QUOTE(nippokid @ May 5 2008, 01:36 AM)

Ciao mascian, d'accordissimo...
Quindi cadrebbe (uso ancora il condizionale..non si sa mai...) il motivo di compensazione dei tempi di posa dovuta al maggior ingrandimento in stampa e relativa amplificazione/aumentata percezione del micromosso...
Resterebbe il discorso angolo di ripresa, eventualmente...ma per quanto mi sforzi non riesco ad intuire in che modo la stessa lunghezza focale, la stessa distanza di ripresa e la stessa "mano" possano cambiare la possibile insorgenza del micromosso tanto da dover diminuire il cosiddetto tempo di sicurezza di 1.5 volte...
Fermo restando che, come ho detto, io stesso ho l'abitudine di "compensare" la ripresa in DX e ho sempre avuto la "sensazione" di una maggior sensibilità del "digitale" al mosso/micromosso...ma a questo punto mi domando se possa essere una caratteristica "intrinseca" del digitale, erroneamente attribuita al DX, quando ancora "si pensava" che moltiplicasse le lunghezze focali...

...e rimasta...nell'aria...

P.S. ...che sia la maggiore densità dei pixel a rendere il DX più "suscettibile"...?
Ciao a tutti,
Propongo un esempio "ideale" a sostegno della tesi, a mio parere corretta, dell' opportunità di ridurre il tempo di scatto quando si utilizza una determinata ottica sul formato DX, rispetto al tempo di scatto normalmente scelto sul FF dove è generalmente ritenuto sufficiente,
ai fini del "micromosso", adottare il
reciproco della focale utilizzata.
L' esempio lo riferisco all' utilizzo di un fotogramma su pellicola, e successiva stampa dello stesso.
Supponiamo di volere una stampa 30 x 40 cm dal suddetto fotogramma.
Inserisco il fotogramma nell' ingranditore, regolo l' altezza della testa fino a raggiungere, sul piano, le dimensioni di stampa volute (abbiamo ipotizzato 30 x 40 cm).
Sul foglio stampato noterò, supponiamo, un micromosso di un dettaglio valutabile in circa 0,5 mm (misura in lineare).
Adesso, "maschero" il fotogramma con un riquadro delle dimensioni pari al formato DX (circa 16 x 24 mm) e mi propongo di ottenere, anche da questo "crop", una stampa 30 x 40 cm.
Riposizionato il fotogramma "croppato", regolo nuovamente, alzandola, la testa dell' ingranditore fino a riottenere, sul piano, le dimensioni 30 x 40 cm.
Tutte le parti della stampa risulteranno ingrandite, rispetto alla prima stampa, di 1,5 volte (sempre misura in lineare) e, naturalmente, risulterà ingrandito della stessa misura il dettaglio con micromosso di cui sopra, che adesso è valutabile in circa 0,75 mm (misura in lineare).
Ne deriva che, se voglio contenere il micromosso entro il mezzo millimetro (a quelle dimensioni di stampa), devo, in fase di ripresa, o tenere più ferma la fotocamera, o ridurre in proporzione il tempo di scatto.
Dato per scontato che, per ipotesi, non mi è possibile bloccare ulteriormente la fotocamera, non mi resta che "ridurre" il tempo di scatto, portandolo da, supponiamo, 1/100" a 1/150".
Va da sè che se l' ingrandimento del fotogramma croppato viene limitato a quello derivante mantenendo invariata l' altezza della testa dell' ingranditore, il micromosso resta anch' esso limitato ai supposti 0,5 mm ottenuti con la stampa del fotogramma completo.
Ma, in tal caso, la dimensione della stampa sarà soltanto di 20 x 26,6 cm!A chi avesse ancora dei dubbi sull' analogia "analogico/digitale", ovvero "formato FX/formato DX", suggerisco l' attenta rilettura, oltre che delle chiare delucidazioni fornite da chi mi ha preceduto, da quanto esplicitato da Maio a pag.221 e segg. del suo manuale "Fotografia digitale reflex" e dalle numerose discussioni sul tema, reperibili qui sul Forum.
Ovviamente, l' esperimento "ideale" sopra mostrato esula da problematiche relative alla "grana" della pellicola, rispettivamente al numero di pixel dei sensori, alle dimensioni dei fotositi, alla "densità dei pixel", etc., che sono tutta un' altra storia.
Del resto, è un esperimento ideale dove, ai fini di quanto si è voluto dimostrare (influenza del tempo di scatto sul micromosso utilizzando il formato DX), si può ritenere la pellicola esente da grana e i sensori con un numero "infinito" di fotositi.
Infine, dall' esperimento ideale proposto è anche possibile evincere, con un piccolo sforzo di fantasia, che, restando invariate le proporzioni tra le diverse parti del fotogramma, completo o "croppato" (è lo stesso fotogramma), ciò che cambia, nei due casi, non è la focale (è lo stesso obiettivo), bensì l' angolo di campo che, a parità di altezza della testa dell' ingranditore, mostra, sul piano di ingrandimento, una parte maggiore della scena ripresa (fotogramma completo) rispetto a quanto visibile, sempre sul piano di ingrandimento, con il medesimo fotogramma, quando lo stesso è "croppato".
Spero di essere stato sufficientemente chiaro.
In caso contrario, o di inesattezze, strigliatemi pure.
Galeno.