QUOTE(Led566 @ Mar 16 2006, 09:55 AM)
Beh, direi ... perfetto, nel senso che poi, secondo me, la maggior parte dei commenti sono partiti da questa base e, come dici tu, l'hanno "integrata".
In questo caso la nostra integrazione culturale ci porta più o meno tutti al concetto di "alienazione" legato allo sviluppo della società capitalistica postindustriale, il sentire l'uomo diverso ed estraneo alle "cose" che ha creato, l'umanità che rigetta la "reificazione".
Questi concetti sono ormai entrati nel DNA dell'uomo occidentale, ce li insegnano anche alla scuola media...
Sarebbe curioso chiedere ad un cinese (perché la foto è stata fatta in Cina) qual'é invece la sua lettura.
Comunque la tecnica di lettura che ci hai illustrato mi sta appassionando, mi sembra che fermandosi al punto giusto riesca a dare degli spunti molto validi.
Vedrò di procurarmi il libro del Taddei...
Dopo aver scritto la mia lettura dell’immagine che mi hai proposto, sono andato a leggermi i post dei partecipanti a quella discussione. Vi ho respirato un po’ l’aria di alcuni corsi di lettura dell’immagine e mi sono venute alcune riflessioni che ritengo importanti.
Una fotografia la si può esaminare in due modi diversi, entrambi legittimi:
1 - "Interpretare la fotografia". La nostra intenzione è allora quella di rispondere alla domanda: “Cosa mi dice questa immagine? A che mi fa pensare?”. Accanto ad osservazioni oggettive, ci si lascia andare alle sensazioni e si apre la strada alle “integrazioni culturali”. Ne vengono fuori interpretazioni a volte simili, a volte diverse, a volte addirittura opposte, così come ho potuto leggere nei vari interventi. Ciascuno legge l’immagine alla luce della propria cultura, della propria storia, del proprio credo, della propria esperienza, dello stato d’animo del momento. In questo tipo di approccio c’è più del lettore che dell’autore della foto.
2 – “Leggere la fotografia”. In questo caso l’intenzione è quella di cercare di risalire a ciò che l’autore ha voluto comunicarci. E’ allora essenziale pulire la nostra analisi da qualunque integrazione culturale che, naturalmente ed inevitabilmente, tende ad affiorare. In questa operazione è cruciale la prima fase della lettura, quella del “cosa”. Fase che a prima vista potrebbe apparire banale e superabile. Per fare un esempio concreto, allego una immagine di Giuseppe Alario, immagine che spesso mostro nei corsi nel momento in cui, dopo aver eseguito io alcune letture, invito i partecipanti a provare. Invariabilmente sento dire: “Una bambina che si appoggia alla madre”.

Non c’è nulla nella foto che ci dice che la persona cui si poggia la piccola creatura sia la mamma. Potrebbe essere la nonna o la zia o chiunque altro. Questa è appunto una integrazione culturale o psicologica. Alcuni vedono addirittura una donna incinta. Potrebbe trattarsi di una persona semplicemente obesa. Quello di spogliare la lettura da queste integrazioni, è proprio il lavoro più duro che mi è sempre toccato fare. Ma è proprio la presenza di queste “integrazioni” che rischia di allontanarci dal pensiero vero dell’autore. Che poi arrivare a capire cosa l’autore voleva dirci non sia cosa semplice, siamo d’accordo, ma questa è la strada più sicura per avere delle buone probabilità.
Un’altra foto che mi viene in mente (ma che non sono riuscito a ritrovare), è quella di un gruppo di bambini che stanno guardando qualcosa che è al di fuori dell’inquadratura. Il taglio pone al centro un bambino con la testa rivolta leggermente verso l’alto, con la bocca atteggiata a stupore e con un’aria di forte interesse. L’inquadratura taglia gli altri bambini che sono accanto al primo e che quindi si vedono solo in parte, ma tutti manifestano lo stesso identico atteggiamento. La foto è in B/N ed è ripresa col teleobiettivo. La lettura della foto ci porta a capire che il fotografo ha voluto porre in evidenza quell’aria di interesse e meraviglia intensi verso un qualcosa che è fuori del quadro. E questa è la lettura corretta. Se si legge poi la didascalia, si vede che si tratta di bambini russi che stanno vedendo tutti insieme in una piazza, uno dei primi televisori (si tratta di una immagine di tantissimi anni fa). Letta la didascalia, la foto ci appare sotto una luce diversa. In ogni caso, la lettura fatta precedentemente continua ad essere corretta.
Questa discussione sta volgendo verso il tema della lettura della fotografia, argomento assai affascinante. Non credo comunque che stiamo uscendo fuori dal tema iniziale. Credo che proprio provando a leggere delle fotografie ben precise, ci possiamo rendere conto del fatto che la fotografia può essere, oltre che documentazione, anche espressione.
Enrico