QUOTE(buzz @ Apr 27 2008, 05:42 PM)

Nessuno pensa alla parte fiscale del problema?
Essere professionisti non significa per forza essere specialisti.
Personalmente ho evitato di farne cenno per diversi motivi:
- la "parte fiscale del problema" presuppone una motivazione forte e definitiva che conduce necessariamente all'inquadramento fiscale (in pratica: "
ho deciso che farò il fotografo professionista quindi espleterò tutte le formalità atte ad ottenere un regolare inquadramento fiscale e l'iscrizione alla C.C.I.A.A.").
- credo che debba costituire l'ultimo passaggio, da determinarsi attraverso la preventiva creazione di un
business plan e dopo una consulenza adeguata da un buon commercialista.
- prima di affrontare l'aspetto fiscale credo sia meglio verificare "sul campo" le proprie motivazioni. Come hai giustamente detto, essere professionisti non significa per forza essere specialisti, tuttavia aggiungerei anche che avere una partita I.V.A. non fa di un fotografo un professionista né di un professionista un buon fotografo, altrimenti qualsiasi amatore da domani apre il suo studio fotografico ed automaticamente diventa un professionista.
- esiste un "problema" che ovviamente è relativo al luogo in cui si intende esercitare la professione, ma che è fortemente condizionante: aprire una qualsiasi attività oggi è alquanto oneroso. Avviare un'attività in proprio comporta, come detto, l'apertura di una partita I.V.A., il pagamento annuale di non poche tasse e l'iscrizione all'I.N.P.S. con conseguente regolare versamento dei contributi, che si guadagni oppure no. Fare il fotografo
free lance svincola dalla necessità di uno studio fisso, ma significa anche rischiare di non poter coprire settori che altrimenti creano utili. Nel caso invece si decida di aprire uno studio bisogna stipulare un contratto d'affitto per un locale (se non lo si possiede già), acquistare arredi, accessori, hardware e periferiche. Tutto ciò è fattibile a proprio rischio e pericolo (ovvio) ma ad un amatore suggerirei di ponderare bene le proprie decisioni e riflettere su tutti questi aspetti, magari confrontandosi preventivamente con la professione attraverso prestazioni occasionali d'opera o collaborazioni stagionali con qualche studio. Eventualmente poi deciderà da sé come procedere in termini di inquadramento fiscale.
Ho visto troppe persone partire entusiaste, aprire l'attività, tenerla in piedi un anno e poi dover chiudere...
Che ne pensi?