avvolgerete da un estremo all’altro con due striscioline di carta passate alla cera vergine e che terrete con le dita in modo tale che arrivino ad appoggiarsi su una larghezza di mezzo centimetro ai bordi del vetro, raschiate questo strato con un solo colpo in modo da togliere l’eccesso di albumina. Disponendo le striscioline più o meno spesse, variate in questo modo lo spessore dello strato sensibile. Si può arrivare allo stesso risultato incollando due strisce di carta molte strette dai due lati del vetro da preparare e passare semplicemente la riga di cristallo appoggiandola al di sopra. Preferisco il primo metodo perché con il secondo si sporca quasi tutto il vetro quando si vanno ad incollare le strisce.
Non bisogna mai ripassare una seconda volta con la riga perché si darebbe così luogo alla formazione di bolle schiumose.
Si lasciano in seguito seccare le lastre di vetro in posizione orizzontale, tenendole a riparo dalla polvere. Quando lo strato si è seccato mettete le lastre di vetro ad una temperatura da 70 a 90 gradi; ciò che fate sia davanti a un fuoco ardente, sia rinchiudendole in una bacinella di cuoio argentata, munita di un coperchio, che mettete al di spora della bacinella d’acqua che bolle da me descritta alla quarta operazione del negativo. L’azione del calore fa screpolare lo strato di albumina che diviene allora perfettamente insolubile e pronta a ricevere l’azione dell’aceto-nitrato d’argento. i vetri così preparati possono conservarsi indefinitamente. Preparo così questo primo strato saturando il miscuglio precedente di acido gallico, il che dà più corpo alla prova e più sensibilità.
Al momento di fare una prova , se si procede per via umida, immergete il vetro così preparato in un bagno di aceto-nitrato d’argento descritto nella seconda operazione del negativo.
Questa operazione è molto delicata perché persino il minimo tempo di arresto provoca delle soluzioni di continuità dello strato sensibile e dei fili che non possono essere più riparati. Per ottenere questa immersione istantanea e regolare, mi servo del seguente piccolo apparecchio: esso è composto da due vetri tra i bordi dei quali sono incollate con la gommalacca due strisce di vetro di due centimetri di larghezza e una tra queste due di un centimetro e mezzo, disposte in modo tale da riservare al centro una scanalatura nella quale vengono infilate facilmente le lastre di vetro.
Questo apparecchio ha senza dubbio la forma di una scatola con una sola scanalatura. Dopo aver lasciato il vetro immerso quattro o cinque minuti, ritiratelo e lavatelo perfettamente con l’acqua distillata. Esponetelo umido nella camera oscura per un tempo che varia dai 2 ai 30 minuti e il doppio di tempo circa se il vetro è secco. Quando si procede a secco, è opportuno che il preparato contenga già l’acido gallico nello ioduro o, ancora meglio, che gli si faccia fare un bagno di acido gallico di un quarto d’ora dopo quello di acido acetico d’argento, poi lo si lavi e lo si faccia seccare. Fate sviluppare l’immagine all’uscita dalla camera oscura, come i negativi su carta, immergendola in un bagno caldo di acido gallico saturato. Quando è ben delineata, fissatela con i procedimenti indicati precedentemente per la carta. Per ottenerne una prova positiva, basta applicare sulla prova un foglio di carta positivo ordinario o meglio ancora un foglio positivo albuminato come indicherò poi. Si introduce il tutto in uno châssis dove sono adagiati i bordi della prova; si mette al di sopra un drappo nero molto sottile che è incollato su uno dei lati di un vetro spesso, poi si chiude il coperchio dello châssis, che esercita una pressione molto leggera, per non rovinare la prova. Si espone in seguito alla luce; per poter seguire la sua azione, abbiate cura di spostare il preparato in uno degli angoli del vetro per poter giudicare i toni che l’immagine assume. Quando pensate che sia buona, toglietela dallo châssis e fissatela come gli altri.

Carte all’albumina. Prova negativa.

Questo preparato di albumina allo stesso dosaggio si applica perfettamente anche su carta ma richiede grandi precauzioni. La prova che questa fornisce è notevole per il vigore dei suoi neri e la trasparenza dei chiari. Quasi tutti i fogli, quando non sono troppo macchiati da punti neri, possono servire per questo metodo e danno risultati superiori.
Ottengo così una finezza di esecuzione che è quasi così impressa come sulla prova su vetro e che è incontestabilmente artistica. Versate la soluzione d’albumina su un piano orizzontale avendo cura che non ci sia schiuma. Prendete la carta scelta e cominciate a bagnarla da un lato solamente, cominciando l’immersione dal bordo del catino che è verso di voi e dal lato più largo del foglio, ponendola ad angolo retto sul liquido e piegandola verso di voi, respingete in avanti in modo tale da esercitare una forte pressione che respinga le bolle d’aria. Avete disposto davanti a voi una luce per seguire attraverso la carta l’andamento delle bolle per respingerle se si arrestano al di sotto. Lasciate che il foglio si imbeva un minuto o poco più senza toccarlo, poi toglietelo con un solo colpo ma dolcemente attraverso un movimento regolare e lasciatelo seccare appeso per un angolo. Preparate così quanti altri fogli desiderate, nello stesso bagno, avendo cura che sia sempre di mezzo centimetro di spessore. Piazzate in seguito tutti i vostri fogli secchi disposti gli uni sugli altri, tra due fogli di carta bianca e passatevi sopra, a più riprese un ferro molto caldo ritirando un foglio alla volta; rendete così l’albumina insolubile.
Il ferro deve essere caldo ma non deve strinare la carta. Mi servo in seguito di questo negativo come di quello indicato prima; bisogna fare solamente attenzione che l’immersione nell’aceto-nitrato d’argento sia istantanea e che le bolle d’aria siano immediatamente respinte, poiché ogni attimo di arresto produce delle macchie come per la prova su vetro. È anche necessario riscaldare moderatamente l’acido gallico.

Carta positiva albuminata.

Uno dei migliori servizi che l’albumina rende alla fotografia è senza dubbio la sua applicazione alla preparazione della carta positiva alla quale dà una vivacità e un vigore che difficilmente si possono ottenere diversamente.
Prendete dei bianchi d’uovo e aggiungetevi un quinto in volume d’acqua salata saturata di cloruro di sodio.
Sbatteteli come in precedenza e travasate il liquido dopo una notte di riposo.
Versate questo liquido in un contenitore e preparate, da un lato solamente, la carta positiva con lo stesso metodo valido per la carta negativa all’albumina. Fatela seccare e passateci il ferro caldo nello stesso modo. Può conservarsi così per un po’ di tempo prima di essere immerso nell’aceto-nitrato d’argento. Dopo immergete il lato albuminato nel nitrato d’argento, una parte di nitrato in peso e quattro parti d’acqua distillata, lasciate che si imbeva per circa 4 o 5 minuti. Fatelo seccare sospendendolo per un angolo e servitevene come nel caso della prima carta positiva precedentemente descritta. Questo foglio dà molta profondità ai neri e un grande risalto ai bianchi. Lasciatelo un po’ nell’aceto-nitrato d’argento, un minuto circa, e servendosi della carta Whatman inglese, si ottengono dei toni rossi sul porpora molto armoniosi.
La carta Canson e in generale tutte quelle che contengono molto amido mettono in risalto i toni neri.


A presto
Enrico








enrico
Cari amici,
anche oggi, tornando da scuola e nell'attesa del pranzo, approfittando di uno splendido sole, ho chiesto alle mie due figlie di posare per un calotipo. Riccardo è a Chieti e questa mattina, studente di medicina, ha iniziato a frequentare l'ospedale smile.gif . Sabato o domenica, tempo permettendo, farò un calotipo anche a lui.
L'esposizione è stata di un minuto e 10 secondi, esposizione stimata "a naso", d'altra parte nell'ottocento non avevano ancora inventato gli esposimetri laugh.gif
Questa volta il risultato è buono. Nell'acido gallico l'immagine è cominciata a rendersi visibile dopo un minuto ed ha continuato ad intensificarsi molto lentamente. Il negativo ha quindi raggiunto un buon grado di contrasto.
Patrizia (in primo piano) e Simona sono sedute sulle scale che danno sul giardino. Si nota anche l'ombra del braccio di Patrizia sul pantalone bianco. Come è naturale, si nota la granulosità della carta per acquerello. Per migliorare la letura dei dettagli, dovrei provare con un cartoncino più liscio.
A presto
Enrico

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

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p.s.
La piccola tacca triangolare che si vede sul cartoncino con l'immagine negativa, la pratico per riconoscere il lato della carta che ha subito il processo di sensibilizzazione.
marcelus
e bravo enrico!
ormai sei talmente padrone della tecnica che puoi permetterti anche delle sessioni con le modelle :-)
enrico
QUOTE(marcelus @ Apr 16 2007, 03:37 PM) *

ormai sei talmente padrone della tecnica


Non ancora Marcelus,
ieri ed oggi ho provato a fare altri due calotipi. Quello di ieri (una natura morta) ha tardato molto a comparire, risultando comunque talmente piatto da essere inutilizzabile. Oggi c'è un sole intenso ed ho puntato la camera oscura sul muretto con albero che è stato il mio primo soggetto ma, nonostante avessi esposto per due minuti, l'immagine ha impiegato molto a comparire, pur essendosi scurita tutta la carta. Inoltre si presenta irregolare. Può darsi che la soluzione di acido gallico si sia fatta vecchia, anche se ieri l'ho "rigenerata" con una piccola aggiunta di acido gallico fresco ed aceto-nitrato d'argento. Vuol dire che getto tutta la soluzione e ne preparo una fresca. Staremo a vedere.
Ciao
Enrico


Allego le immagini:
enrico
Era proprio come pensavo: sviluppo invecchiato. Ho gettato tutto e ne ho preparato di fresco. Ho poi ripetuto l'esposizione per lo stesso soggetto (un minuto e mezzo), utilizzando un cartoncino da disegno liscio. Mi ricordavo infatti di una delle prime immagini ad annerimento diretto venute molto nitide, anche se disuniformi, grazie alla superficie liscia.
Ho baganto per bene il cartoncino e, quando si è asciutto, ho passato a pennello le due solite soluzioni.
Nello sviluppo (limpidissimo) l'immagine si è formata gradualmente prendendo forza. I neri sono neri e non tendenti al marroncino e c'è un buon contrasto. La distribuzione del sale sensibile non è risultata molto uniforme e fin'ora, per quanto riguarda l'uniformità dell'assorbimento delle soluzioni, niente è riuscito a superare il cartoncino per acquerelli.
Si distingue bene l'albero, i cui rami non sono molto nitidi a causa di una leggera brezza che li ha agitati tutto il tempo. Si nota anche l'edera sul muro ed in basso la trama delle betonelle.
Dopo lo sviluppo, la soluzione di acido gallico è risultata torbida a causa del fine deposito di argento metallico. Credo però che lo posso usare per qualche altro calotipo.
Un saluto
Enrico
enrico
Cari amici, eccovi altri due calotipi fatti questa mattina.
Mostro il 39° in positivo ed allego il negativo dello stesso ed il positivo e negativo del 38°.
Un saluto
Enrico

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.



Si tratta di un autoritratto, tempo di posa 2 minuti.

La limitata nitidezza è dovuta alla trama della carta. Possibili soluzioni:

1 - formato pià grande. Questo comporterà questa estate la costruzione di una seconda macchina, più grande, con la quale utilizzerò un vecchio obiettivo in ottone di più lunga focale e maggior cerchio di copertura. Talbot, per il suo "Pencil of nature" utilizzava negativi grandi. Non sono riuscito a trovarne le dimensioni precise (se qualcuno riesce a fare questa ricerca con più fortuna di me, gliene sarò grato).

2 - Utilizzo di un supporto diverso dalla carta. Userò il vetro con l'albumina. Per seguire il corso della storia, passerò molto più in là alla pellicola, utilizzando i trasparenti che si usano per la stampa ink-jet e che hanno una faccia finemente zigrinata, cosa che assicurerà un migliore aggancio alla gelatina. A proposito di gelatina, ho fatto delle prove con la gelatina alimentare che è risultata troppo morbida. Ricordo di aver acquistato da ragazzo della "colla da falegname" detta anche "colla di pesce". Ricordo che era venduta in scaglie di colore scuro, simili a vetro. Vedo se è ancora in vendita.
Enrico
enrico
Star fermi, immobili per due minuti, non è cosa facile. L'ho provato di persona. La mancanza di nitidezza è molto probabilmente dovuta anche alla impossibilità di fermare piccoli movimenti durante un tempo di posa così lungo, anche se ce l'ho messa tutta smile.gif .
Ho trovato una immagine di una posa prolungata, durante la quale il soggetto veniva tenuto immobile da un "poggiatesta".
Inserisco anche una immagine dello stabilimento di Talbot dove venivano prodotti in serie i calotipi per il "The pencil of nature". Le dimensioni sono maggiori dei miei cartoncini 12,5 cm x 13,9 cm.
Enrico
perrins
Caro Enrico,
purtroppo in questi ultimi giorni sono molto impegnato e non ho trovato il tempo di passare qui sul forum.
Torno così dopo pochi giorni e... quali sorprese!
E' veramente un piacere per gli occhi e soprattutto per l'animo vedere che passi da gigante fai!
Che bella la "foto" (foto?) delle tue figlie, tu invece sei proprio regale! smile.gif

Leggo sempre con passione tutti i tuoi post, ma purtroppo le mie conoscenze tecniche sono davvero ridotte per poterti fornire qualche prezioso suggerimento.
Intanto permettimi di suggerirti un piccolo confronto, che stasera mi ha affascinato: l'inizio

Per quanto riguarda la colla di pesce essa è ancora in vendita e indovina per cosa viene usata... per le acconciature! Proprio così! I crestoni punk sono tipicamente realizzati con la colla di pesce! messicano.gif

A presto, ti seguo sempre con amicizia!
grazie.gif
danighost
Scopro ora questo 3D e l ho letto tutto in 2 ore e mezza.
Non posso far altro che i complimenti, c'è posto per me sulla carrozza?

Grazie a te ho rivissuto i miei esperimenti anche se si tratta di un'altra cosa.
enrico
QUOTE(exdanighost @ Apr 23 2007, 02:10 PM) *

c'è posto per me sulla carrozza?


Come no! Sali a bordo. Mangeremo un po' di polvere (le vie non sono asfaltate) ma il viaggio è piacevole.

Ciao Pietro. Ma quella per le acconciature è pura o ci sono altre sostanze dentro? Dove si trova?
Enrico
perrins
Enrico... qui mi coglio in castagna! smile.gif
So che qualcuno la usa per quello scopo, ma non ho nessuna idea di dove possa essere procurata. Ho però ora letto rapidamente che è la stessa usata in cucina, quindi forse non è propriamente quella che cerchi.
Sto pensando a chi potresti chiedere... forse a un ferramenta (oppure a un parrucchiere!)
davidebaroni
La colla di pesce, al di fuori della cucina (dove peraltro non è più prodotta col pesce ma con la cotenna di maiale e le ossa bovine... wink.gif ), si usa nel restauro e nella doratura. La trovi, per esempio, al link che ti segnalo in privato (non si sa mai, il regolamento dice che non si possono linkare siti commerciali...) oppure (immagino) nei negozietti d'arte e colori. Oppure da un restauratore, specialmente di cornici antiche. smile.gif
Davide
enrico
Grazie per le informazioni sulla colla di pesce.
Nell'attesa intanto di produrre altri calotipi, ho stampato delle etichette da mettere sulle bottiglie dei prodotti chimici ed ho costruito un piccolo sostegno per appendere i pennelli in verticale (in questa posizione si conservano meglio e durano di più, oltre ad occupare meno spazio sul bancone che comincia a diventare angusto). Ve ne mostro una immagine, nella quale ho voluto sperimentare il nuovo SB600 appena acquistato per affiancarlo all'SB800. Lo so, è un anacronismo parlare di queste cose, visto che non sono ancora arrivato al magnesio biggrin.gif (ma ci arriverò, non temete!). Intanto, per il nuovo acquisto, offro un bicchiere di rosolio a tutti.
Ho anche sistemato in un libretto le varie formulazioni trovate qua e là. Provo ad accludere anche questo per chi ne fosse interessato.
Un saluto
ENrico
marcelus
insisto xchè questa discussione diventi una "NIKON EXPERIENCE".

sapere da dove si è partiti ... aiuta
danighost
QUOTE(enrico @ Apr 25 2007, 12:41 PM) *

Intanto, per il nuovo acquisto, offro un bicchiere di rosolio a tutti.


Mi accontento di un bicchiere di limoncino. laugh.gif
Belle le etichette, soprattutto il carattere.
Non male il portapennelli, che dire Enrico ne hai di fantasia e di creatività.
Complimenti ancora noi siamo qua a supportarti.
perrins
Grazie per il rosolio, lo prendo volentieri! smile.gif

Complimenti per il formulario, denota una passione non comune!

Io invece insisto perchè NULLA di questo lavoro vada perso, la mia sfera dice che qualcosa di veramente grande potrebbe nascere
enrico
Ciao Marcelus, Exdanighost, Pietro.
Ieri mia moglie ha preparato un dolce e le ho fatto mettere da parte due chiare d'uova, per cimentarmi con l'albumina.
Come sapete e come ho ed avete potuto constatare attraverso le prove che sto facendo, un difetto del negativo su carta è nella trama della stessa che compare nell'immagine. La carta per acquerello poi l'ha molto evidente. La uso perché è quella che si è dimostrata la migliore per quanto riguarda l'assorbimento delle sostanze chimiche. Il dettaglio ne viene ridotto, anche se questo potrebbe avere un fascino tutto suo, facendo assomigliare la foto ad un disegno.
Ma Daguerre produceva delle immagini di una nitidezza estrema ed era in fondo proprio quella incisività nei dettagli la vera forza della nascente fotografia che le dava un vantaggio sulla pittura. Così i pionieri iniziarono a pensare ad un supporto diverso.
Una sensazione curiosa che provo con i miei autoritratti (3 fin'ora), prima molto vaghi e nebbiosi, l'ultimo più netto, è nella tensione di riuscire a venir fuori da una immaginaria barriera, un ostacolo che si sovrappone fra me soggetto e me immagine. E' una specie di sfida. E' come se stessi cercando di penetrare lo spessore del tempo. In questo ho presente tutti voi che mi seguite ed è come se stessi facendo uno sforzo per rendermi visibile. Non è solo un fatto tecnico, è qualcosa di più, non so se riesco a farmi comprendere.
Anche Talbot fece delle prove sul vetro. Ma quelle coronate da un certo successo furono quelle di Niepce nipote e di Gustave Le Gray. Il problema era quello di trovare un supporto che aderisse sufficientemente al vetro, che fosse trasparente ed in grado di assorbire i prodotti chimici. L'albume delle uova fu la prima risposta, quella definitiva la gelatina.
Anche se per i negativi l'albumina ebbe poca storia, perchè venne presto sostituita dal collodio, le carte albuminate per stampe positive ebbero invece un enorme successo per l'elevata qualità dei risultati. Sorsero delle fabbriche che consumavano centinaia di uova al giorno ed aumentò in maniera esponenziale il numero di allevatori di polli. Ho letto che la migliore albumina era quella di uova di galline vecchie (dovremmo allora aggiornare il famoso detto con "Gallina vecchia fa buon brodo e ... buone foto smile.gif )
Risperimenterò l'albumina sia col vetro che con la carta. Le uova però le ho prese al supermercato e sulla confezione non ho trovato scritta l'età della gallina laugh.gif
Ho scritto una mail al mio amico farmacista per vedere se ha del bromuro di potassio. Il bromuro di potassio, oltre a produrre con il nitrato d'argento bromuro d'argento, l'alogenuro più sensibile alla luce, se in eccesso, esercita una azione "frenante" sulle soluzioni di sviluppo, abbassando il velo (molto elevato nelle mie prove, come avrete avuto modo di osservare) e permettendo di ottenere delle immagini con bianchi puliti.
Da ieri ho momentaneamente interrotto le prove perchè sto costruendo uno stativo in legno per pannelli riflettenti, ma sono cose del 2007, il futuro smile.gif
maxiclimb
La nostra carrozza del tempo si va sempre più affollata.
Eppure si sta comodi e ci si diverte.
Sarà grazie alla bravura del cocchiere? wink.gif

Sono curioso di vedere le prove con l'albumina.
Se andassero male, puoi sempre consolarti con il dolce di tua moglie! smile.gif

enrico
Ciao Maxiclimb,
ho appena finito di costruire il sostegno per pannello riflettente (postato in accessori e dispositivi) e sono pronto a sperimentare l'albumina. Il dolce di mia moglie è nel frigo, per ogni evenienza biggrin.gif
Enrico
danighost
Bè puoi sempre offrire la torta postando una foto biggrin.gif .
Poi se è buona è un, motivo in più per incontrarsi laugh.gif .

Attendiamo i tuoi risultati della pasta all'uovo blink.gif
ooops parlando di pappa, intendevo dire i risultati con l'albumina.
enrico
Cari amici,
sto seguendo le previsioni del tempo...
Fino ad ora, per ottenere buoni calotipi, ho bisogno del sole pieno. Qui in Abruzzo il cielo è coperto e lo sarà ancora per qualche giorno. Per preparare l'albumina mi occorrono un paio di giorni:
a - primo giorno (in serata), aggiunta a due chiare d'uovo dello ioduro di potassio e frullare a neve il tutto. Lasciare quindi riposare per una notte.
b - al mattino, utilizzare il liquido viscoso che si raccoglie in basso per preparare la carta e le lastre e lasciarle asciugare. Quindi far coagulare l'albumina con una passata di ferro caldo.
E' un po' laborioso. Delicata è soprattutto la sensibilizzazione con il nitrato d'argento, a leggere Gustave Le Gray. Per le lastre di vetro lo strato d'albumina deve essere di spessore uniforme. Dovrò acquisire un po' di manualità nelle operazioni, per tentativi ed errori.
Intanto ho costruito una "forchetta" di legno da applicare al mio avvitatore per sbattere l'albume. Penso che ci rimetterò mano per approfondire gli incavi.
Un saluto
Enrico
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