QUOTE(__Claudio__ @ Jan 9 2006, 02:39 PM)
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Comunque sia l'EUR è un quartiere particolare che non può prescindere assolutamente dalla storia per cui fu creato. Le foto di Lambratta d'altro canto lasciano adito a pochi dubbi. Infatti pur cercando di spersonificarsi non si può e forse non si deve tralasciare la sua caratteristica saliente. Questo non significa esporre le proprie preferenze politiche, significa solo interpretare attraverso i propri occhi quel che quel quartiere ci ispira.
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Assolutamente daccordo. Tutta l'architettura del periodo è fortemente influenzata da uno stile che è
storicamente definito
di regime. Quindi le scelte degli stessi architetti erano fortemente influenzate da ragioni politiche. C'era chi era perfettamente integrato, chi invece progettava al meglio, ma di malavoglia, con lo stile imposto. Tanto per far capire: il piano dell'EUR fu studiato da uno degli architetti più noti e integrati del tempo, Marcello Piacentini, che quindi in qualche modo impose pesantemente le scelte di tutti gli altri.
Ciononostante non bisogna dimenticare che proprio in quel periodo Roma ha prodotto la massima progettualità degli ultimi 4-5 secoli, lasciandoci delle perle che ancora oggi vengono studiate a fondo da tutti i ricercatori del mondo, e non certo per il loro valore politico. Ho già detto del Palazzo dei Congressi di Libera, ma altri esempi li ritroviamo all'interno della Città Universitaria, costruita al solito su piano di Piacentini, ma con edifici di grandissimo valore quali la Facoltà di matematica di Giò Ponti, o l'edificio di Fisica di Pagano.
Fuori Roma le cose non andavano diversamente, 2 esempi per tutti: la Casa del Fascio di Como di Giuseppe Terragni ha stimolato migliaia di architetti nel mondo (ultimo di questi l'americano Peter Eiseman che è bravissimo); la casa di Curzio Malaparte sulla scogliera a Capri, ancora di Adalberto Libera, che è un gioiello ed un esempio ancora valido.
In Europa, per finire, i grandi architetti invece furono costretti a fuggire per non sottostare allo stile di regime (ma non solo per questo...), trasmettendo però in questo modo lo
stile europeo al di fuori del continente: Mies Van De Rohe, ad esempio andò in america. Nacque così quello che per anni è stato definito
International Style.
So di essermi dilungato, ma lo spunto offerto è dicisamente stimolante. Ed ho voluto farlo perchè, a prescindere dall'ambiente politico in cui ci si è mossi, spesso gli architetti italiani sono riusciti a produrre grandi opere, troppo spesso trascurate proprio perchè realizzate in un periodo da demonizzare.
p.s.: tutto ciò detto, ripeto che non amo l'EUR, e ancor meno il periodo storico in cui è nato