QUOTE(Lucabeer @ May 26 2008, 02:57 PM)

Ti posso fare una domanda tecnica? In passato ho giochicchiato anche io con il 3D... con risultati molto scarsi.
Mi ricordo che se non c'era sufficiente separazione fra le due immagini, non si notava molto l'effetto. Se si esagerava, veniva fuori un pasticcio inguardabile.
Nel caso della luna da te fotografata, come hai fatto ad ottenere questa separazione? Voglio dire, la luna � un soggetto lontano... normalmente con gli occhi non la si percepisce come tridimensionale... Hai impostato una distanza interpupillare maggiore del normale (dove per normale intendo quella di un essere umano), quando hai fatto questo scatto?
partiamo dall'inizio.
LA STEREOSCOPIA
La STEREOSCOPIA � la percezione del rilievo di un oggetto che si ha in conseguenza della visione binoculare. Essa gioca sul fatto che ognuno degli occhi, per la posizione che occupa sul viso dell'uomo, vede un'immagine lievemente differente; questo perch� nello spazio i nostri occhi sono in due posizioni diverse, separate tra loro da circa 65mm. Al cervello giungono quindi due immagini leggermente diverse tra loro, che vengono da lui poi elaborate per creare un'unica immagine contenente una precisa percezione della profondit� e di altre caratteristiche che ne determinano la posizione, la distanza e la dimensione.
Per noi, vedere in tre dimensioni un oggetto solido, � un fatto talmente naturale che non ci facciamo neppure caso. Altrettanto normale � vedere "piatti", cio� privi della terza dimensione, i disegni e le fotografie.
Vi siete mai chiesti perch� questo avvenga?
Si tratta di una cosa talmente naturale ed ovvia che molti non ci hanno mai fatto caso. Per cercare di capirlo, fate questo esperimento: mentre osservate un oggetto solido, come una bottiglia oppure una sedia, copritevi un occhio con una mano. Anche in questo caso l'immagine perder� la terza dimensione. � vero che restano degli indizi, come le ombre e la variazione delle dimensioni con la distanza, che vi aiutano a farvi comunque un'idea del volume delle cose e della loro posizione nello spazio, tuttavia, impiegando un solo occhio, mancher� la percezione della profondit�. Se vorrete prendere un oggetto, vi potr� capitare di sbagliarvi. Togliendo la mano che copre l'occhio, vedrete tornare la terza dimensione dello spazio e degli oggetti che vi si trovano.
La fotografia stereo o stereoscopia fu ideata da Wheatstone nel 1838 quasi contemporaneamente alla fotografia tradizionale; nel 1891 Louis Arthur Ducos du Hauron propose un metodo per ottenere immagini stereoscopiche stampate su un unico supporto (anaglifi). L. Lumi�re studi� e perfezion� questa tecnica realizzando degli anaglifi animati che, osservati con appositi occhiali, creavano nel cinema l'effetto tridimensionale. La fotografia 3D � stata molto praticata nel secolo scorso e agli inizi del 1900 (si hanno molte foto della prima guerra mondiale). Oggi la causa del poco interesse a questo tipo di fotografia � dato dal fatto che il sistema di visione � poco pratico (occhiali, visori...). Trova un'applicazione notevole nel settore cartografico e precisamente nella stampa anaglifica delle curve di livello, la cui elaborazione � fatta o con uno strumento meccanico (anaglifografo) o con un computer.
COME REALIZZARE FOTOGRAFIE IN 3D
Per realizzare fotografie in tre dimensioni � dunque necessario ricavare due immagini dello stesso oggetto, riprese per� secondo una direzione differente. L'angolo che separa queste due riprese pu� essere simile a quello formato dagli occhi, o anche maggiore (iperstereoscopia) per oggetti dotati di scarsa plasticit�. A livello professionale, per ottenere fotografie in 3D si impiegano speciali macchine dotate di due obiettivi. In mancanza di apparecchi di questo tipo, concepiti apposta per stereofotografia, si pu� utilizzare anche una macchina fotografica normale. Bisogna effettuare due riprese successive, spostando un poco la macchina fotografica tra una ripresa e l'altra . Nel fare questo occorre muovere l'apparecchio parallelamente, mantenendolo puntato sul soggetto principale. Bisogna evitare il pi� possibile variazioni di inquadratura nel senso verticale. Per soggetti in movimento, � necessario disporre di due macchine fotografiche appaiate, da azionare insieme. Anche i disegni possono essere visti in 3D. Per fare questo occorre realizzare due viste prospettiche o assonometriche secondo due direzioni differenti. Questa operazione risulta semplificata quando si disegna con il computer (CAD) dal momento che � possibile realizzare le due immagini semplicemente ruotando l'oggetto disegnato.
DISTANZA TRA LE MACCHINE FOTOGRAFICHE DX, SX, E GLI OGGETTI
Per apprezzare l'effetto stereo, occorre sistemare le macchine fotografiche destra e sinistra ad una distanza adeguata l'una dall'altra, in modo da riprodurre lo spazio che separa gli occhi dell'uomo. Se lo scopo � quello di ottenere immagini che rispettino quanto pi� possibile la realt� (stereoscopia naturale), allora la regola � di porre le macchine ad una distanza di 6-8 cm (la distanza che tipicamente separa un occhio dall'altro negli adulti). Tuttavia, in alcune circostanze si potrebbe desiderare di aumentare o diminuire la distanza tra le telecamere; per esempio, quando si vuole ottenere un effetto stereoscopico su oggetti molto grandi, come una galassia. In un caso simile, una distanza di 6 cm � del tutto irrilevante rispetto alle dimensioni dell'oggetto, e pertanto si renderebbe necessario porre le due telecamere ad una distanza di qualche anno luce l'una dall'altra. Dalla parte diametralmente opposta, se si vuole ottenere la visione stereoscopica di una molecola non si pu� far altro che sistemare le macchine fotografiche a distanze di appena pochi Armstrong.
In virt� di tali considerazioni, una domanda che � lecito porsi � la seguente: "esiste una regola universale per stabilire la distanza tra le cineprese?" Una regoletta che produce risultati soddisfacenti nella maggior parte dei casi consiste nel sistemare le due macchine da presa ad una distanza che sia, approssimativamente, 1/10 di quella che separa il punto di osservazione dall'oggetto pi� vicino presente in scena.