ludofox
Feb 21 2007, 07:17 PM
QUOTE(Tramonto @ Feb 21 2007, 06:22 PM)

Evidentemente ti sfuggono molti aspetti estetici della Scienza ... Alcune teorie scientifiche sono "belle", proprio come opere d'arte ... ma forse un po' più difficili da comprendere a chi non abbia certe basi. Il problema di molti che si atteggiano ad esperti di arte e che non hanno mai letto i testi divulgativi di Einstein: capirebbero quanta "arte" v'è in certa Scienza. Ma costoro, invece, vivono confinati nel dualismo fittizio tra Scienza e Umanesimo, senza aver capito che tra i due non v'è alcuna barriera. Viviamo in un paese in cui l'analfabetismo scientifico dilaga, e quindi sono abituato a certi ragionamenti.
Nel marzo 2005, in
questo thread, al messaggio #19, scrissi quanto segue:
Vorrei inoltre condividere con voi una mia convinzione, forse un po' fuori tema.
Il mio ...orrore quando viene a galla (purtroppo spesso) il luogo comune che vorrebbe arte e scienza due aspetti della cultura assolutamente in antitesi e assolutamente inconciliabili. Nulla di più sbagliato credo!!!
La musica segue regole matematiche.
L'arte visuale, lo abbiamo visto, pure.
L'eleganza di un'equazione matematica che spiega come funziona il mondo fisico che ci circonda (una per tutte E=mc2) è altrettanto emozionante quanto contemplare un capolavoro della pittura!
Einstein o Bhor, Pauli o Heisemberg - tanto per citarne solo alcuni - sono stati personaggi tra i più creativi del secolo appena trascorso.
Hanno messo in gioco tutta la loro vita al servizio della loro inestinguibile passione: la fisica teorica.
Che differenza c'è con un artista?Come vedi, almeno da questo punto di vista siamo in perfetta assonanza.
Tramonto
Feb 21 2007, 07:26 PM
QUOTE(ludofox @ Feb 21 2007, 07:17 PM)

Come vedi, almeno da questo punto di vista siamo in perfetta assonanza.

Non ne ho mai dubitato

QUOTE(_Nico_ @ Feb 21 2007, 06:33 PM)

L'hai detto tu che l'arte o suscita emozioni, o non è arte. Non io. Le fratture le crei tu, non io.

Ma quali fratture?
Se affermare che ciò che è bello suscita emozioni per te implica creare fratture ...
fxxi
Feb 21 2007, 07:30 PM
...Scusatemi

non sono certo del fatto che si possano postare delle foto su questo forum..però oso perchè credo rientri nel tema(se ho sbagliato,perdonatemi e toglietela pure)
Allora in questa foto c'è un mix delle cose scritte in questa discussione..primo, c'è scienza...raggio laser usato per disegnare,2 c'è tecnica fotografica..perchè senza quella forse non sarei riuscito ne a pensarla ne a farla..terzo c'è fotografia... tripla in una...è la foto di una foto stampata con sopra un disegno di luce ..tutto fatto in macchina
ammesso che può piacere o meno ,questa foto si potrebbe realizzare anche in postpodruzione..cosa cambierebbe? e la seconda domanda è questa..
per me che vivo d'arte ..se questa non emozionasse una sola persona dovrei smettere?
grazie a tutti
fxxi
Tramonto
Feb 21 2007, 07:35 PM
Domanda:
cosa ti ha spinto a creare quell'immagine?
fxxi
Feb 21 2007, 07:38 PM
Ciao tramonto

..puro istinto..
Tramonto
Feb 21 2007, 07:43 PM
Quindi l'arte si realizzerebbe quando scaturisce dal puro istinto ...
Interessante. Ci penserò su.
Ciao
fxxi
Feb 21 2007, 07:54 PM
...Scuasi tramonto... ,ma le tue risposte mi sembrano sempre molto rigide e troppo sarcastiche...credo sia ovvio a tutti che un individuo che non sappia camminare non potra mai correre...come non è certo che quello stesso individuo una volta in grado di camminare sappia poi vincere la medaglia d'oro alle olimpiadi..ma questo chi può dirlo?
ciao
belvesirako
Feb 21 2007, 08:14 PM
molto interessante il discorso di nico e ludofox... al di là della dialettica accesa che esce fuori dal confronto degli utenti direi che la discussione ha preso una bella piega... spero continui.
ciao
Bruno L
Feb 21 2007, 08:16 PM
QUOTE(ludofox @ Feb 21 2007, 07:17 PM)

Il mio ...orrore quando viene a galla (purtroppo spesso) il luogo comune che vorrebbe arte e scienza due aspetti della cultura assolutamente in antitesi e assolutamente inconciliabili. Nulla di più sbagliato credo!!!
Pienamente daccordo, il solito luogo comune! Basti pensare soltanto alla razionalità dell'arte greca, o al Quattrocento, a Leonardo, dove l' Arte si realizza proprio attraverso la ricerca scientifica.
Certo, a volte l'arte può nascere dall'istinto, da una spinta emotiva o irrazionale, ma per concretizzarsi materialmente ha sempre poi bisogno della conoscenza degli strumenti e di un processo tecnico (razionale).
saluti
Bruno
_Nico_
Feb 21 2007, 09:42 PM
QUOTE(Tramonto)
Ma quali fratture?
Se affermare che ciò che è bello suscita emozioni per te implica creare fratture
Tu non hai affermato che il bello suscita emozioni, caro crepuscolo... Tu hai affermato ben altro:
QUOTE(Tramonto @ Feb 13 2007, 10:31 PM)

Ciò che non mi emoziona non è arte.
Un po' forte come affermazione, non trovi? E "forte", te lo garantisco, è un eufemismo in questo caso.
Tramonto
Feb 21 2007, 09:49 PM
QUOTE(_Nico_ @ Feb 21 2007, 09:42 PM)

Tu non hai affermato che il bello suscita emozioni, caro crepuscolo...
Il mio nickname è
Tramonto. Non ti ho mai autorizzato a chiamarmi in altro modo.
Il tuo modo di conversare denota comunque le tue qualità.
Che ora sono chiare e lampanti a tutto il Forum.
QUOTE
Un po' forte come affermazione, non trovi? E "forte", te lo garantisco, è un eufemismo in questo caso.
Quando non si hanno argomenti per discutere sulle opinioni, si sconfina negli attacchi personali ... non è certo un mio problema, caro Nico.
Ti saluto e ti auguro buone foto
_Nico_
Feb 21 2007, 09:59 PM
Dunque, scrivi che ciò che non ti emoziona non è arte, perentoriamente, ti replico che la tua affermazione è quanto meno "forte" e lo consideri un attacco personale?
La tua è hybris titanica, egregio Tramonto...
Tramonto
Feb 21 2007, 11:17 PM
QUOTE(_Nico_ @ Feb 21 2007, 09:59 PM)

Dunque, scrivi che ciò che non ti emoziona non è arte, perentoriamente, ti replico che la tua affermazione è quanto meno "forte" e lo consideri un attacco personale?
La tua è hybris titanica, egregio Tramonto...
L'arte porta a forme creative di espressione estetica. E l'estetica è la scienza del bello, di ciò che impressiona i sensi.
Quando unisco e mischio intenzionalmente i concetti di arte, bello ed emozione (nel senso di impressionare i sensi), non sto creando alcuna frattura. Sto dicendo delle cose che dovrebbero essere banali nella loro ovvietà. Almeno per chi è in grado di coglierne il senso ...
Se per te le cose stanno diversamente, esprimi la tua opinione, apporta il tuo contributo, senza limitarti a giudicare le opinioni altrui con temini come "perentorio", "forte " (che era pure un eufemismo ...), e offendendo con nomignoli che rendono palese il tuo elegante stile di confrontarti su tematiche di un certo spessore ...
Sarai mica arrabbiato perchè oggi il Presidente del Consiglio ha dato le dimissioni !?
fxxi
Feb 22 2007, 12:45 AM
QUOTE(Tramonto @ Feb 21 2007, 11:17 PM)

L'arte porta a forme creative di espressione estetica. E l'estetica è la scienza del bello, di ciò che impressiona i sensi.
Ciao tramonto

è qui che secondo me sbagli...se l'arte fosse solo estetica...oggi saremmo pieni di pale d'altare ..santi e santini..e niente più..vorrei ricordarti che l'arte soprattutto negli ultimi 100 anni non ha avuto come obiettivo l'espressione estetica....ma se non ricordo male,sociologica,politica,economica,etc etc etc.....ora se l'arte degli ultimi 100 anni è da buttar via ..bhe allora che si sappia .....CRIBBIO!!
ciao
fxxi
davidebaroni
Feb 22 2007, 09:29 AM
QUOTE
L'arte porta a forme creative di espressione estetica. E l'estetica è la scienza del bello, di ciò che impressiona i sensi.
Sospetto fortemente che "i sensi" siano "impressionati" anche da ciò che NON è affatto bello...
QUOTE
Se affermare che ciò che è bello suscita emozioni per te implica creare fratture ...
Questo NON è quello che hai affermato. Tu hai affermato che
QUOTE("Tramonto")
Ciò che non mi emoziona non è arte.
e questo crea una frattura linguistica fra ciò che emoziona TE e tutto il resto, che non è arte, fra l'altro secondo una definizione che riguarda te (é la TUA opinione su cosa sia o no "arte") ma é posta come un assoluto.

Per fortuna, poiché tutto, anche l'indifferenza, la noia, la rabbia o il ribrezzo sono
emozioni, per la tua stessa definizione TUTTO è "arte", poiché ogni stimolo suscita una risposta emotiva.
E adesso per favore possiamo tornare al tema del thread, e cioé "quando serve applicare la post-produzione?"?
Magari, e questo invito è rivolto ad Annalisa, definendo di cosa parliamo quando diciamo "post-produzione", altrimenti fra due post siamo di nuovo da qualche altra parte...
ludofox
Feb 22 2007, 09:32 AM
QUOTE(Tramonto @ Feb 21 2007, 09:49 PM)

Quando non si hanno argomenti per discutere sulle opinioni, si sconfina negli attacchi personali ... non è certo un mio problema, caro Nico.
Ti saluto e ti auguro buone foto

Proverò a tradurre il pensiero di Nico nella speranza di non dover assistere alla solita crociata in difesa delle proprie opinioni.
Come "Espressione forte", Nico intende che affermare che ciò che non
ti emoziona
non è arte, significa avere la presunzione di essere giudice unico e inappellabile nel determinare cos'è
Arte, e cosa non lo è.
Anche a me pare un'espressione
forte. ...E non è un attacco personale.
-----
Io e Davide stavamo scrivendo nello stesso momento.
Tramonto
Feb 22 2007, 09:42 AM
QUOTE(fxxi @ Feb 22 2007, 12:45 AM)

Ciao tramonto

è qui che secondo me sbagli...se l'arte fosse solo estetica...oggi saremmo pieni di pale d'altare ..santi e santini..e niente più..vorrei ricordarti che l'arte soprattutto negli ultimi 100 anni non ha avuto come obiettivo l'espressione estetica....ma se non ricordo male,sociologica,politica,economica,etc etc etc.....ora se l'arte degli ultimi 100 anni è da buttar via ..bhe allora che si sappia .....CRIBBIO!!
ciao
fxxi
Conoscerai sicuramente la "Storia Sociale dell'Arte" di Hauser.
L'arte ha SEMPRE avuto una funzione sociologica, politica, economica e quant'altro. Di più negli ultimi 100 anni? Ne dubito fortemente. Basta che riprendi in mano i tuoi libri di storia dell'arte e capirai quanta politica c'era nei quadri di David ... ed anche le pitture rupestri di 10 mila anni fa avevano il loro bel ruolo sociale.
L'espressione estetica (che sicuramente
è mutevole nel divenire del tempo ...) può essere considerata un "mezzo" e non un "fine".
Quando scrivo che l'arte
porta a forme creative di espressione estetica non sto mica dicendo che l'artista crea il bello per il bello

Nè sto escludendo anche questa possibilità ...
Gli artisti sono sempre vissuti in un contesto sociale, politico ed economico.
Ma sono - appunto - artisti, e non giornalisti ... L'arte non è la cronaca.
Ciao,
Riccardo
QUOTE(ludofox @ Feb 22 2007, 09:32 AM)

Come "Espressione forte", Nico intende che affermare che ciò che non ti emoziona non è arte...
Prendo atto di essermi espresso in modo improprio.
Bastava dirlo prima con toni diversi, senza darmi del "crepuscolo"
Quello che intendevo dire e che se guardo un'opera d'arte e ne resto coinvolto (insomma, "mi" emoziona in qualche modo) sicuramente quell'opera si fisserà nella mia mente. Penso che questo non valga solo per me. Se guardo il Partenone, certi graffiti del Sahara o anche alcune foto ebbene quelle opere d'arte, come tante altre, mi emozionano.
Sarò forse ipersensibile ...
Nè ho detto che tutto ciò che mi emoziona è arte
Anche l'idiozia mi "emoziona". Ma non è arte ...
MSVphoto
Feb 22 2007, 10:11 AM
Al di là di qualche "scaramuccia" semi-personale, questa è una delle discussioni che possono dare "qualcosa in più" al forum.
Riprendendo l'invito di Davide "Twinsouls" torno a "tema".
Per quanto mi riguarda, per la mia esperienza di foto-amatore, nel senso che amo moltissimo la fotografia, durante gli anni di fotografia tradizionale ho fatto pochissima PP, perché non potendo "svilupparla" personalmente, mi sono sempre limitato a richiedere qualche intervento (taglia di qua, schiarisci qui...) allo stampatore di fiducia, con risultati come minimo soddisfacenti.
Ora con il digitale si è aperto un "mondo nuovo", ci viene offerta la possibilità di "gestire" tutte le fasi del processo fotografico.
Credo sia una delle cose più interessanti della fotografia digitale, certo bisogna mettersi un pò a studiare, applicazioni come PS sono molto potenti e complesse, da "autodidatta" non è impresa facile ottenere buoni risultati, ma ci vuole solo un pò di buona volontà!
Io post-produco, magari anche poco, il 90% delle immagini che scarico sul computer, però non scatto quasi mai "a raffica" non mi è mai piaciuto e non mi piace farlo neanche adesso con la digitale, quindi non ho migliaia di scatti ogni volta da gestire... chi ha questo problema deve impare ad eseguire delle elaborazioni "collettive" di più immagini, tutti i programmi più "evoluti" offrono questa possibilità.
Il problema è che non è sempre facile riconoscere il limite dell'intervento, il "poco" necessario per migliorare quanto ottenuto in ripresa, basta un monitor non proprio a posto e... ti saluto la PP!
Poi se vogliamo limitare la PP, dobbiamo stare comunque attenti nel momento dello scatto, come facevamo, o meglio, facciamo quando scattiamo in analogico.
Caspita quanto ho scritto!
Pallino a qualcun altro, su via!
Max
davidebaroni
Feb 22 2007, 10:27 AM
Volo, o se preferisci Max, ti dico subito che condivido molte delle cose che hai detto, a titolo personale almeno.
Io sviluppavo e stampavo "in casa", mi sviluppavo anche le diapositive, almeno fino a che hanno prodotto le agfa 50 S Pro, e (a parte i primi due o tre mesi) ho sempre scattato soltanto diapositive, se parliamo del colore.
Anche oggi mi comporto come se scattassi diapo. Scatto poco, ci penso, valuto, faccio del mio meglio insomma per avere uno scatto "buono" in partenza.
Ma ammetto che nei miei ragionamenti pre-scatto hanno trovato posto considerazioni che con le dia non facevo. Tipo... "Esponendo per le luci, poi quanto dovrò aprire le ombre in PP per ottenere il risultato che ho in mente? E' fattibile? E come?"... Cose così.
Diciamo che il digitale mi ha portato a ragionare sul COLORE come prima facevo col b/n... Lì pensavo a mascherature, bruciature, sviluppi finegranulanti o ad alto contrasto o... e qui penso a luci/ombre, curve, contrasto, WB. Non ci trovo differenza. Non nel processo, almeno.

Postproduco il 100% delle mie foto. Non foss'altro perché scatto in NEF, con tutti i parametri della macchina settati su "basso"... E confesso che, a volte, uso il timbro clone, o il cerotto, o il pennello correttivo al volo. Poche. Cerco di avere una buona base di partenza, e (in linea di massima) progetto da prima la PP che farò.
E poi spero che il risultato sia decente. A volte lo é, a volte no. Quando non lo é, lo cestino. Ma la PP ormai glie l'ho fatta, così come avevo sviluppato il rullino quando scartavo le dia. Per me, è uguale.

Davide
MSVphoto
Feb 22 2007, 11:58 AM
Davide, il fatto che tu condivida il mio "pensiero" mi fa molto piacere, infatti, a mia volta, concordo con le tue precedenti ed ultime riflessioni.
In effetti, ho sempre considerato un "peccato" il fatto di non potere sviluppare e stampare personalmente le mie foto, è stato "limitante", avrei voluto aver cominciato a post-produrre molto prima!
Poi rimane il fatto che, per quanto mi riguarda, l'atto della "ripresa" dell'immagine ha sempre avuto un'importanza ed un "piacere" enorme, appagandomi molto, ma questo non esclude il resto.
Quindi, le opportunità offerte oggi dal digitale sono da "cogliere" al volo. E come dice Davide, "progettandola" magari già al momento dello scatto, è importante anche questo, perché comunque se il fatto di scattare in "raw" ci offre più "campo" dove operare, ciò non vuol dire che non ci siano limiti.
Da quanto ho potuto constatare, il più grosso limite del digitale (la mia unica esperienza è con Nikon...) legata alla scarsa latitudine posa (perfino rispetto alle dia, e se dico stupidate correggetemi) è uno di quei fattori da tenere assolutamente in mente al momento dello scatto.
Ok, adesso... buone foto a tutti!
Max
Fabio Pianigiani
Feb 22 2007, 07:06 PM
QUOTE(volo63 @ Feb 22 2007, 10:11 AM)

Al di là di qualche "scaramuccia" semi-personale, questa è una delle discussioni che possono dare "qualcosa in più" al forum.
...
Prendo spunto da questa affermazione per ricordarvi di non sciuparla con un "ping-pong ammazzadiscussioni".
E' un film visto troppe volte e credo abbia annoiato tutti.
Magari se riantrassimo anche un pochino in topic ...
Se non sbaglio era: Postproduzione, quando applicarla ?
reefaddict
Feb 23 2007, 09:27 AM
Provo a rimettere insieme i vari tasselli cercando una sintesi. Ovviamente le affermazioni sono discutibili e approfondibili.
1) Alcuni intendono per post-produzione di un'immagine digitale gli interventi di tipo migliorativo (ottimizzazione o enhancement)(livelli, contrasto, curve, temperatura di colore, nitidezza, correzione cromatica, eliminazione di polvere) effettuati con il firmware della macchina fotografica o con il software del computer.
2) alcuni intendono per elaborazione digitale dell'immagine interventi che comprendono, al di là della semplice postproduzione, eliminazione o aggiunta di elementi, sfocature, viraggi di colore, interventi pesanti sulle curve tali da stravolgere l'immagine rispetto alla scena reale ripresa e tutto quanto va al di là della semplice "ottimizzazione" dello scatto originario.
Osservazione: il confine trra 1 e 2 è labile. Stabilire dove finisce "l'ottimizazione" o "enhancement" come dicono gli anglofili e dove inizia l'elaborazione libera, cioè l'intervento "oltre" è soggettivo. Soprattutto non è possibile appellarsi in modo univoco a concetti come il "verosimile", anche una foto dai contrasti esasperati, ottenuta da un negativo morbido, è verosimile, pur se pesantemente diversa da quanto osservato nella scena reale. E' in effetti un'altra scena.
La linea di demarcazione potrebbe infatti essere questa: non solo la verosimiglianza, ma anche il rispetto (in una sorta di impegno morale del fotografo) della scena ripresa.
Lo so, resta un confine debole. E in più c'è da chiedersi: ma uno scatto sarà giudicato eticamente accettabile o rifiutato con sdegno solo per piccole differenze nella posizione dello slider del contrasto? Per i pellicolari leggasi: cambiare la gradazione di carta?
tembo
Feb 24 2007, 01:19 PM
Mi ricollego all'intervento precedente per chiarire meglio, circoscrivendo l'osservazione al solo ambito del reportage/fotogiornalismo, ciò che ho solo superficialmente accennato.
Si propone la questione del sottile limite di demarcazione fra "ottimizzazione" dell'immagine e postroduzione più "pesante", con interventi che mutano sostanzialmente l'equilibrio cromatico, il contrasto...Insomma, che ne fanno un'immagine non "migliorata" ma diversa.
Ebbene, credo che in questo caso la foto non cessi di svolgere la sua funzione di "raccontare" un evento, una situazione, una realtà. Continua a farlo - se la postproduzione non ha introdotto surrettiziamente elementi estranei all'immagine, o ne ha soppressi - ma con un "timbro", un registro stilistico diverso.
Ricordo il caso, famoso, di un fotoreporte Usa che scattò un'immagine ad un gruppo di civili iracheni che si riparavano da alcuni colpi di arma da fuoco, con un soldato britannico che, Enfield imbracciato, segnalava loro di stare riparati. La cancellazione di una parte dell'immagine e lo spostamento di uno dei personaggi (un uomo con in braccio un bambino) in una posizione diversa, in pratica sulla linea di tiro del soldato britannico, mutava radicalmente il significato dell'immagine anche se, indubbiamente, il risultato "estetico" era migliore. Quel fotoreporter, per la cronaca, perse l'incarico. A mio avviso giustamente.
Il caso che stiamo esaminando è diverso, e del resto interventi di questo genere (enfatizzazione dei contrasto, stampa in low key o, al contario, stampa high hey e ampliamento della scala tonale) sono stati abbondantemente usati, nella storia del fotogiornalismo, per meglio "raccontare" una situazione giocando proprio con la connotazione emotiva che l'alterazione degli equilibri di tonalità e contrasto consentono.
E' un po' come avviene nel giornalismo scritto: si può raccontare un'azione di guerra, come una partita di calcio o una seduta arlamentare, con un linguaggio piano e asettico, usando termini e aggettivi che accentuano la drammaticità dell'evento o, al contrario, sdrammatizzandolo con un linguaggio più lieve. Ma è lo stesso fatto che viene raccontato, sia pure con una gradialità emotiva diversa.
Pensiamo ad alcune immagini famosissime di Salgado, o di Berengo Gardin, per fare due nomi. L'incanto di alcuni scatti in oriente del fotografo veneto/milanese, nelle quali la composizione curatissima s'accompagnava a una gestione magistrale del contrasto, che contribuiva a trasmettere l'essenza stessa della cultura di quel paese.
O, parlando di Salgado, i toni cupi e i contrasti duri della maggior parte delle immagini racolte nel volume "Workers", contrapposti alle stampe in tono alto e ricche di grigi dei reportages sulle comunità andine.
Riassumendo: l'alterazione dei valori cromatici e di contrasto dell'immagine non altera a mio avviso la "verità" della stessa, ma ne fornisce solo una interpretazione "emotiva", oltre che semplicemente estetica.
L'alterazione vera interviene solo quando la postproduzione muta radicalmente o comunque in modo significativo il "contenuto" della situazione riprodotta.
Operazione inaccettabile se il fine è quello di fare comunicazione, accettabilissima se le finalità attengono alla sfera dell'espressione artistica, della sperimentazione, dell'utilizzo commerciale dell'immagine.
Diego
Al_fa
Feb 24 2007, 03:54 PM
Me l'ero persa questa discussione....ahi ahi ahi...
Mi rifaccio.
La base: Quando decidiamo di fare una foto (per coloro che decidono di farla e non scattano semplicemente perchè hanno la macchina fotografica in mano) noi decidiamo cosa illustrare e come illustrarlo. Come un qualsiasi pittore creiamo l'immagine. Scegliamo la macchina fotografica più appropriata in funzione delle sue caratteristiche, scegliamo l'ottica più appropriata, scegliamo la pellicola o la sensibilità del sensore consci dei suoi limiti e delle sue potenzialità, scegliamo tempi e diaframma, scegliamo soggetto ed inquadratura. Ed arriviamo, quando siamo stati bravi, al prodotto che avevamo in mente. E' lo stesso processo mentale di uno scrittore che ha in mente un messaggio scritto e sceglie la forma (prosa o poesia per esempio, articolo di giornale o romanzo, etc) e la tecnica da adottare (dialogo, diario, etc) per comunicare al meglio il suo messaggio.
Tutte queste scelte ci allontanano dalla "realtà". Proprio perchè sono scelte. La "realtà" ha la caratteristica peculiare di non dipendere (se non nella sua manifestazione in noi) da noi.
Detto questo il resto vien da sè. Quando usare la post produzione è come chiedere quando usare una reflex digitale o una biottica medio formato a pellicola. La risposta sarà sempre: quando serve per raggiungere il risultato che ci eravamo prefissi di raggiungere.
Buone cose,
Alessandro
belvesirako
Feb 24 2007, 04:04 PM
domanda:
Quando usare la post produzione?
Risposta:
QUOTE(Al_fa @ Feb 24 2007, 03:54 PM)

[...] [...] quando serve per raggiungere il risultato che ci eravamo prefissi di raggiungere.
Perfetto, no?
Al_fa
Feb 24 2007, 04:28 PM
Mi sembra addirittura ovvio (e quindi inutile dirlo).
Il problema è che ci si perde dietro a false idee quali: è reale o non è reale, è una modificazione della realtà o va bene, è tollerabile, è eticamente corretto o non lo è.
Non ci deve essere etica dietro alla creazione di un'immagine. Ci potrebbe essere per un fotogiornalista ma anche in questo caso vi potrei citare tonnellate di esempi (Magnum Photos in testa) di fotografie fotogiornalistiche in cui la post produzione è palesemente influente. Perchè il giornalismo è espressione dell'idea del giornalista e quest'idea può essere accentuata o asciugata da una narrazione asettica o enfatizzata, così come si può produrre una foto giornalistica molto esasperata o estremamente secca, quasi ed apparentemente prova delle opinioni di chi l'ha scattata. La fotografia giornalistica deve convincere del suo realismo ma non è mai realtà. La post produzione può essere una questione di scelta stilista. Una scelta per l'appunto. Non un vallo, un divario tra "realtà" e immaginazione.
tembo
Feb 24 2007, 07:12 PM
QUOTE(Al_fa @ Feb 24 2007, 04:28 PM)

Mi sembra addirittura ovvio (e quindi inutile dirlo).
Il problema è che ci si perde dietro a false idee quali: è reale o non è reale, è una modificazione della realtà o va bene, è tollerabile, è eticamente corretto o non lo è.
Non ci deve essere etica dietro alla creazione di un'immagine. Ci potrebbe essere per un fotogiornalista ma anche in questo caso vi potrei citare tonnellate di esempi (Magnum Photos in testa) di fotografie fotogiornalistiche in cui la post produzione è palesemente influente. Perchè il giornalismo è espressione dell'idea del giornalista e quest'idea può essere accentuata o asciugata da una narrazione asettica o enfatizzata, così come si può produrre una foto giornalistica molto esasperata o estremamente secca, quasi ed apparentemente prova delle opinioni di chi l'ha scattata. La fotografia giornalistica deve convincere del suo realismo ma non è mai realtà. La post produzione può essere una questione di scelta stilista. Una scelta per l'appunto. Non un vallo, un divario tra "realtà" e immaginazione.
Mi permetto di dissentire - se ho ben capito la tua tesi, se non è così me ne scuso - sulla questione della "verosimiglianza" dell'immaqine giornalistica. Partendo dal presupposto che in gioco, prima del fattore tecnico, ci sono precise indicazioni etiche e deontologiche che regolano l'esercizio della professione giornalistica, sia essa scritta, parlata o per immagini.
L'immagine giornalistica non deve essere "verosimile" ma deve essere "vera". Quando dico vera mi riferisco al contenuto, che non può e non deve essere manipolato, non certo alla presentazione estetica e all'ottimizzazione magari "spinta" per ottenere una narrazione particolarmente drammatica. Un'immagine giornalistica che "deve convincere del suo realismo" ma che "non è realtà" non è un'immagine giornalistica, è altro.
Un'immagine "verosimile" non è informazione, è semmai illustrazione.
Il problema, dal punto di vista deontologico, non è secondario: il "sottile discrimine" può far la differenza, eccome. Fino al licenziamento per giusta causa del responsabile della "manipolazione" e fino alla radiazione dall'ordine professionale.
Diego
Al_fa
Feb 24 2007, 07:33 PM
Yes, Diego.
Ma post produrre un'immagine, modificarne la "realisticità" o la "verosimiglianza" non è in nessun modo "punibile" e deontologicamente errato. Questo perché la post produzione, l'esasperazione è parte della produzione fotografica. Perchè la produzione fotografica non è realtà ma qualcos'altro, una rappresentazione soggettiva della realtà (due fotografi e fotogiornalisti possono infatti raccontare lo stesso evento con foto e metodi fotografici/visivi totalmente diversi).
Non può essere tuttavia realtà perchè è fotografia.

Non so se mi sono spiegato bene. Il mio discorso non ha a che vedere con il fatto che un fotogiornalista portando avanti una foto come una prova di un evento "storico" sia "obbligato" moralmente (ed anche dal punto di vista legislativo, entro i limiti di quello che la legge può fare) a produrre un documento "originale". Questo non lo metto in discussione. Metto in discussione il fatto che la fotografia debba e sia semplice rappresentazione della realtà. Non è così.
Pensa al mitico esempio di Capa e della foto del guerrigliero ipoteticamente colpito da un proiettile o all'altro citatissimo e manipolato della bandiera russa issata a Berlino. Sono ambedue "falsi" eppure hanno segnato l'immaginario collettivo ed hanno dato una realtà (che non è mai, tecnicamente, esistita) a cui tutti crediamo e di cui non dubitiamo (perchè se anche non ha colto realmente un guerrigliero colpito da un proiettile il fatto avveniva quotidianamente, perchè se anche la bandiera russa non fu issata in quel momento sappiamo tutti che fu issata e prima rispetto alle altre).
Che mi dici di questo?
PS - C'è anche un altro famoso evento raccontato da Oliviero Toscani, riferito al padre ed ai partigiani. Il padre fece una foto diventata celebre di un gruppo di partigiani armati davanti ad una casa (mi sembra). Era un falso storico perchè in realtà si trattava di un gruppo di amici che avevano trovato le armi lì in giro ma, allo stesso tempo, era una fotografia eccellente perchè dipingeva una realtà che c'era senza ombra di dubbio ed in un momento in cui quella scena era altamente probabile (anche se non tecnicamente "vera").
tembo
Feb 25 2007, 05:56 PM
Mi ricollego al tuo ultimo esempio, molto significativo. Ho qui davanti a me un interessantissimo volume realizzato in prima edizione nel 1995 e ristampato, arricchito e ampliato, nel 2002.
Si tratta di "Storia fotografica della Resistenza", a cura del ricercatore (e mio caro amico) Adolfo Mignemi. Per chi fosse interessato, è pubblicato da Bollati Boringhieri nella collana "Gli archi"..
E' interessante, in questa "diramazione" del nostro doscorso principale, perchè presenta - non mischiati alla rinfusa ma scientificamente suddivisi - tre generi di fotografia "documentaria" sul fenomeno della Resistenza. Ci sono le foto forse più interessanti, dal punto di vista storico se non tecnico, e sono quelle scattate dagli stessi uomini della Resistenza (o dai loro avversari) nella vita di tutti i giorni. Ci sono le foto dei fotoreporter aggregati (nell'ultima fase) alle formazioni partigiane. Alcune di grandi nomi. Ci sono, infine, le immagini che potrebbero essere assimilate a quelle che hai appena citato, il miliziano di capa, la bandiera sul Reichstag o, ancora i marines di Jwo Jima. Immagini "costruite" o "Ri-costruite", a scopo meramente illustrativo o propagandistico.Fra queste, una sequenza molto interessante realizzata da Vincenzo carrese, titolare dell'agenzia "Publifoto".
Ora, le prime rivestono un interesse informativo "a posteriori", nel senso che - scattate come ricordo o documentazione dai protagonisti della lotta partigiana - hanno assunto un valore diverso, di documentazione storica, quando appunto la loro "quotidianità" è divenuta storia. Il loro livello di manipolazione (sia al momento dello scatto, sia in fase di sviluppo e stampa) è nullo.
Le seconde rispondono all'esigenza primaria di far documentare, col minimo scarto di tempo consentito dai mezzi allora a disposizione e dalle difficoltà oggettive, l'attualità della guerra partigiana ai lettori italiani in territorio già liberato e a quelli delle nazioni alleate. Anche qui è difficile riscontrare un elevato intervento di "costruzione" dell'immagine e di sua manipolazione.
Il terzo gruppo (raggruppato significativamente nel volume sotto il titolo "La Resistenza ricostruita") ha, chiaramento, uno scopo didattico o illustrativo, non di informazione immediata. Vuole mostrare, perchè non era possibile documentarlo allora, come venivano stampati i fogli clandestini, come s'organizzava un attacco o un sabotaggio...
Tre esigenze diverse, tre diversi livelli di "accettabilità" della regìa del fotografo, ossia della costruzione di una "realtà verosimile".
Diego
Al_fa
Feb 25 2007, 05:59 PM
Perfetto.
Nicola Verardo
Feb 27 2007, 02:13 PM
cazzarola, cosa mi stavo perdendo...

ragazzi scrivete tanto nelle vs risposte ma un po di pietà per chi legge.
Capisco che son cose importanti, ma un po di arte riassuntiva per noi poveri lettori non farebbe male ....
Risposta al quesito:Io la applico tutte le volte che devo .
Tutte le volte che posso,
... e aggiungo nel modo meno invasivo possibile ... chi vede le mie foto TUTTE corrette, deve avere il dubbio se io sappia usare la PP.
Il modo sarà meno invasivo, quanto maggiore sarà la conoscenza tecnica di come applicarlo.
Infatti chi è alle prime armi si nota di più, in quelli più bravi non si nota e neanche viene il sospetto (quasi sempre) di essere intervenuti.
... mi è sempre venuto un sospetto, a chi dice, che non è una vera fotografia se si fà PP, non è che per caso , è una forma di difesa , dal fatto che c'è una carenza conoscitiva o un rifiuto alle tecniche di fotoritocco?
un saluto e complimenti per gli stimoli e le riflessioni che questo 3D ha suscitato.
nicola
fabiocvc
Mar 27 2007, 11:10 PM
Io vorrei provare ad uscire dal coro:
non è che sia contrario alla postproduzione e il paragone con lo sviluppo in camera oscura sicuramente gli rende giustizia.
Però occorre anche ammettere che spesso l'arte della fotografia non è soltanto il prodotto finale, cioè la foto, ma l'abilità del fotografo di essere riuscito a immortalare un attimo nell'istante che si disponde, con le condizioni al contorno che ci sono in quel momento. In pratica 2 fotografi nello stesso posto scatterebbero 2 foto diverse e quello bravo ha colto l'angolo giusto, l'inquadratura giusta, l'esposizione giusta, ... , che fa sì che la foto lasci un buon sapore, mentre quello scarso (come me) riesce solo a fare una foto "normale".
Se si ha la "scusa" di poter intervenire a posteriori per cambiare le carte in tavola, scusate ma ci perdiamo l'aspetto più bello e cioè quello di sapere che se "scazzi" la foto, l'immagine che hai in mente (quella che avresti voluto vedere su carta) non sarà mai più possibile averla.
Insomma: se non ti arrocchi nella PP forse ci si impegna di più a migliorare la propria tecnica e a concentrarsi prima di scattare.
Col digitale in effetti si ragiona troppo in "ne faccio 20 per averne una che mi piace, tanto non si paga!".
Poi concordo che a foto fatta se puoi migliorarla perchè no.
Fabio