Carissimi amici,
Eureka! L'eliografia è riuscita. Ho ritirato la macchina esattamente dopo otto ore di esposizione, lo stesso tempo della famosa eliografia di Niepce.
Ma andiamo con ordine. Mi scusino coloro che conoscono queste cose, ma le espongo per amore di completezza e per coloro che le avessero dimenticate.
Quella che è considerata la prima fotografia della storia, intesa come immagine prodotta in maniera automatica in una camera oscura e permanente, fu realizzata da Niepce nel 1827 dalla finestra del suo studio a Le Gras. Niepce, dopo gli insuccessi con gli esperimenti ai sali d'argento, sia perchè non riuscì a fissare l'immagine, sia perchè voleva ottenere risultati direttamente positivi, utilizzò il bitume di Giudea, di colore bianco, che ha la caratteristica di divenire insolubile nelle parti esposte alla luce. Spalmò di bitume una lastra di peltro e la mise nella sua camera oscura. Dopo otto ore, la estrasse e la trattò con olio di lavanda. Questo solvente asportò le parti solubili (corrispondenti alle ombre della scena reale), scoprendo così il peltro scuro, mentre lasciò al loro posto le parti rese insolubili dalla luce (il bianco del bitume di Giudea), ottenendo una immagine direttamente positiva. Ecco la famosa immagine di Niepce:

Non essendo riuscito a procurarmi il bitume di Giudea, ho seguito una via analoga a quella di Niepce. Ho realizzato una emulsione mescolando della gomma arabica con della tempera bianca ed un pizzico di bicromato di potassio. Il bicromato di potassio, analogamente al bitume di Giudea, ha la capacità di rendere insolubile la gomma arabica, quando colpito dalla luce. Ho steso questa emulsione sulla parte ruvida di una pellicola trasparente di quelle che si usano per produrre lucidi per lavagna luminosa mediante stampanti ink jet. Ho inserito poi questa pellicola nella mia camera oscura, con il lato emulsione dalla parte opposta all'obiettivo. Questo perchè, memore dell'insuccesso di qualche mese fa quando tutta l'emulsione venne via durante lo sviluppo, volevo che la parte che si induriva per prima fosse quella a contatto col supporto.
A causa della presenza del bicromato, la mia emulsione aveva una colorazione aranciata, colorazione che è venuta via quando l'ho sviluppata in acqua calda. Dopo diversi risciacqui, ho posto la pellicola ad asciugare e l'ho sistemata a contatto con un foglio di cartoncino nero, che ha fatto le veci del peltro di Niepce. Attraverso l'emulsione asportata in corrispondenza delle ombre, si vede il nero del cartoncino mentre, in corrispondenza delle parti in luce, è rimasta la gomma arabica bianca per la presenza del colore a tempera.
Ma eccovi il risultato:

Ora che ho trovato la strada, la ripeterò curando meglio i vari passaggi ed utilizzando una lastra di vetro satinata invece della pellicola (ho acquistato oggi da un vetraio 10 lastre di vetro normale e 5 satinate per i prossimi esperimenti).
Il risultato è entusiasmante (considerando le limitate potenzialità del metodo che fu poi abbandonato anche da Niepce). Se guardate con attenzione, oltre ai rami dell'albero, si nota bene il muretto con la siepe che vi deborda leggermente sul lato sinistro, e soprattutto la copertura ondulata del tetto in secondo piano sulla destra.
Per un raffronto più preciso, vi mostro la stessa scena realizzata con la D200:

Il bicromato di potassio è stato utilizzato in seguito nella storia della fotografia e fa parte di quei metodi non argentici di ripresa di una immagine "meccanica".
Ando Gilardi, che sto leggendo attulamente nella sua "Storia sociale della fotografia", parla dei tre sali fotografici:
nitrato d'argento
alogenuri d'argento
bicromato di potassio
I metodi non argentici sono assai interessanti e spesso consentono di ottenere delle stampe "artistiche" eccellenti. Noto è quello al carbone che mi riprometto di sperimentare.
Sempre il Gilardi parla delle tre "pappe" fotografiche:
l'albumina
il collodio
la gelatina
Vi lascio e vado a preparare una di queste tre pappe per il prossimo esperimento.
La carrozza ha ricominciato il cammino ed i cavalli, riposati a dovere, hanno ripreso a galoppare di gran lena...
Un saluto
Enrico