Tempo perso dissero, portato via
alla magia andalusa ormai alle spalle.
Curiosità e mistero lo presero
quando vide Tarifa sulla carta,
un punto nero dove il mare si fa oceano e avventura.
Per chi ha cuore di sfidare gli dei, oltre il confine,
oltre la paura antica di Ercole.
Ma qualcuno gli aveva parlato di Tarifa, del mare e del vento
e di come il tempo, a volte, là sembra fermarsi.

Arrivò che il sole era alto. L’Africa si intuiva
oltre la sottile lingua di mare, la si poteva toccare, quasi.

Una vecchia Seicento targata Malaga,
cerbero meccanico, segnava l’accesso a quel luogo senza tempo,
dove il mare vive libero, lontano dalle vie del divertimento.

Con scarto improvviso il tempo cominciò a peggiorare.
Orfeo impugnò la lira per catturare con gli occhi e l’ immagine
quella strana dimensione sospesa tra terra e cielo.
La pioggia battente si sposò con il vento forte di levante,
nelle nuvole nere i gabbiani negavano la loro natura arrancando in stallo.

Tre militari in libera uscita, come antichi guerrieri,
avanzavano a testuggine per sfidare la forza dell’aria.
Oltre il molo di pietra l’oceano montava pauroso e spruzzava assalti.

Di fronte al mare il serpente di sabbia, bello e violento,
ballava e schizzava contro le gambe nude fino a far male.

Alla porta dell’Ade il mostro inghiottiva gli uomini
e poi li sputava sgomenti, deformi.

Orfeo la vide uscire dalla nuvola di sabbia, bellissima nel completo bianco.
Stringeva il cappello a larghe falde per non farselo rubare dal vento.
Avanzava senza fatica, sfiorando la terra.

Lui la seguì in silenzio: avrebbe voluto fermarla, l’avrebbe sfiorata anche,
per essere certo che non fosse un miraggio.
Lei sembrava Euridice, era Euridice…
Quando capì che la stava perdendo, Orfeo tentò un’ultima canzone,
come se una fotografia avesse il potere di trattenerla per sempre.
Quel gesto d’amore e di sfida irritò il dio del mare e del vento.
Ed Euridice, in silenzio, svanì.

Questa storia è accaduta, forse, davanti al mare di Tarifa, Spagna,
nell’agosto dell’anno 2000.