QUOTE(Tramonto @ Sep 14 2008, 04:58 PM)

Io, invece, sì. Quello è l'angolo di campo cui mi riferivo, mi riferisco e mi riferirò. E non sono il solo.
Non puoi andare in giro a dire al prossimo che dice "scorrettezze" senza le giuste motivazioni. Rischi un effetto boomerang ...
Se tu pensi a un angolo di campo che è indipendente dalle dimensioni del supporto sensibile, o ci dici come questo angolo è matematicamente definito, come ho fatto io, o non puoi dire che la mia definizione è scorretta.
A proposito di definizioni, vatti a leggere la tabella alle pagg. 20 e 21 del libro "Gli obiettivi fotografici" scritto da J. Meehan e edito da Editrice reflex (vol. 2 de "La biblioteca del fotografo"). Lì si riporta, in forma di tabella, la relazione tra lunghezza focale, angolo di campo e formato pellicola. In quel libro si dà questa definizione:
" ... l'angolo di campo serve come base per definire se un'ottica è grandangolare, normale oppure se è un teleobiettivo. Tenete tuttavia presente che le dimensioni (o la forma) del formato di una pellicola utilizzata influiscono sull'angolo di campo."
Quindi, il loro concetto di angolo di campo collima con il mio e i valori che riportano in tabella sono esattamente quelli calcolabili con la relazione che ho dato.
O qui siamo tutti ignoranti o tu stai confondendo (e l'esempio dell'85PC mi pare ne sia la conferma) l'angolo di campo (che è definito come al mio post precedente) con il cerchio di copertura (o cerchio d'immagine) e il relativo "angolo di copertura". Per le definizioni ti rimando al libro che ho citato poco sopra. Buona lettura.
Gentile (..sempre!!!

) Tramonto, la tua definizione
è scorretta, mi dispiace (o no??!).
La diffusa generalizzazione di un concetto errato non ne fa certo un concetto giusto.Tu ed il valente (e
generalizzatore) J. Meehan, alla ricerca della semplificazione dialettica probabilmente, sbagliate.

Ti riporto qui di seguito la spiegazione degli angoli caratteristici tipici della fotografia, purtroppo non è farina del mio sacco, ma oltre a dare una risposta oggettiva alle tue non-conoscenze, esprime pienamente il mio pensiero sull'argomento...la fonte è
una persona che stimo Edizioni Conoscenza e Condivisione...
Aspetto poi che tu mi dia la matematica formula delle tue (e di J. Meehan, of course..) certezze sgretolate...sai com'è senza matematica non si può spiegare tanta supponenza...ed il relativo effetto boomerang 
Buona Lettura...
Lunghezza focale Viene definita come la distanza dal punto nodale posteriore dell’obiettivo al piano pellicola (o sensore), quando l’obiettivo è focalizzato su infinito.
Quindi, per definizione, è una grandezza fissa caratteristica di ogni obiettivo, che dipende solo dallo schema ottico.
Ad esempio, un Micro Nikkor 60 mm avrà una focale di 60 mm sia se utilizzato sul formato Dx, sia su Fx, sia su un banco ottico 4x5” dove mi darà un’immagine tonda più piccola del formato, sia focheggiato a infinito, sia focheggiato alla minima distanza di messa a fuoco dove mi darà una macro con rapporto di riproduzione 1:1. Rimarrà un 60 mm finché non lo distruggerò a martellate. E questo, lo ripeto ancora, per definizione.
(talvolta viene chiamata“lunghezza focale equivalente” per distinguerla dalla “lunghezza focale posteriore” che, sempre per definizione, è la distanza dalla lente posteriore dell’obiettivo al piano pellicola (o sensore), quando l’obiettivo è focalizzato su infinito).
Angolo di campo E’ il massimo angolo di inquadratura che l’obiettivo può realmente coprire.
Ogni obiettivo, a fuoco su infinito, proietterà sul piano pellicola (o sensore) un’immagine circolare di una porzione della scena che si trova davanti. Tale cerchio viene chiamato “cerchio di copertura” o “cerchio d’immagine” dell’obiettivo. Consideriamo il triangolo isoscele che ha per base un diametro di quest’immagine circolare e per altezza la distanza tra il centro di quest’immagine e il suo punto nodale posteriore (pari in questo caso alla focale dell’obiettivo): l’angolo al vertice di questo triangolo sarà l’angolo di campo dell’obiettivo.
Se ora spostiamo in avanti l’obiettivo per ridurre la distanza di messa a fuoco, potremo notare che il diametro del cerchio di copertura aumenterà, ma aumentando di pari passo anche la distanza tra l’obiettivo (e quindi del suo punto nodale posteriore) col piano pellicola, l’angolo di campo non varierà. Quindi l’angolo di campo NON varia con la distanza di messa a fuoco. (il cerchio di copertura invece sì)
Non è difficile inoltre dimostrare che l’angolo di campo di un obiettivo NON è in alcun modo legato alla sua focale. Consideriamo la lente convergente equivalente alla quale ogni obiettivo può in linea teorica essere ridotto, ed immaginiamola sospesa in aria da sola. Qualunque sia la sua focale, non ci sarà nulla che impedirà al suo angolo di campo di essere molto ampio, e di avvicinarsi addirittura (da un punto di vista strettamente teorico e non considerando aberrazioni e vignettatura) a 180°.
Tornando al caso reale di un obiettivo costituito da più lenti incastonate in una montatura, si potrà facilmente vedere che l’angolo di campo è anch’esso una grandezza fissa caratteristica di ogni obiettivo, ed è determinato esclusivamente dalla sua costruzione meccanica, e quindi stabilito in fase progettuale in base alle esigenze specifiche di quell’obiettivo.
Da notare che per gli obiettivi delle reflex piccolo e medio formato, l’angolo di campo non viene quasi mai dichiarato in quanto è praticamente uguale (o di poco superiore) all’angolo di ripresa con messa a fuoco all’infinito (vediamo dopo cos’è), mentre per gli obiettivi da banco ottico viene sempre dichiarato, in genere a f/22, che è il diaframma di lavoro più utilizzato. Il fatto che l’angolo di campo vari (leggermente) col diaframma è normale, in quanto il diaframma fa parte della costruzione meccanica dell’obiettivo.
Vediamo alcuni esempi di obiettivi reali che dimostrano come l’angolo di campo non ha nulla a che vedere con la focale.
Questi 4 obiettivi hanno focali molto simili ma angoli di campo molto diversi:
Canon EF 135 mm - angolo di campo 18°
Zeiss Sonnar 150 mm - angolo di campo 30°
Rodenstock Sironar-N 150 mm - angolo di campo 72°
Rodenstock Grandagon-N 155 mm - angolo di campo 102°
Questi 2 invece hanno focali molto diverse ma angoli di campo quasi uguali:
Rodenstock Apo-Ronar 150 mm f/9 - angolo di campo 48°
Rodenstock Apo-Ronar 600 mm f/9 - angolo di campo 46°
Angolo di ripresa In pratica è l’angolo di campo che viene realmente sfruttato facendo una fotografia, e cioè l’angolo compreso tra 2 raggi di luce che partono dal punto nodale posteriore dell’obiettivo impiegato e raggiungono i 2 estremi della diagonale del formato utilizzato. Ricordo, che per definizione dei punti nodali, questi 2 raggi che escono dall’obiettivo altro non sono che il proseguimento di 2 raggi ad essi paralleli che entrano nell’obiettivo diretti verso il punto nodale anteriore, quindi formanti tra di loro lo stesso angolo.
Quando l’obiettivo è messo a fuoco su infinito, l’angolo di ripresa sarà l’angolo al vertice del triangolo isoscele che ha per base la diagonale del sensore e per altezza la distanza tra il centro del sensore e il punto nodale posteriore dell’obiettivo (pari in questo caso alla focale dell’obiettivo), e si potrà calcolare con la semplice formuletta: 2arctg(d/2f) , con d e f rispettivamente diagonale del sensore e focale dell’obiettivo.
Se allontaniamo l’obiettivo dal sensore per ridurre la distanza di messa a fuoco, l’altezza di questo triangolo isoscele aumenterà mentre la base rimarrà costante, e quindi l’angolo al vertice, cioè l’angolo di ripresa, diminuirà.
L’angolo di ripresa dipenderà dunque dalla diagonale del formato utilizzato, dalla focale dell’obiettivo impiegato, e dalla distanza di messa a fuoco.
Non dipenderà invece dall’angolo di campo dell’obiettivo, anche se sarà sempre uguale o minore di esso.
Prendiamo ad esempio il Micro Nikkor 60 mm che avevo citato prima, che ha un angolo di campo di 40°. Se lo montiamo sulla D3, che ha una diagonale del sensore di circa 43 mm, e focheggiamo su infinito, otterremo un angolo di ripresa di 40°; se focheggiamo alla minima distanza (rapp. 1:1), otterremo un angolo di ripresa di 20°. Se lo montiamo sulla D300, che ha una diagonale del sensore di circa 28 mm, e focheggiamo su infinito, otterremo un angolo di ripresa di 26°; se focheggiamo alla minima distanza (rapp. 1:1), otterremo un angolo di ripresa di 13° . Ma in tutti 4 i casi avremo un obiettivo di focale 60 mm e angolo di campo di 40°.
Faccio un ultimo esempio. Prendiamo il Nikkor Ai 35 mm f/2,8 e il PC-Nikkor Ai 35 mm f/2,8, che sono 2 obiettivi di pari focale ma angolo di campo diverso, 62° il primo e 74° il secondo. Montandoli su una D3 e focheggiando su infinito, otterrò con entrambi lo stesso angolo di ripresa di 62° (che non dipende dall’angolo di campo ma è uguale o minore ad esso). Il maggiore angolo di campo del secondo mi permetterà i decentramenti, impossibili col primo.
Liberissimo di continuare ad usare una terminologia impropria, ci mancherebbe, si è già detto che è "costume" diffuso, basta conoscere i propri limiti...

bye.