Interessante, come discussione, forse meriterebbe di essere trasferita in temi, in modo da essere raggiunta oltre che dagli interessati allo still, anche dai molti che amano approfondire questioni culturali e filosofiche ...
Sono d'accordo con molte considerazioni di david_g (sherzo) soprattutto sulle impressioni che trae da quella sorta di riti orgiastici rappresentati dai "workshop" modelle-fotografi in proporzione 1/50 ...
Effettivamente, in quei casi, il meglio che puoi fare è fotografare i fotografi.
Su altre cose, forse, ho sfumature di pensiero differenti.
Un idea che mi sono fatto, nei pochi anni di militanza fotografica cosciente, è quella che le opere che suscitano interesse e hanno qualcosa da trasmettere è possibile suddividerle (una tra le tante suddivisioni) in tre categorie, che potrei definire:
- Estetica
- Narrativa
- Documentativa (o documentaristica o reportagistica, giusto per farsi capire).
Premesso che non escludo la possibilità di apparteneza di un'opera a più di una di esse, nella prima metto quelle immagini che nutrono i sensi senza richiamare esplicitamente concetti concreti o filosofici, ma forse solo inducendo intense reazioni biochimiche nel nostro apparato percettivo e cognitivo.
Nella seconda ci metto quelle in cui la costruzione della scena è asservita alla comunicazione di un messaggio.
Nella terza, che è quella in cui ritrovo in un certo qual modo la lezione del tuo maestro, c'è quasi l'obbligo morale di non toccare niente, come sulla scena del delitto.
Esercizio di scoperta di un oggetto, magari con trasfigurazione dello stesso in qualcosa di diverso.
Interessante ma spesso casuale, seppur ottimo allenamento del colpo d'occhio.
Ora, l'incitamento che hai dato a cimentarsi in quest'ultimo tipo di ripresa, non so se l'hai dato come vincolo di propedeuticità per poi cimentarsi, eventualmente anche nelle altre forme di fotografia (direi di sì, visto il riferimento ad autori che oltre alle immagini da catalogo producono anche immagini da galleria).
In qualsiasi caso, non sottovaluterei l'incitamento di Carlo ad avere col soggetto un contatto non solo visivo ma esteso anche ad altri sensi. La cosa non porta necessariamente a rafforzare l'appartenenza dell'immagine alla terza categoria, ma può aiutare a creare opere del primo ed anche del secondo tipo.
A parte la opinabile diatriba tra guardare ed analizzare, termini così generici che se non definiti con la massima precisione possono risultare perfettamente sinonimi o antinomici, a seconda dell'umore dei dialoganti, credo che le considerazioni che senza luce non fotograferai nulla, per quanto gli altri sensi abbiano analizzato l'oggetto, ma senza oggetto la luce ha poco da far vedere ed una luce nemica o quanto meno non funzionale al particolare oggetto difficilmente compirà un buon lavoro, abbiano pari dignità.
Credo che un buon mix di tecnica fotografica, composizione e individuazione del messaggio e forma di rappresentazione dello stesso (creatività) siano un buon viatico per una pratica divertente che darà soddisfazioni. L'assenza di uno dei tre componenti fa sentire il suo peso, guardando i risultati. Allora perché non iniziare da subito ad allenarsi un po' su tutto?
Chiedo, quindi, all'autore, in quale delle tre categorie voleva collocare il suo scatto.
Non è detto che l'autore abbia necessariamente la risposta. E' probabile che abbia scattato senza essersi posto il problema. Da questo generalmente deriva il senso di "irrealizzazione" che molte immagini lasciano trasparire.
Sono convinto che se, adesso, scegliesse una delle tre categorie, da un universo indistinto di direzioni e di scelte, si manifesterebbero chiare alcune particolari vie, già bene illuminate

ed il risultato ne uscirebbe più caratterizzato e comunicativo.
Parere personale, ovviamente.
Ciao.
Antonio