Ma gli anconetani, non volendo tutti abbandonare la città per le spiaggie, si sono inventati nel tempo uno strano modo di vivere il mare: scavando nella terra delle grotte lungo il litorale per ricoverare le piccole imbarcazioni da pesca e da diporto, per trovare un po' di ombra durante la siesta (qui si dice pennica) nelle soleggiate giornate estive, per consumare un pasto con la famiglia e gli amici. Per godere insomma di quel bel mare tanto vicino ma non altrettanto accessibile.





Negli anni trascorsi le grotte sono state arredate e personalizzate, dotate di cucine a gas, di luce elettrica, dei colorati portoni in legno che le rendono così pittoresche per chi le osserva dal mare o camminando lungo la gettata di cemento sottostante il Passetto. Le famiglie proprietarie delle grotte si tramandano grotte e usi "grottaroli" di generazione in generazione, nonostante negli anni passati e recenti siano intervenute amministrazioni e enti vari a cercare di arrestare, impedire, vietare, limitare quest'uso così radicato ormai nella tradizione marinara della città.
E così quest'estate come nelle precedenti e certamente come in molte a venire i "grottaroli" anconetani sono lì a prendere chi il sole chi l'ombra, con le loro barche tirate in secca con i metodi e le attrezzature più diverse e improbabili, a mangiare i moscioli (cozze, mitili) e a godersi il mare in città.



