2^ Parte
Gli accessori
Con la prima dispensa ho avuto modo di parlarvi dei corpi macchina e dei corredi di ottiche, in questa dispensa vi parlerò degli accessori che completano l’equipaggiamento fotografico di un buon fotografo naturalista.
L’attrezzatura nella fotografia naturalistica è fondamentale, con tutta probabilità un fotografo naturalista non sarà mai contento dell’attrezzatura che ha a disposizione durante le sue uscite negli ambienti naturali.
Spesso, durante i miei Workshop, i partecipanti tornano a casa attratti dall’attrezzatura che hanno potuto provare nei giorni di corso. I risultati ottenuti, nelle foto realizzate grazie all’utilizzo di ottiche e accessori di alta gamma, li convincono che la mancanza di qualità fotografica la si può sostituire solo in parte con l’inventiva e la conoscenza fotografica: un buon scatto lo si ottiene anche da un corretto corredo.

Gli accessori, spesso sottovalutati in questa disciplina della fotografia, risultano invece fondamentali nella riuscita di uno scatto: cavalletti, teste, flash, tubi di prolunga o soffietti macro e lo stesso zaino fotografico potranno darci l’opportunità di realizzare scatti di qualità altrimenti di difficile realizzazione.
Gli stativi, teniamo ferma l’immagine.
Ogni fotografo naturalista che si rispetti dovrebbe avere tra la sua attrezzatura un cavalletto e lo dovrebbe utilizzare spesso.
Un buon cavalletto, saldo e solido, non serve solo a sollevare le nostre braccia dal peso di un pesante obiettivo, ma ha un compito molto più importante: ridurre al minimo l’effetto delle inevitabili vibrazioni che ha ogni sistema meccanico.
Queste vibrazioni sono la causa del micromosso: il più grande nemico della nitidezza. Il fenomeno è così frequente che spesso lo si confonde con una errata messa a fuoco e per ciò va limitato il più possibile. La tecnologia dà ora al fotografo la possibilità di scegliere tra vari modelli, costruiti con vari materiali quali l’ancora attuale alluminio, il performante carbonio e il nuovissimo basalto. Quando si acquista un cavalletto la scelta è varia, ma ciò che consiglio è di scartare subito cavalletti troppo economici, mai uno stativo economico fornirà stabilità e flessibilità adatti ai nostri scopi. Se il vostro portafoglio ve lo permette orientatevi su modelli costruiti in carbonio, sono più leggeri e quelli costruiti con la tecnologia a sei strati (6X) risultano assai stabili e rigidi. Controllate che la colonna centrale (che andrebbe alzata il meno possibile, anzi mai) sia robusta e che il suo sistema di bloccaggio limiti il più possibile la torsione.

Molte case inseriscono nella parte inferiore di questa colonna un gancio che potrà essere molto utile per fissare un peso ( spesso si utilizza lo stesso zaino fotografico) che, aumentando la massa del sistema, limiterà ancora di più il fenomeno delle vibrazioni che causano il micromosso. Tale espediente può essere utile anche in caso di vento per rendere più stabile il sistema stativo-attrezzatura fotografica. Se si cammina molto e si deve limitare l’ingombro e meglio scegliere cavalletti a 4 sezioni, ma se la trasportabilità non è una caratteristica dettata dalla nostra voglia di trekking consiglio di utilizzare cavalletti a 3 sezioni che risultano decisamente meno soggetti a torsioni.
In alcune situazioni uso con soddisfazione un accessorio complementare al treppiede: un sacchetto di stoffa riempito di fagioli (riso e polistirolo vanno anch’essi bene) su cui adagio il barilotto dell’ottica (beanbag). Il sistema risulta sorprendente stabile ed adatto a certe situazioni ove, le soluzioni classiche non possono essere utilizzate, come gli scatti fatti da autoveicoli. Inoltre il sacchetto può anche essere utilizzato per limitare le vibrazioni dovute al sollevamento dello specchio, sarà opportuno appoggiarlo sul corpo macchina per aumentare la massa del sistema e quindi aumentare l’inerzia riducendo ulteriormente il rischio di micromosso.
Sconsiglio l’uso di monopiedi, se non in situazioni dove il dinamismo dell’azione fotografica lo rende necessario, classico esempio ne è la fotografia sportiva.
Accessorio complementare del treppiede è la testa, ve ne sono di diversi tipi, ma tutte devono dare la possibilità di orientare con velocità, comodità è precisione l’ottica verso il soggetto.
Vediamole nel particolare:
- Teste a sfera: sono le più comuni e le più utilizzate, molto leggere ed economiche, nelle versioni più semplici. Permettono movimenti su tutti e tre gli assi, ma quelle più economiche (sotto i 150 euro) richiedono un’azione di sblocco-blocco ogni volta che si esegue uno spostamento, il movimento risulta comunque poco fluido se il bloccaggio non è di tipo idrostatico (da preferire). Questa soluzione è tra le più versatili.
- Teste basculanti: sono molto usate da molti professionisti, specie in USA, hanno spostamenti fluidi, sfruttano movimenti basculanti che mantengono il baricentro del sistema sempre in un punto neutro, rendendo non necessario il serraggio del sistema così che la macchina risulti sempre pronta per puntare in un’altra direzione. La loro costruzione le rende abbastanza costose, specie nelle versioni più belle. Perfette per le foto a soggetti mobili.
- Teste video o fluide:

sono teste nate per l’utilizzo delle videocamere professionali, ma sempre più fotografi naturalisti le stanno adottando scoprendone gli innumerevoli pregi. Sono più pesanti di quelle precedenti, ma permettono movimenti fluidi e regolari. Le frizioni idrodinamiche al loro interno, peraltro regolabili, non necessitano di continue azioni sui leveraggi del sistema: basta una piccola forza e il sistema si muoverà morbidamente per poi bloccarsi una volta interrotto il movimento. Con queste teste seguire un uccello in volo risulta veramente molto semplice. Sicuramente meno costose delle teste basculanti danno risultati a volte migliori.
- Teste micrometriche e teste a tre movimenti: sono teste che in fotografia naturalistica si usano solo per effettuare scatti macro o panoramici. Permettono di controllare i movimenti sui tre assi singolarmente e con estrema precisione. La loro caratteristica risulta molto utile quando occorre controllare piccoli particolari, come la giusta inquadratura di un insetto; ma sono assai scomode, addirittura inutilizzabili, se si devono effettuare scatti a mammiferi e uccelli in movimento.
Quando serve più luce
Diamo ora un piccolo accenno sui flash ed i loro accessori. Dedicheremo un approfondimento a questo utilissimo accessorio nel prossimo numero.
Spesso il flash viene bistrattato da molti fotografi naturalisti: è sbagliato, ormai gli ottimi risultati e la semplicità d’uso lo rendono un accessorio indispensabile. Se usato con criterio permette di effettuare scatti difficili da ottenere in altro modo e di realizzare effetti veramente appaganti: tutto questo grazie anche all’invenzione del TTL che spiegheremo, come detto, nelle prossime uscite.
Il Flash occorre acquistarlo potente, consiglio sempre di comprare sistemi dedicati alla machina che si possiede: ritrovarsi, al momento dello scatto, con incompatibilità invalidanti non è piacevole.
Il valore NG (Numero Guida), che indica la potenza del flash, deve essere pari o superiore a 28. Un flash con NG uguale 28 è in grado di illuminare correttamente un soggetto posto a 28 metri ipotizzando di utilizzare una sensibilità di 100 iso e un’ottica con un diaframma pari a f/1.

Questi dati si ricavano da una semplice equazione: Dist.= NG : diaframma. Facendo un semplice esempio si ricava che utilizzando un flash con NG pari a 28 a 100 iso e un diaframma pari a f/2.8 si riuscirà a illuminare correttamente soggetti posti a 10mt. (NG.28 : f/2.8 = 10 m.).
Se vicino è meglio.
I tubi di prolunga o il più specifico soffietto macro sono accessori che, aumentando il tiraggio (distanza tra la baionetta dell’obiettivo e il piano focale) della macchina fotografica, danno la possibilità di aumentare il fattore di ingrandimento degli obiettivi. Tutte le ottiche, utilizzate con questo accessorio, sono in grado di mettere a fuoco a distanze inferiori permettendo quindi fattori di ingrandimento maggiori.

I tubi, generalmente forniti in tre lunghezze diverse, sono la soluzione più economica per aumentare il tiraggio e quindi il potere di ingrandimento.
Aumentando la distanza di un ottica dal piano focale ci comporteremo come quando si allontana un proiettore per DIA dal telo: l’immagine si allargherà lasciando fuori dal supporto parte del campo inquadrato, ma ingrandendo il nostro soggetto. Ovviamente questo comporta anche un calo di luminosità dovuto al fatto che la luce che passa dall’ottica è sempre la stessa ma si deve distribuire su una superficie più ampia: per questo i tempi di esposizione si allungheranno e spesso si è costretti ad aiutarsi con la luce flash. L’ingrandimento ottenuto dai tubi di prolunga o dall’introduzione di un soffietto si calcola in base ad una formula molto semplice :
Ingrandimento = Aumento del tiraggio / Focale
Da questo ne deriva che se si prendesse un’ottica 50 mm e si aumentasse il suo tiraggio di 50mm si otterrebbe (con messa a fuoco su infinito) un rapporto di 1:1, lo stesso aumento su un’ottica 100mm porterebbe ad un rapporto 1:2.
Dove mettiamo l’attrezzatura?
L’attrezzatura del fotografo naturalista e spesso pesante e in alcuni casi anche delicata e così il suo trasporto è per molti un dilemma. Le offerte, dalle più importanti case produttrici di borse e zaini fotografici, sono veramente varie e non facilitano la scelta.
Un appassionato di fotografia naturalistica si troverà, prima o poi, ad affrontare escursioni in luoghi non facili da raggiungere, situazioni climatiche che comportano imprevedibili precipitazioni, zone della terra con umidità relativa vicina al 100% o al contrario molto polverose. Il “contenitore” che trasporterà la nostra attrezzatura dovrà quindi essere scelto con molta attenzione.
Dovranno essere evitate il più possibile le borse a tracolla preferendo gli zaini fotografici che affaticano molto meno nei lunghi tragitti, specie in percorsi accidentati.

Gli zaini devono avere spallacci comodi e regolabili, è necessario un sistema di fissaggio sui fianchi per evitare spostamenti del baricentro e scaricare così l’eventuale peso in eccesso dalle spalle.
Controllate tutte le cuciture, che siano forti e ben eseguite, così come le cerniere di chiusura che devono essere ben robuste. Negli ultimi due anni molte cerniere sono state create con un sistema di impermeabilizzazione: questa tecnica consiste nell’aggiungere due guaine gommate nella sede esterna della cerniera, una volta chiusa la zip le due guaine aderiscono perfettamente l’una all’altra creando una barriera efficace a polvere e umidità.
Importante è la possibilità di adattare gli spazi interni alla propria attrezzatura: verificate che i divisori dello zaino che acquisterete abbiano un sistema a velcro per la configurazione interna degli scompartimenti. Lo zaino deve avere una capacità tale da permettere di contenere: due corpi macchina (anche se ne avete solo uno), tutte le ottiche che possedete più una e il flash che porterete sempre con voi. Altresì importanti sono le tasche che devono contenere, card o rullini, filtri, cavi e tutti gli accessori che volete portare con voi.

Altri accessori altrettanto importanti verranno trattati nelle prossime dispense.