e poi scusate il proseguo, ma ho come l'intenzione di essere stato frainteso, e intendo spiegarmi meglio. E voglio farlo partendo non
da ciò che ho letto e studiato, ma dalle mie esperienze personali, che sono poi le prime impressioni di un fotoamatore ai primi scatti.
La mia esperienza è questa, e cercherò di essere conciso -
io ho acquistato una D3300, con in Kit un 18-55mm retrattile (nuova versione della nikon),
ma siccome ho letto tantissime recensioni negative di questo obiettivo in Kit, che tutti i fotoamatori scanzavano come fosse la lebbra, non l'ho nemmeno aperto
dalla sua confezione. Sono ritornato a casa uscendo dal negozio con il pacco in mano
(parliamo di circa un mese, un mese e mezzo fa) per prelevare altre 50 euro che mi mancavano per arrivare a comprare il 35mm di cui tutti ne parlavano bene.
l'ho preso, pagato, l'ho montato, e per un mese ho scattao sempre con questo 35mm f1.8. Un fisso luminosissimo, un fisso luminosissimo.
Ebbene, in tutte le mie foto, in post produzione, vedevo sì delle immagini bellissime sul dettaglio, sulla luce che sembravano raggi gamma, ma nonostante il di lifting attivo,
le zone in ombra le dovevo sempre schiarire perché erano dei pezzi di carbone, e i passaggi tra le ombre e le luci, erano brusche e secche, e schiarendole, rischiavo spesso di sgranare
la foto, perché non c'erano un granc'è di tettagli, mentre nelle zone in luce,
potevo contare tutti i capelli a uno a uno, e i micropeli, le foto erano fredde, senza poesia, vedevi la cruda realtà ghiacciata.
Allora un giorno, per curiosità, dopo un mese, ho detto "perché non proviamo questo plasticotto che ho in kit di cui tutti ne parlano male?
L'ho provato, ma la prima sensazione che ho avuto al primo scatto è che quella luce e quella lampante nitidezza che aveva
il 35mm non c'era più, la foto mi sembrava quasi un disegno più che una foto, e i colori erano molto più accentuati, e il colore della luce
era gialla, non era più bianca e fredda, ma giallina e calda. Mi sono spaventato, perché io ero abituato a quella luce che tagliava come una lama,
e vedevi distintamente anche le piuù piccole pelurie della pelle, ma tutto ghiacciato: ho detto, ma questo obiettivo non mi piace. Tutto qui è soffice, astratto, i colori forti (non ero abituato con questi colori così esaltanti)
, perché l'occhio era abituato a quei colori esposti su di una lampada con luce fredda e chiara, che non scompaiono, ma non riuscivano ad esaltare come nel 18-55.
A primo impatto l'ho presa un po' male. Ho iniziato ad apprezzare questo obiettivo e a preferirlo al 35,, f1.8, solo quando ho iniziato a lavorare i RAW in post produzione,
e mi sono subito accorto che, se prima il mio lavoro era quello di schiarire le ombre con il rischio di sgranare le foto, adesso la situazione si era rovesciata: in tutte le mie foto,
con il 18-55mm, il mio lavoro in postproduzione, era quello di OSCURARE le ombre, perché erano tutte chiare e nitide da appiattire un po' la scena, rischiando pero', se non sapevo diligentemente equilibrare l'oscuramento delle ombre, di bruciarle.
Da questa esperienza ho capito che gli obiettivi luminosi, per offrire quella luminosità, perdevano la dolcezza e il colore giallo e naturale della luce, perdevano la dolcezza dei passaggi tra ombre chiare e scure, perché presentavano sempre dei passaggi brusci, dal troppo nero al troppo bianco. Punto.