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NikonClub.it Community > NIKON SCHOOL > TECNICHE Fotografiche
Pagine: 1, 2
giannizadra
QUOTE(blu_nova @ Nov 8 2005, 10:01 PM)

Chissà che foto avrebbero creato un Michelangelo o un Leonardo Da Vinci con una Nikon dei nostri tempi? huh.gif

Saluti
Giovanni
*



Michelangelo credo niente: i corpi Nikon sono robusti, ma inadatti a scalpellare il marmo... biggrin.gif
Leonardo invece.. Avete notato che per lo studio della luce e delle regole compositive (paesaggio, ritratto) i quadri e le mostre di pittura (figurativa naturalmente, non astratta) sono uno strumento "didattico" utile almeno quanto le fotografie, se non di più ?
blu_nova
QUOTE(giannizadra @ Nov 9 2005, 09:40 AM)
Michelangelo credo niente: i corpi Nikon sono robusti, ma inadatti a scalpellare il marmo... biggrin.gif
*



biggrin.gif biggrin.gif biggrin.gif sei forte Gianni !
comunque Michelangelo sarebbe riuscito a fare capolavori anche con una Nikon come scalpello (sono robuste) messicano.gif

ciao
Giò

PS: scusatemi se sono un pò OT.
manuelmagni@virgilio.it
QUOTE([giada] @ Nov 9 2005, 07:55 AM)
Appunto...
La regola dei terzi c'è ma solo per l'orizzonte,il resto è casuale ma è di tale impatto emotivo che l'infrazione ne ha fatto un immagine molto + forte.
*



ma non credo proprio che la forza di questa immagine stia sul dove è posto l'orizzonte.... please!!!


no comment
MAnuel.
blu_nova
QUOTE(manuelmagni@virgilio.it @ Nov 9 2005, 10:39 AM)
ma non credo proprio che la forza di questa immagine stia sul dove è posto l'orizzonte.... please!!!
no comment
MAnuel.
*



bè come ha già anticipato Giada "la nostra "griglia mentale" non è fatta solo di linee ma anche di diversi "pesi" quali forme,colori e riempimenti ma anche i simboli e i significati giocano forte nella composizione"

in un'immagine dai contenuti così "forte" la composizione forse ha un peso relativo.
ciao
Giò
Fedro
QUOTE(giannizadra @ Nov 9 2005, 09:40 AM)
Avete notato che per lo studio della luce e delle regole compositive (paesaggio, ritratto) i quadri e le mostre di pittura (figurativa naturalmente, non astratta) sono uno strumento "didattico" utile almeno quanto le fotografie, se non di più ?
*



Permettimi Gianni di porre l'accento su questa tua affermazione, trovo infatti che osservare e capire luci e composizione dell'enorme patrimonio pittorico che abbiamo a disposizione, sia, fotograficamente, tremendamente istruttivo (oltre che piacevole!)
Rita PhotoAR
QUOTE(manuelmagni@virgilio.it @ Nov 9 2005, 11:39 AM)
ma non credo proprio che la forza di questa immagine stia sul dove è posto l'orizzonte.... please!!!
no comment
MAnuel.
*




Con permesso parlando non credo tu abbia capito il senso di quello che volevo dire,cioè tutto tranne quello che hai inteso blink.gif . Scusa se mi sono spiegata male!!!


QUOTE
Avete notato che per lo studio della luce e delle regole compositive (paesaggio, ritratto) i quadri e le mostre di pittura (figurativa naturalmente, non astratta) sono uno strumento "didattico" utile almeno quanto le fotografie, se non di più ?


Esatto Gianni,una buona "educazione visiva" unita alla cultura/sensibilità personale giovano moltissimo nell'arte applicata,a maggior ragione quella figurativa!
manuelmagni@virgilio.it
QUOTE([giada)
,Nov 9 2005, 12:15 PM]Con permesso parlando non credo tu abbia capito il senso di quello che volevo dire,cioè tutto tranne quello che hai inteso  blink.gif . Scusa se mi sono spiegata male!!!
*



Ciao Giada,
il senso del mio intervento era che su un certo tipo di foto, in questo caso quella di reportage, credo che il tempo che si ha a disposizione per lo scatto, in alcuni frangenti pochissimo tendente allo zero, non sempre sia utilizzato per creare immagini che abbiano anche un certo gusto nell'inquadratura.
Piuttosto si tende a immortalare cmq un momento a discapito di qualsiasi regola (da infrangere o da seguire). Hai presente ad esempio quei fotografi che fanno foto tenendo la macchina in alto per scavalcare la folla durante un'intervista ad un politico?

Tutto qui.

Una foto che mostra cosa succedeva in Vietnam e mostrava cosa faceva il napalm sulle persone e sui bambini in questo caso (il vero segreto della forza di questa immagine, i bambini straziati) a mio giudizio va guardata e rielaborata per quello che testimonia e non tanto per come lo testimonia.

Ci sono foto che secondo me vanno al di la di un puro giudizio estetico perchè racchiudono un forte significato, e questa è un esempio perfetto.

Buone foto, Manuel.
__Claudio__
QUOTE(manuelmagni@virgilio.it @ Nov 9 2005, 11:29 AM)
Una foto .......... va guardata e rielaborata per quello che testimonia e non tanto per come lo testimonia.

Ci sono foto che secondo me vanno al di la di un puro giudizio estetico perchè racchiudono un forte significato, e questa è un esempio perfetto.



Mi ritrovo in perfetta sintonia con quanto espresso da manuel.
Rita PhotoAR
QUOTE
Ci sono foto che secondo me vanno al di la di un puro giudizio estetico perchè racchiudono un forte significato, e questa è un esempio perfetto.


Infatti era quello che volevo dire,non a caso questa foto è scelta nei corsi di fotografia proprio per esaltare la non-composizione,cioè quando il significato dell'immagine supera le normali regole. Un buon esempio di "violazione delle regole" lo ha fatto Antonio C. e Marco Negri,con alcuni ritratti hanno usato il grandangolare ed anche se proprio nn si tratta di "composizione" la "regola" vuole che si usi un mediotele. E' molto + difficile un bel ritratto con un grandangolare piuttosto che uno fatto con un 85mm.
Rita PhotoAR
QUOTE
Ci sono foto che secondo me vanno al di la di un puro giudizio estetico perchè racchiudono un forte significato, e questa è un esempio perfetto.


Ti dico anche che,senza una buona cultura e sensibilità per la fotografia di reportage,se lo scatto fosse stato fatto da un fotoamatore e non da un grande fotografo probabilmente il principiante l'avrebbe cestinata proprio perchè non ad hoc nelle regole... wink.gif
manuelmagni@virgilio.it
QUOTE([giada] @ Nov 9 2005, 12:47 PM)
Ti dico anche che,senza una buona cultura e sensibilità per la fotografia di reportage,se lo scatto fosse stato fatto da un fotoamatore e non da un grande fotografo probabilmente il principiante l'avrebbe cestinata proprio perchè non ad hoc nelle regole... wink.gif
*



un fotoamatore non ci si sarebbe trovato li... wink.gif
Bruno L
QUOTE(manuelmagni@virgilio.it @ Nov 9 2005, 11:29 AM)
..... Una foto che mostra cosa succedeva in Vietnam e mostrava cosa faceva il napalm sulle persone e sui bambini in questo caso (il vero segreto della forza di questa immagine, i bambini straziati) a mio giudizio va guardata e rielaborata per quello che testimonia e non tanto per come lo testimonia.

Ci sono foto che secondo me vanno al di la di un puro giudizio estetico perchè racchiudono un forte significato, e questa è un esempio perfetto.
*

Certamente il valore di questa foto, sta nel suo alto contunuto drammatico. Tuttavia credo che l'istinto e l'occhio fotografico dell'autore, forse anche inconscio, anche qui abbiano adottato un criterio compositivo che esalta ancora di più, portandola dritto nella mente e nel cuore dell'osservatore, la drammaticità dell'immagine, rendendola un capolavoro in tutti sensi.
...Probabilmente, ma è solo una mia ipotesi, la stessa scena, confusa e mal fotografata, non sarebbe rimasta così impressa nelle nostre coscienze.

saluti
Bruno
ludofox
Bruno mi ha tolto le parole dalla tastiera.

Infatti mi permetto di dissentire un po' dalla riflessione di Manuel.

Una foto (qualunque genere sia), è comunque una foto.
L'unico senso a nostra disposizione per osservarla è la vista.

La drammaticità di quelle immagini, la tragicità di bambini straziati dal napalm, il messaggio forte di protesta e di denuncia, nasce anche dal tipo di inquadratura, dal taglio. Quindi da tutto ciò che abbiamo fin'ora detto.

Non ci si spiegherebbe sennò come mai ci sono, tutto sommato, pochi Grandi Fotografi di reprtage.
Perchè le loro foto lasciano il segno? ...Sono certo, non solo per il contenuto.
@chie
QUOTE(ludofox @ Nov 8 2005, 06:15 PM)
Forse non te ne sei reso conto, ma hai seguito (quasi perfettamente) la regola del rettangolo aureo.

user posted image

A supporto di ciò che in modo esemplare ha detto Nico:
*


Hai perfettamente ragione, nemmeno la conoscevo!!! biggrin.gif

Grazie per il link, utilissimo.
manuelmagni@virgilio.it
QUOTE(Bruno L @ Nov 9 2005, 01:23 PM)
Certamente il valore di questa foto, sta nel suo alto contunuto drammatico. Tuttavia credo che l'istinto e l'occhio fotografico dell'autore, forse anche inconscio, anche qui abbiano adottato un criterio compositivo che esalta ancora di più, portandola dritto nella mente e nel cuore dell'osservatore, la drammaticità dell'immagine, rendendola un capolavoro in tutti sensi.
...Probabilmente, ma è solo una mia ipotesi, la stessa scena, confusa e mal fotografata, non sarebbe rimasta così impressa nelle nostre coscienze.

saluti
Bruno
*



Ciao Bruno,
io credo infatti che le regole siano una codificazione dell'istinto ma vi sto portando OT e chiudo qui i miei interventi. wink.gif

Ciao, Manuel.

P.S. C'è sempre un occhio dientro al mirino ed un cervello dietro all'occhio.
ludofox
QUOTE(manuelmagni@virgilio.it @ Nov 9 2005, 12:32 PM)
Ciao Bruno,
io credo infatti che le regole siano una codificazione dell'istinto ma vi sto portando OT e chiudo qui i miei interventi.  wink.gif

Ciao, Manuel.
*



No, Manuel.
Sei, al contrario, perfettamente in tema!

Stiamo parlando appunto di "griglie mentali" (cito Giada).
Più che di istinto, parlerei invece di esperienza.
L'esperienza intesa come conoscenza del mondo fisico che ci circonda, e che inizia qualche settimana prima del nostra nascita.
Rita PhotoAR
QUOTE
un fotoamatore non ci si sarebbe trovato li...



In Vietnam credo proprio di no,nella street generica invece...un buon reportagista non ha bisogno di andare in Vietnam per fare grandi foto. Concordo con Ludovico sul fatto che esistono pochi grandi del reportage smile.gif
marcofranceschini
QUOTE([giada)
,Nov 8 2005, 09:39 PM]Aggiungo: la nostra "griglia mentale" non è fatta solo di linee ma anche di diversi "pesi" quali forme,colori e riempimenti ma anche i simboli e i significati giocano forte nella composizione;infrangere una "regola" dando un diverso senso dell'"equilibrio" nella naturale lettura e percezione (grazie ad un preciso significato,estetico o concettuale) è opera grande e destinata a pochi.
*



Saluti
discussione fondamentale.
Molto importanti le premesse di Giada in questo suo intervento, ma altrettanto importanti le conclusioni.
Mi sento di poter tranquillamente affermare che la capacità di rispettare le principali regole compositive da parte di ognuno di noi è condizionata principalmente dallo studio delle stesse e dalla loro applicazione sistematica. Una corretta composizione non si realizza solo con la distribuzione coerente dei volumi all'interno del fotogramma, ma creando un percorso visivo logico che consenta la lettura immediata e corretta del messaggio.
Chi si occupa di pubblicità sa benissimo di che cosa parlo e di quali siano le tecniche, anche subliminali, nella comunicazione e gli studi che ci sono dietro alcune immagini...nulla viene lasciato al caso.
Fatta questa mia premessa ritengo molto difficile, per noi comuni mortali, addirittura rispettare le regole e creare percorsi visivi coerenti al messaggio immaginato e mi sento completamente d'accordo con Giada quando dice
QUOTE
infrangere una "regola" dando un diverso senso dell'"equilibrio" nella naturale lettura e percezione (grazie ad un preciso significato,estetico o concettuale) è opera grande e destinata a pochi.
...esatto destinata a pochi , ai geni , agli artisti...
Per questo quando sento qualcuno di noi parlare di regola infranta , mi viene da pensare ad un errore mascherato.
In questo desiderio di "indipendenza" compositiva vedo più "impotenza" e "incapacità"...
Il fotografo per sua natura vorrebbe sentirsi libero da ogni schema pre-confezionato, ma questo suo desiderio di libertà purtroppo comporta che sempre (quasi sempre) le sue opere siano zeppe di errori ...
Spesso alcuni di noi pensano di infrangere le regole, in realtà non conoscendole e rifiutando a priori la loro conoscenza...scattano solo delle immagini semplicemente sbagliate.

marco
mmfr
Rita PhotoAR
QUOTE
In questo desiderio di "indipendenza" compositiva vedo più "impotenza" e "incapacità"...
Il fotografo per sua natura vorrebbe sentirsi libero da ogni schema pre-confezionato, ma questo suo desiderio di libertà purtroppo comporta che sempre (quasi sempre) le sue opere siano zeppe di errori ...
Spesso alcuni di noi pensano di infrangere le regole, in realtà non conoscendole e rifiutando a priori la loro conoscenza...scattano solo delle immagini semplicemente sbagliate.

marco
mmfr


guru.gif guru.gif guru.gif guru.gif

grazie.gif

FZFZ
QUOTE
In questo desiderio di "indipendenza" compositiva vedo più "impotenza" e "incapacità"...
Il fotografo per sua natura vorrebbe sentirsi libero da ogni schema pre-confezionato, ma questo suo desiderio di libertà purtroppo comporta che sempre (quasi sempre) le sue opere siano zeppe di errori ...
Spesso alcuni di noi pensano di infrangere le regole, in realtà non conoscendole e rifiutando a priori la loro conoscenza...scattano solo delle immagini semplicemente sbagliate.


La fotografia è soggettività pura...nient'altro.
Parlare di errori non è così semplice....si può parlare di gusti...molto più difficilmente di errori...
Inoltre Marco, chi pensa di infrangere una regola, è perchè quella regola la conosce...non si può trasgredire "a priori" senza nemmeno un'idea vaga delle regola stessa...
Naturalmente esistono eccezioni, in campi molto specialistici della fotografia stessa...
Una foto di architettura(formale) non può avere linee cadenti, ad esempio.
Ma si tratta di ambiti tanto specialistici quanto ristretti!

In linee generali, invece la fotografia è comunicazione....che può avere anche diversi livelli di simbolismi....è un territorio in cui le regole non esistono.. il risultato finale sarà l'efficacia di quella comunicazione.....

E per efficacia si possono intendere miliardi di cose diverse: emozioni suscitate, bellezza della comunicazione stessa, armonia compositiva, etc, etc.

Altrimenti possiamo tranquillamente affermare che la Magnum sia l'agenzia con i fotografi più sopravvalutati del mondo...

Personalmente non lo credo...affatto!

Buone foto!

Federico.
marcofranceschini
QUOTE(FZFZ @ Nov 9 2005, 06:46 PM)
La fotografia è soggettività pura...nient'altro.
Parlare di errori non è così semplice....si può parlare di gusti...molto più difficilmente di errori...
Inoltre Marco, chi pensa di infrangere una regola, è perchè quella regola la conosce...non si può trasgredire "a priori" senza nemmeno un'idea vaga delle regola stessa...
Naturalmente esistono eccezioni, in campi molto specialistici della fotografia stessa...
Una foto di architettura(formale) non può avere linee cadenti, ad esempio.
Ma si tratta di ambiti tanto specialistici quanto ristretti!

In linee generali, invece la fotografia è comunicazione....che può avere anche diversi livelli di simbolismi....è un territorio in cui le regole non esistono.. il risultato finale sarà l'efficacia di quella comunicazione.....

E per efficacia si possono intendere miliardi di cose diverse: emozioni suscitate, bellezza della comunicazione stessa, armonia compositiva, etc, etc.

Altrimenti possiamo tranquillamente affermare che la Magnum sia l'agenzia con i fotografi più sopravvalutati del  mondo...

Personalmente non lo credo...affatto!

Buone foto!

Federico.
*


Ciao Federico
non mi trovo in accordo con nulla rolleyes.gif di ciò che affermi...ma spero che non sia un problema, siamo qui per parlarne wink.gif
La modalità che utilizza una fotografia per comunicare non può essere soggettiva, bensì oggettiva, e deve essere compresa da tutti coloro che parlano il medesimo linguaggio percettivo.
Il più delle volte chi afferma di trasgredire una regola in realtà ne applica un'altra che neanche conosce e lo abbiamo visto bene in questo 3D, o semplicemente non conosce le regole e quindi per "giustificare" un risultato scadente afferma "Io amo trasgredire le regole"...no amico, tu non sai neanche cosa significa applicare una regola compositiva smile.gif !!!!!
essendo comunicazione, la fotografia deve sottostare a delle regole...è come se in un discorso parlato, utilizzassi le parole pronunciate al contrario oppure non rispettassi la grammatica, il risultato sarebbe sicuramente deludente in quanto a comunicazione, magari soggettivamente potrei pure rimanere soddisfatto, ma gli altri!!!!!
i simobolismi di cui parli sono codificati e ri-conosciuti dalla nostra cultura ed hanno un preciso significato se cambi soggettivamente il valore ad un simbolo (es un colore) il messaggio risulta incomprensibile o sbagliato.
Quando parli di efficacia devi pensare che in realtà questa è indotta, non da una casuale e miracolosa combinazione di elementi e di simboli , ma da un' ordinata e rigorosa composizione, dove l'occhio e il cervello (attraverso la sua cultura in continua evoluzione) percepiscono il messaggio seguendo un percorso regolare e guidato.
Che poi sia difficile da ottenere un risultato del genere...su questo credo che possiamo trovarci tranquillamente tutti d'accordo...bisognerebbe sentire i "nostri" pubblicitari cosa ne pensano!!!

marco
mmfr
davidebaroni
QUOTE(mmfr @ Nov 9 2005, 08:34 PM)
La modalità che utilizza una  fotografia per  comunicare non può essere soggettiva, bensì oggettiva, e deve essere compresa da tutti coloro che parlano il medesimo linguaggio percettivo.
(...)
essendo comunicazione, la fotografia deve sottostare a delle regole...è come se in un discorso  parlato, utilizzassi le parole pronunciate al contrario oppure non rispettassi la grammatica, il risultato sarebbe sicuramente deludente in quanto a comunicazione, magari soggettivamente potrei pure rimanere soddisfatto, ma gli altri!!!!!

i simobolismi di cui parli sono codificati e ri-conosciuti dalla nostra cultura ed hanno un preciso significato se cambi soggettivamente il valore ad un simbolo (es un colore) il messaggio risulta incomprensibile o sbagliato.

Quando parli di efficacia devi pensare che in realtà questa è indotta, non da una casuale e miracolosa combinazione di elementi e di simboli , ma da un' ordinata e rigorosa composizione, dove l'occhio  e il cervello (attraverso la sua cultura in continua evoluzione) percepiscono il messaggio seguendo un percorso regolare e guidato.

Che poi sia difficile da ottenere un risultato del genere...su questo credo che possiamo trovarci tranquillamente tutti d'accordo...bisognerebbe sentire i "nostri" pubblicitari cosa ne pensano!!!
*



Cosa pensano i "nostri pubblicitari" aspetto di sentirlo anch'io... Intanto ti dico cosa pensa uno dei "nostri psicologi", se me lo permetti. smile.gif

La tua prima frase, mi dispiace dirlo, ma non tiene conto proprio di un assunto elementare della comunicazione. La comunicazione è percezione, e come tale è per default soggettiva. Prima ancora che abbiamo il primo accesso cosciente all'informazione registrata dai nostri organi di senso, questa informazione viene elaborata e trasformata dai nostri circuiti sensoriali neurologici, che sono diversi per ognuno (per esempio, io percepisco chiaramente suoni che normalmente sono considerati ultrasuoni e non vengono percepiti... e nessuno di noi vede i raggi X, o le radiazioni ultraviolette o infrarosse). Questo per dire che quelle che chiami "modalità oggettive" sono in realtà modalità statisticamente normali. Ciò fa sì che tali modalità siano già in partenza soggettive. smile.gif
Dopodiché intervengono le cosiddette trasformazioni linguistiche, e se entriamo in questo ginepraio non ne veniamo più fuori... biggrin.gif

E veniamo alla seconda. Le cosiddette regole della comunicazione sono note, e fra i primi assunti della comunicazione ci sono "Il significato di una comunicazione è l'effetto che ottiene", e "La mappa non è il territorio". Ma c'è un altro aspetto: certamente se tu parlassi al contrario ci sarebbero delle difficoltà fra i tuoi ascoltatori, ma questo non renderebbe la tua comunicazione inefficace, perché l'efficacia della comunicazione, come di ogni altra cosa, può essere misurata solo sulla base dell'obiettivo che si prefiggeva di raggiungere... smile.gif Se fare tutto ciò suscita l'effetto da te desiderato, la tua comunicazione è efficace.

I "simboli", poi, sono un altro elemento essenzialmente statistico. Persino gli archetipi Junghiani non sono così archetipici come a lui sarebbe piaciuto. Ad esempio, il simbolo del serpente, che riveste un particolare significato nella cultura cattolica, ne ha altri completamente diversi in altre culture, e io personalmente gli attribuisco significati praticamente opposti a quelli standard. Nessun simbolo significa la stessa cosa per tutti. Quindi, stiamo parlando di simboli che, a grandi linee, hanno lo stesso effetto su una maggioranza statistica di persone. E' molto diverso dall'essere oggettivi. E il simbolo "colore" da te citato non varrebbe per uno affetto da acromatopsia o da daltonismo (complessivamente, una percentuale abbastanza significativa della popolazione). smile.gif

E per quanto riguarda l'ordinata e rigorosa composizione, come dice giustamente Giada, essa è inscritta nella nostra neurologia, e chiunque abbia familiarità con la Psicologia della Percezione o Gestalt lo sa benissimo. Si tratta di "sintonizzarsi" con le proprie percezioni ed emozioni... smile.gif

Ecco, per me, se si ha idea (più o meno conscia, ma precisa) del risultato "comunicativo" che si vuole raggiungere, il nostro cervello seleziona quasi automaticamente la composizione che più di ogni altra nel nostro repertorio ci permette di raggiungerlo, fatte salve le limitazioni dovute alle nostre convinzioni personali che ci limitano più o meno inconsciamente.

Detto questo, certo che studiare le regole di composizione è di grande utilità, perché amplia enormemente il nostro repertorio, l'archivio fra i cui files il nostro cervello va a pescare le opzioni e le soluzioni... ma deve diventare una competenza inconscia, come l'uso del linguaggio, che funziona in automatico a seconda del risultato che si vuole raggiungere. smile.gif

Scusate il post un po' "poco chiaro", ma sono di corsa e sto nel frattempo anche cucinando... biggrin.gif
@chie
QUOTE(twinsouls @ Nov 9 2005, 10:38 PM)
.....Ecco, per me, se si ha idea (più o meno conscia, ma precisa) del risultato "comunicativo" che si vuole raggiungere, il nostro cervello seleziona quasi automaticamente la composizione che più di ogni altra nel nostro repertorio ci permette di raggiungerlo, fatte salve le limitazioni dovute alle nostre convinzioni personali che ci limitano più o meno inconsciamente.
....

Mi trovo perfettamente in linea con quanto esposto!!
wink.gif
FZFZ
QUOTE
Ciao Federico
non mi trovo in accordo con nulla  di ciò che affermi...ma spero che non sia un problema, siamo qui per parlarne 


Bè si può discutere costruttivamente solo sulla base che almeno una qualche differenza d'opinione esista....
E anche se non concordi per nulla il confronto può comunque risultare utile...
Attraverso nuovi punti di vista si può arrivare a visioni più complete, a mio parere..

In linea di massima, comunque, concordo con il "collega" psicologo (twinsouls)
( in realtà mi mancano pochissimi esami... dry.gif )


A quello già detto da lui (spiegato benissimo come al solito...peraltro) aggiungerei qualche precisazione.

Quando tu, Marco, affermi

QUOTE
La modalità che utilizza una fotografia per comunicare non può essere soggettiva, bensì oggettiva, e deve essere compresa da tutti coloro che parlano il medesimo linguaggio percettivo.



affermi che una belle foto è bella oggettivamente , per cui piacerà a tutti.
Perchè se la modalità di comunicazione è oggettiva c'è l'assunto che esista un linguaggio formale, nella fotografia, oggettivato e riconosciuto come tale.
In questo caso sarei curioso di capire come HCB ( l'occhio del secolo...) possa addirittura fare schifo ad alcuni...mentre da altri viene adorato ( io per primo lo adoro..in senso buono tongue.gif )
Semplicemente perchè non esiste un linguaggio formale nella fotografia...
L'unica cosa oggettiva, nella foto, è il mezzo attraverso il quale avviene la comunicazione, cioè la macchina e la luce....
Senza contare , poi, che ogni persona vanta una sensibilità diversa, una personalità diversa ( e quindi gusti diversi...), una cultura diversa, un approccio emotivo diverso, etc, etc
Da qui mi sembra evidente, insieme alla spiegazione di davide, come non possa esistere una lettura univoca di alcunchè in alcuna forma d'arte.
Una scappatoia, parziale, ci sarebbe: negare che la fotografia sia una forma d'arte...ma questo non eliminerebbe il problema...verrebbe un pò attutito diciamo...

QUOTE
Il più delle volte chi afferma di trasgredire una regola in realtà ne applica un'altra che neanche conosce e lo abbiamo visto bene in questo 3D, o semplicemente non conosce le regole e quindi per "giustificare" un risultato scadente afferma "Io amo trasgredire le regole"...no amico, tu non sai neanche cosa significa applicare una regola compositiva


Sù questo siamo più vicini come posizioni....possono esserci casi in cui alcuni possono comportarsi così.
Ma credo siano eccezioni....


QUOTE
è come se in un discorso parlato, utilizzassi le parole pronunciate al contrario oppure non rispettassi la grammatica, il risultato sarebbe sicuramente deludente in quanto a comunicazione, magari soggettivamente potrei pure rimanere soddisfatto, ma gli altri!!!!!



Gli altri?
Dipende sempre dal contesto.....
Ovvio che se uno cerca di socializzare con qualcuno mai visto prima e si mette a parlare alla rovescia i risultati non saranno buoni...


QUOTE
i simobolismi di cui parli sono codificati e ri-conosciuti dalla nostra cultura ed hanno un preciso significato se cambi soggettivamente il valore ad un simbolo (es un colore) il messaggio risulta incomprensibile o sbagliato.


I simboli universali sono morti con Leopardi...anzi direi definitivamente con i maledetti francesi...(Raimboud,Mallarmè,Boudelaire,etc)
Oggi si assiste sempre più ad una "soggettivazione" dell'opera, ed in fondo, è solo così che ha senso.
Attenzione però!
Questo non vuole essere la "scappatoia" per tutte quelle schifezze di foto che faccio io....
Ovviamente ci sarà un giudizio degli altri (critici, amici, colleghi,etc) per i quali forse sarà più difficile interpretare le mie opere ( è per dire...è solo un esempio ovviamente! tongue.gif )però sarà un'interpretazione più corretta, o che almeno tenterà di avvicinarsi maggiormente all'opera ed all'autore.
Oggi non si può criticare un'opera senza conoscere adeguatamente l'autore, il suo linguaggio, la sua storia, la sua "visione del mondo"....
O meglio...si può fare ma si rischia di scadere nella superficialità...


QUOTE
Quando parli di efficacia devi pensare che in realtà questa è indotta, non da una casuale e miracolosa combinazione di elementi e di simboli , ma da un' ordinata e rigorosa composizione, dove l'occhio e il cervello (attraverso la sua cultura in continua evoluzione) percepiscono il messaggio seguendo un percorso regolare e guidato.


Secondo me è proprio questo che Magnum, con i suoi interpreti, dimostra quanto sia falso...

Non c'è una "matematica" del successo nella fotografia....ogni situazione ( o quasi) , se letta con la giusta sensibilità può dar luogo ad una bellissima fotografia...
Legarsi a dei vincoli concettuali ( come quelli dei terzi...) è limitante e assurdo secondo me.
Và bene....se voglio fare dei poster o ,sè và male, delle cartoline....ma non è detto che siano questi canoni a portare grandi foto...
Anzi, come ho spiegato, se si è TROPPO legati a fattori del genere, si rischia di perdere in spontaneità...

Del resto, come hai scritto tu , il cervello è in continua evoluzione... facciamo in modo che continui ad evolvere allora... wink.gif

Con questo, non voglio arrivare a dire che le regole siano inutili e tanto vale non conoscerle...anzi!
Vanno studiate, approfondite, messe in pratica abbondantemente e poi capire quando ne abbiamo bisogno e quando no...

Rita PhotoAR
Questa discussione mi piace!! E' molto e troppo vero quello che affermate tutti in base alle vostre esperienze soggettive sia come fotografi che come lettori di immagini. Però,e c'è sempre un però nelle cose,com'è vero che la percezione è soggettiva e l'interpretazione pure c'è sempre un modello di comunicazione oggettiva insito dentro noi che va a caccia di regole da applicare. Questo banale discorso nasce dal fattore (istintivo) più importante,e cioè "noi,consciamente o inconsciamente tendiamo a cercare un equilibrio",quindi applichiamo delle regole che abbiamo immagazzinato durante le nostre esperienze percettive (in questo caso,visive). E' ovvio che per una comunicazione efficace a volte queste regole possano essere trasgredite,ma un conto è comunicare con il caos,un altro è comunicare con intenzionalità,ovvero,creare una comunicazione che possa divenire innovativa perchè efficace attraverso il comunicare uno squilibrio. Ne è di lampante esempio la differenza di comunicazione di uno psicotico che genera un forte disagio in una persona profana.Non tutti però siamo in grado di comunicare attraverso il disordine,cioè di essere compresi per la nostra pura soggettività. Se i monologhi sgrammaticati di James Joyce non avessero avuto un "a priori" decisivo per la letteratura mondiale sarebbero rimasti un "caos incomprensibile";violare uno standard di comunicazione/espressione creando un nuovo linguaggio o una precisa icona è opera dei grandi,non certo mia quando sbaglio una composizione o mi dimentico la punteggiatura. Non possiamo ridurre tutto ciò che è condiviso alle regole della mera soggettività,dobbiamo conoscere le regole,applicarle,studiarle e poi,quando ne avremo assimilato il "linguaggio" qualche nuovo grande artista saprà "come" violarle introducendo una nuova e condivisa comunicazione. Una mia foto sbagliata resta nel cestino di windows,non di certo assurge ad essere interpretata come "arte" nella mia beata ignoranza,lo abbiamo visto in secoli di storia.
davidebaroni
QUOTE([giada] @ Nov 10 2005, 09:00 AM)
... Però,e c'è sempre un però nelle cose,com'è vero che la percezione è soggettiva e l'interpretazione pure c'è sempre un modello di comunicazione oggettiva insito dentro noi che va a caccia di regole da applicare.
*



Beh, Giada, più che andare a caccia di regole da applicare mi sa che semplicemente applica (spesso inconsciamente) le regole che conosce, senza soffermarsi più di tanto sull'esserne consapevole o essere in grado di enunciarle... E non sono molto sicuro che questo sia un modello di comunicazione oggettiva.

Onestamente, più che di "oggettivo" parlerei di "condiviso". E questo introduce l'aspetto "culturale" della comunicazione, e ciò che tu stessa implichi quando parli dell'a priori ai monologhi Joyciani e degli standard di comunicazione che si possono modificare e creare (il che implica appunto che non sono oggettivi ma condivisi, e che devono essere portati ad un sufficiente livello di condivisione per poter essere efficaci... wink.gif ).
Inoltre, ancor più che di regole parlerei di codici.

Un altro fattore necessario per una comunicazione efficace, oltre al conoscere i codici condivisi di comunicazione, è l'intenzione. Se non sappiamo cosa volevamo comunicare, e cioé che effetto volevamo produrre, non possiamo sapere se lo abbiamo effettivamente comunicato, e quindi se la nostra comunicazione è stata o no efficace. Anche tu fai questa distinzione. Ma io non concordo al 100% con la tua frase:

QUOTE([giada] @ Nov 10 2005, 09:00 AM)
...ma un conto è comunicare con il caos,un altro è comunicare con intenzionalità,ovvero,creare una comunicazione che possa divenire innovativa perchè efficace attraverso il comunicare uno squilibrio.
*



Quello che stai facendo qui è esprimere una equivalenza fra "comunicare con intenzionalità" e "creare una comunicazione innovativa"... Ma nella realtà quante volte possiamo avere l'intenzione di comunicare in modo consueto? Se non creiamo una innovazione la nostra comunicazione non è intenzionale? wink.gif
...E nel periodo immediatamente successivo definisci la comunicazione potenzialmente "innovativa" come "efficace attraverso il comunicare uno squilibrio". Ma uno squilibrio rispetto a cosa? Quale squilibrio, esattamente? Non potrebbe essere altrettanto efficace, e magari innovativa, comunicando un equilibrio?

QUOTE([giada] @ Nov 10 2005, 09:00 AM)
Ne è di lampante esempio la differenza di comunicazione di uno psicotico che genera un forte disagio in una persona profana. Non tutti però siamo in grado di comunicare attraverso il disordine,cioè di essere compresi per la nostra pura soggettività.
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biggrin.gif
La comunicazione di uno psicotico, per quel che vedo, genera spesso disagio anche negli addetti ai lavori, a meno che per "profano" tu intenda un "non psicotico"... e torniamo ai codici condivisi. In questo caso tocca a chi comunica con lo psicotico imparare i suoi codici di comunicazione e utilizzarli per "incontrare" lo psicotico nel suo mondo... Il problema di comunicazione dello psicotico sta nel fatto che i suoi codici non sono condivisi da nessun altro, non nel caos, che spesso è solo apparente. smile.gif (scusate se vi sembra OT... ma non lo è poi così tanto!).

QUOTE([giada] @ Nov 10 2005, 09:00 AM)
Se i monologhi sgrammaticati di James Joyce non avessero avuto un "a priori" decisivo per la letteratura mondiale sarebbero rimasti un "caos incomprensibile";violare uno standard di comunicazione/espressione creando un nuovo linguaggio o una precisa icona è opera dei grandi,non certo mia quando sbaglio una composizione o mi dimentico la punteggiatura. Non possiamo ridurre tutto ciò che è condiviso alle regole della mera soggettività,dobbiamo conoscere le regole,applicarle,studiarle e poi,quando ne avremo assimilato il "linguaggio" qualche nuovo grande artista saprà "come" violarle introducendo una nuova e condivisa comunicazione. Una mia foto sbagliata resta nel cestino di windows,non di certo assurge ad essere interpretata come "arte" nella mia beata ignoranza,lo abbiamo visto in secoli di storia.
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E qui finalmente siamo abbastanza d'accordo, nel senso che la quantità di condivisione ci permette di dichiarare di esserlo... biggrin.gif
La violazione dello standard, cioé del codice condiviso, deve essere intenzionale per avere valore, soprattutto innovativo. E non può, di solito, prescindere da codici non ancora condivisi a sufficienza, ma comunque già presenti nel tessuto culturale.
Questo tuo ultimo paragrafo, se ci fai caso, sposta la cornice del discorso dall'assoluto allo statisticamente rilevante, dall'oggettivo al condiviso.

E mi permette di fare un'ultima, forse provocatoria, osservazione.

Non esiste linguaggio senza regole (codici) condivisi. Nel linguaggio parlato queste sono le lettere (che codificano i suoni), le parole (che codificano il modo "corretto" di mettere insieme i segni elementari, cioé le lettere, e attribuisce una corrispondenza di "significato" a questi insiemi di segni), la grammatica e la sintassi (che codificano il modo "corretto" di mettere insieme le parole). La cultura determina (codifica) la distribuzione statistica dei significati condivisi. Al di là di questo, tutto il resto è soggettivo. smile.gif

E in fotografia?
Rita PhotoAR
Ti dirò,che nonostante i 10 esami di psicologia sostenuti,esattamente 15 anni fa ho fatto fatica a leggere il tuo post! laugh.gif
Forse sono troppo terra terra per questi tipi di discorsi,non reggo il confronto,sono anche troppo stanca,mi ritiro!!! biggrin.gif biggrin.gif
Ho solo espresso una mia opinione riguardo l'applicazione delle regole,opinione peraltro personale. Preferisco la mia banale fotografia con le regole dei terzi,istintiva e poco analitica. Grazie per il ripasso!!! A buon rendere laugh.gif
davidebaroni
QUOTE([giada)
,Nov 10 2005, 09:57 PM]Ti dirò,che nonostante i 10 esami di psicologia sostenuti,esattamente 15 anni fa ho fatto fatica a leggere il tuo post!
Forse sono troppo terra terra per questi tipi di discorsi,non reggo il confronto,sono anche troppo stanca,mi ritiro!!!
Ho solo espresso una mia opinione riguardo l'applicazione delle regole,opinione peraltro personale. Preferisco la mia banale fotografia con le regole dei terzi,istintiva e poco analitica. Grazie per il ripasso!!! A buon rendere
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Ti chiedo umilmente perdono, Giada. Se hai fatto fatica, vuol dire che io non mi sono espresso come avrei dovuto. Me ne dispiace. smile.gif
Non mi stupisce, comunque, che gli esami passati non ti abbiano aiutato, in questo caso. Non siamo nel campo della psicologia "classica"... wink.gif
E non voleva essere un "confronto", se non un confronto di idee... smile.gif
Anche io ho solo espresso una mia opinione... E in fondo abbiamo detto cose simili, solo che dove tu parli di "regole" io dico "codici", e dove dicevi "oggettivi" io ho sostituito "statisticamente significativi". E' solo questione di parole... E del significato condiviso che gli si attribuisce! biggrin.gif

Mica facile, comunicare, eh? Altro che "oggettivo"... wink.gif biggrin.gif laugh.gif
P.Pazienza
QUOTE(FZFZ @ Nov 10 2005, 01:57 AM)

L'unica cosa oggettiva, nella foto, è il mezzo attraverso il quale avviene la comunicazione, cioè la macchina e la luce....
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Pollice.gif

"Qual'è il contenuto del messaggio fotografico? Cosa è che la fotografia trasmette? Per definizione la scena stessa, il reale letterale. Dall'oggetto alla sua immagine c'è certamente una riduzione: di proporzione, di prospettiva, di colore. Ma questa riduzione non è in alcun momento una trasformazione (...) non è affatto necessario disporre una relazione, cioè un codice; certamente l'immagine non è il reale, ma essa ne è nondimeno l'analogon perfetto, ed è precisamente questa perfezione analogica che, per il senso comune, definisce la fotografia. Così appare lo statuto particolare dell'immagine fotografica: è un messaggio senza codice (...)"

da: Il Messaggio fotografico, Roland Barthes

Pollice.gif


Le regole, le si conoscano o meno, sono solo dei tentativi di codificare qualcosa che per sua stessa natura sfugge e rifiuta qualsiasi tentativo di codifica; la loro applicazione o "violazione consapevole" può avere solo un'efficacia formale sulla foto intesa come oggetto (il pezzo di carta) e non sull'atto fotografico.
Io la penso così...

FZFZ
QUOTE
";violare uno standard di comunicazione/espressione creando un nuovo linguaggio o una precisa icona è opera dei grandi,non certo mia quando sbaglio una composizione o mi dimentico la punteggiatura.


Ciao Giada!

Vedi secondo me in questa frase si nasconde un errore concettuale.
Un nuovo linguaggio non si inventa per "errore".
Oppure un tuo tentativo di rompere le regole dev'essere mediato da qualche tipo di consapevolezza, di motivazione, di scelta....
Non è che uno rompe le regole sbagliando, almeno di norma....
Naturalmente non sono così folle che quando sperimento ho l'idea di diventare chissachì...anzi!
Io lo faccio per me stesso....e basta.
Cerco una mia modalità di espressione....una che mi rappresenti al meglio.... naturalmente nel limite delle mie capacità intelletuali , umane e tecniche...
Tutto qui...

Ciao!

Buone foto!

Federico.
F.Giuffra
Riguardo alla foto di guerra, mi pare di capire che quando ci sono tanti soggetti nella scena mettere quello principale al centro possa aiutare a dirottare, a centrare l'attenzione. E poi quando l'azione è velocissima conviene mettere il fuoco al centro e scattare senza perdere tempo a spostare l'inquadratura.

Certo sarebbe bello trovare una regola che aiuti i principianti a infrangere le regole, ma non so se è possibile.
FZFZ
QUOTE
una regola che aiuti i principianti a infrangere le regole, ma non so se è possibile.


Questo è uno dei controsensi più belli che abbia letto negli ultimi tempi...

Quasi degno di Oscar Wilde!!! rolleyes.gif


Federico.
F.Giuffra
Tu chiamale, se vuoi, eccezzioni...
Lambretta S
QUOTE(F.Giuffra @ Nov 12 2005, 11:37 PM)
Certo sarebbe bello trovare una regola che aiuti i principianti a infrangere le regole, ma non so se è possibile.


Giuffra se non ci fosse bisognerebbe inventarlo... laugh.gif laugh.gif laugh.gif

Boh io tutti sti ragionamenti prima di scattare non li faccio... scatto e basta se una foto piace a me piace a tutti e se a qualcuno non gli sta bene... se la faccia meglio da se... prima di criticare una foto bisognerebbe farne una meglio e poi possiamo parlare... è facile scrivere questa foto qui non va bene per questo quello o quell'altro... tu dove cavolo stavi quando l'ho scattata... potevi starci anche tu e così vediamo come veniva a te... a me piace la fotografia perché mi permette di risparmiare un sacco di chiacchiere invece di raccontarla una cosa la faccio vedere... e c'è una bella differenza... le regole ci sono perché qualcuno poi si possa vantare di averle infrante... se non ci fossero le regole la vita sarebbe più monotona e non il contrario... texano.gif
PAS
QUOTE(Lambretta S @ Nov 13 2005, 12:45 PM)
Giuffra se non ci fosse bisognerebbe inventarlo... laugh.gif  laugh.gif  laugh.gif

Boh io tutti sti ragionamenti prima di scattare non li faccio... scatto e basta se una foto piace a me piace a tutti e se a qualcuno non gli sta bene... se la faccia meglio da se... prima di criticare una foto bisognerebbe farne una meglio e poi possiamo parlare... è facile scrivere questa foto qui non va bene per questo quello o quell'altro... tu dove cavolo stavi quando l'ho scattata... potevi starci anche tu e così vediamo come veniva a te... a me piace la fotografia perché mi permette di risparmiare un sacco di chiacchiere invece di raccontarla una cosa la faccio vedere... e c'è una bella differenza... le regole ci sono perché qualcuno poi si possa vantare di averle infrante... se non ci fossero le regole la vita sarebbe più monotona e non il contrario... texano.gif
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Pollice.gif Pollice.gif Pollice.gif
Lambretta anche te, se non ci fossi, bisognerebbe inventarti. smile.gif
teo
Per me, che ancora di esperienza ne ho poca, la regola dei terzi non è così automatica, ma ci devo pensare un po' quando inquadro. La ritengo una linea guida generale che può andare bene nella maggior parte dei casi perchè, secondo me, dà equilibrio e dinamismo all'immagine. Certo è che se si possono ottenere le stesse cose con altre inquadrature che non rispettino la regola dei terzi. Non si tratta di seguire una regola o infrangerla, ma di trovare un equilibrio compositivo. Quindi quando si parla di "violare" la regola dei terzi per me significa trovare un altro equilibrio, che non sbilanci troppo la composizione.

ps: scusate la qualità della foto ma è una scansione da stampa con uno scanner della prima guerra mondiale e il monitor fa i capricci tongue.gif

[attachmentid=32879]
giannizadra
La regola dei terzi (spesso utilissima, per carità; tanto che la applichiamo il più delle volte inconsciamente) mi ricorda una delle prime regole che si apprendono alle scuole di roccia del CAI (Club Alpino It.):
" Mai abbandonare un appiglio prima che gli altri tre arti siano assicurati in modo stabile alla parete". Norma fondamentale per salire carponi una collinetta erbosa dal lato meno ripido.. rolleyes.gif
Voglio dire che le regole della composizione è bene conoscerle, ma non per farsene condizionare e applicarle pedissequamente.
E vanno conosciute tutte, per poterle ignorare tutte, se serve: troppe scuole di fotografia sono una fucina di foto tutte uguali..
_Nico_
Oltre le regole che presiedono la percezione, bisogna tenere conto dei codici culturali, e dei presupposti che fissiamo. Per esempio in questa discussione il presupposto è che mettere il soggetto a lato -dopo aver diviso il formato in tre- invece che al centro, sia LA regola, e dunque che porlo al centro sia un'infrazione. Dopo alcuni interventi incluso il mio, il presupposto è che il soggetto a lato ovvero al centro siano DELLE regole. Ma solo su questo presupposto stiamo valutando. Per esempio si sta valutando questa foto come se rientrasse nella regola «soggetto centrale»:

user posted image

Mi sembra che stiamo accettando implicitamente che il soggetto sia la bambina nuda, e certamente attrae la nostra attenzione proprio perché nuda, ma la questione è un po' più complessa. Intanto la prospettiva della strada, cui non badiamo, ma c'è e guida all'insieme dei soggetti, è decentrata. In secondo luogo dal primo bimbo ai soldati il nostro occhio percepisce una sorta di guida prospettica racchiusa dalle diagonali che uniscono le teste e i piedi dei soggetti. Se proprio vogliamo applicare uno schema compositivo, questa immagine rientra nel sistema a fasce (più o meno) parallele, sia pure interpretato in maniera dinamica -e in parte a causa dello svolgersi dell'evento.

Il modello più banale (e obbligatorio) del sistema a fasce parallele è quello della foto di gruppo, con gli accosciati, quelli in piedi, e quelli sul gradino o un qualche rialzo. Un esempio di sistema a fasce è lo Sposalizio di Raffaello, ma ne potremmo trovare a iosa. Un altro esempio potrebbe essere il Quarto stato di Pellizza da Volpedo, e la forte, marcata centralità del gruppo in primo piano ci dice quanto poco centrale sia l'impostazione della celebre foto del Vietnam.

Insomma, accettando implicitamente il presupposto decentrato/centrale siamo portati a 'leggere' secondo questo schema, e rischiamo di trascurare altre possibilità... Per esempio, sempre parlando di presupposti, consideriamo la «regola dei terzi» come alternativa alla collocazione centrale del soggetto. Nel passato accadeva d'usare l'una e l'altra. La Resurrezione di Piero della Francesca è un valido esempio. Tutti diremmo che l'opera è costruita seguendo un'assialità centrale, eppure è un'opera costruita con la regola dei terzi:

user posted image


Cristo è inscritto nella fascia verticale centrale, e poggia la gamba proprio sull'asse dei 2/3. Il sepolcro occupa esattamente la prima fascia inferiore orizzontale. La seconda fascia orizzontale delimita le spalle del Cristo, e include il suo torso (la sua parte 'centrale'), mentre la terza fascia enuclea solo la testa, e il vessillo. L'insieme s'inscrive entro un triangolo costruito sulla tripartizione dello spazio, entro cui si dispongono le braccia di Cristo. Nel caso di quest'opera, oltre il «potere del centro» che presiede la nostra percezione, si aggiunge un 'codice culturale' condiviso (uso volutamente il termine introdotto da Davide/Twin): la centralità del Cristo.

Bisognerebbe aggiungere che Piero, pur rispettando ed esaltando questo codice culturale tramite un altro codice culturale dell'epoca, cioè la geometria come legge universale e pertanto manifestazione di Dio, introduce 'novità': gli occhi profondamente cerchiati del Cristo ci dicono che la resurrezione, cioè superare la morte, non è una passeggiata, e segna profondamente chi vi riesce. Il Cristo di Piero è segnato dalla morte come Osiride. Dunque, pur nel rispetto dei codici percettivi e culturali (geometria, tripartizione, centralità del Cristo ecc.), l'opera introduce nuove letture e si presta a diverse interpretazioni. Ma la questione sarebbe più lunga e smetto di tediarvi.

Per tornare al tema della discussione, l'opera di piero della Francesca è uno solo dei molteplici esempî che si potrebbero fare di «regola dei terzi» e centralità congiunte... wink.gif
ludofox
QUOTE(Lambretta S @ Nov 13 2005, 11:45 AM)
Boh io tutti sti ragionamenti prima di scattare non li faccio... scatto e basta se una foto piace a me piace a tutti e se a qualcuno non gli sta bene... se la faccia meglio da se... prima di criticare una foto bisognerebbe farne una meglio e poi possiamo parlare... è facile scrivere questa foto qui non va bene per questo quello o quell'altro... tu dove cavolo stavi quando l'ho scattata... potevi starci anche tu e così vediamo come veniva a te... a me piace la fotografia perché mi permette di risparmiare un sacco di chiacchiere invece di raccontarla una cosa la faccio vedere... e c'è una bella differenza... le regole ci sono perché qualcuno poi si possa vantare di averle infrante... se non ci fossero le regole la vita sarebbe più monotona e non il contrario... texano.gif
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Caro Stefano.
Mi permetto di analizzare il tuo intervento.

Non fare "tutti sti ragionamenti prima di scattare" non vuol dire necessariamente che le regole di composizione non vengano seguite.
Vuole semplicemente dire che quelle regole sono talmente assorbite, che non ci viene da ragionarci sopra. Le applichiamo in "automatico".
Oppure vuol dire che non si conoscono, facciamo delle foto alcune delle quali non ci piacciono, altre invece sì. Quest'ultime seguono probabilmente delle regole compositive.

E poi, non è necessario essere un bravo fotografo per poter analizzare e criticare una foto, come non è necessario essere pittori provetti per criticare un quadro, o ancora non è necessario essere un campione di basket, per poter allenare una squadra.
Per quanto non ci piaccia, teoria e pratica sono due aspetti che possono essere distinti.

Ribadisco la mia convinzione che la violazione delle regole di composizione è più spesso la conseguenza di "ignoranza" (nell'accezione letterale del termine) piuttosto che il contrario.
Se così non fosse, non potremmo contare solo sulle dita di una mano i cosiddetti "caposcuola". Quelli, cioè, che stravolgono le regole.
Un esempio musicale? Jimi Hendrix. Senza di lui, oggi si suonerebbe la chitarra elettrica in un modo ...diverso.

Il condizionamento al quale veniamo sottoposti fin dalla nascita, non può essere sottovalutato.
_Nico_
QUOTE(ludofox @ Nov 13 2005, 03:14 PM)
Vuole semplicemente dire che quelle regole sono talmente assorbite, che non ci viene da ragionarci sopra. Le applichiamo in "automatico".

Correct... smile.gif E aggiungo un esempio. Quando guido non mi devo dire «adesso devo effettuare un sorpasso, dunque controllo che non vi sia nessuno alle mie spalle e sull'altra corsia, metto la freccia, spingo sul pedale dell'acceleratore»... Lo faccio in 'automatico', magari mentre penso a Piero (ammetto che la stragrande maggioranza delle mie lezioni le preparo in autostrada...).

QUOTE(ludofox @ Nov 13 2005, 03:14 PM)
Il condizionamento al quale veniamo sottoposti fin dalla nascita, non può essere sottovalutato.

Perfetto. Non si può trasgredire che ciò che si conosce, e bene. Non conoscere le regole della percezione, i codici socio-culturali non significa esserne liberi ma, quasi sempre e al contrario, esserne schiavi.
Lambretta S
E che ho detto io... le regole ci sono così uno può vantarsi di averle infrante... se uno ignora l'esistenza di una regola non sapendo di infrangerla non prova il "gusto" di farlo...

Infatti io quando scatto non ho bisogno di fare tutti questi ragionamenti proprio perché ormai la composizione mi viene naturale...

Nico attento agli autovelox quando fai i sorpassi non accellerare troppo e quando guidi pensa a guidare no a Pierino...

laugh.gif laugh.gif laugh.gif
_Nico_
QUOTE(ludofox @ Nov 8 2005, 06:15 PM)
Forse non te ne sei reso conto, ma hai seguito (quasi perfettamente) la regola del rettangolo aureo.

user posted image

Non penso che effettivamente se ne sia reso conto... smile.gif
Tuttavia penso che @chie abbia seguito coscientemente una 'dominante', cioè la diagonale discendente (questa: \), su cui ha allineato il profilo della mongolfiera in primo piano...
Bruno L
Da quanto detto finora in queste pagine interessanti, pare proprio che ci troviamo daccordo sul fatto che le "regole compositive" in realtà fanno parte della nostra struttura mentale, esprimono un ordine interiore, sono lo specchio del pensiero e della cultura in cui ci siamo formati. La composizione può essere il risultato di complesse operazioni mentali da parte di chi "compone" , appunto, un' immagine, ma credo ancora di più di chi la osserva.

Nico ha portato gli esempi dei grandi maestri del rinascimento, ma guardate questi disegni di bambini, che certamente non hanno studiato regole compositive e si esprimono in maniera del tutto istintiva:

user posted image
La regola dei terzi perfettamente rispettata quanto sconosciuta all'autore: la figura posta esattamente nel terzo a sinistra; il terzo inferiore stabilito invece dal terreno; la fila di alberi sembra scandisce il ritmo dei passi e lo spazio vuoto davanti al personaggio, lascia presagire il percorso della camminata.

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Qui poi, siama ad alti livelli! biggrin.gif Lo schema compositivo ricalca quasi quello della resurrezione di Piero della Francesca: la figura sull'asse centrale; la colorazione dello sfondo divide in terzi la scena (cielo, zona bianca centrale, terreno); le nuvole con i cespugli opposti, disegnano due triangoli e seguono uno schema a stella...

Naturalmente i due piccoli artisti non conoscono ancora le leggi della composizione, eppure per illustrare graficamente un semplice episodio, hanno "comunicato" seguendo un percorso ordinato. Quello della mente che rielabora il fatto nei suoi "elementi" e quello dell'occhio (e della mano) che percorrono il foglio bianco su cui disporli. Percorso seguito, poi, da chi guarderà il disegno..

Con questo voglio dire, ancora, che infrangere le "regole compositive" è pressocchè impossibile, esse, da qualche parte, sono ben radicate dentro di noi, essendo parte della struttura del linguaggio e vengono fuori prepotentemente, forse anche quando non vorremmo.

saluti
Bruno
rio_sk
QUOTE(_Nico_ @ Nov 13 2005, 02:13 PM)
In secondo luogo dal primo bimbo ai soldati il nostro occhio percepisce una sorta di guida prospettica racchiusa dalle diagonali che uniscono le teste e i piedi dei soggetti. Se proprio vogliamo applicare uno schema compositivo, questa immagine rientra nel sistema a fasce (più o meno) parallele, sia pure interpretato in maniera dinamica -e in parte a causa dello svolgersi dell'evento.



Mi hai tolto le parole di bocca, tra parentesi credo che sia per questo motivo che tra le due foto postate quella da te citata sia piu' "gradevole" (scusate il termine).

Se l'occhio viene guidato da geometrie, magari acquisite a livello inconscio, la foto risulta piu' gradevole, come han gia' detto altri non esiste solo la regola dei terzi.

Nicola Verardo
arrivo in ritardo ma cerco di dare il mio contributo...
appunto seguendo la regola...
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Nicola Verardo
... e andando contro la regola.

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Nicola Verardo
se devo essere sincero ho imparato prima a fotografare d'"istinto" e poi a leggere che ci sono delle regole.
Tante volte senza saperlo "entravo" nelle famose regole della giusta inquadratura.
Pagine: 1, 2
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