QUOTE(Zio Bob @ Nov 13 2011, 06:22 AM)

Forse quello che voleva dirci Alessandro non era poi un discorso politico, e forse era più sintonizzato proprio con quello che dice Nikogen: il male nostro è nella mancanza di totale di qualcosa di sano alla radice della società.
Questa carenza affligge le persone, la società e promuove una struttura burocratica, impiegatizia, dirigenziale, e poi anche istituzionale-elettiva tali da proiettare l'immagine di se.
La reazione alle carenze oggetto del giustificato sarcasmo di Nikogen da parte delle generazioni attuali e recenti che compongono la società italiana sono e sono state:
- partite di calcio;
- sistema delle "raccomandazioni - tangenti - clientelismo";
- votare per garantirsi il perdurare negli anni di tutto questo.
Tutti sono sempre pronti a crocifiggere i politici corrotti, i pubblici impiegati nullafacenti e parassiti, i qualunquisti e menefreghisti, i superficiali, quelli che cercano di non fare la fila alla posta, ma poi si comportano tutti alla stessa maniera.
Ho l'impressione che quando siamo in fila e ci vogliono passare avanti ci arrabbiamo, mentre poi, quando siamo ultimi della fila a volte tutti proviamo a passare avanti (metaforicamente).
Zio Bob, la tua riflessione è certamente condivisibile. Molto più del post che segue il tuo e sul quale stendo un velo pietoso.
Il male (o i mali) del belpaese sono antichi e ben radicati e penso sia da questi che occorra partire per avere qualche chiave di lettura della situazione nella quale ci troviamo.
Ma in questo “essere italiani” si è innestato negli ultimo anni un sistematico e premeditato disegno di narcosi delle coscienze (giovanili soprattutto) tramite i media demenziali e con l’enfatizzare disvalori, indispensabili per emergere, sopraffare, imporsi. Indipendentemente dal reale merito. Merito che è stato al contrario soffocato, mortificato, banalizzato.
Questo processo, molto ben orchestrato, e mirato a costruire una sorta di popolo bue orwelliano pronto ad acclamare e a dare il consenso non è riuscito in pieno.
La coscienza civile è sopravvissuta, nonostante tutto, e questo dimostra che siamo un popolo dalle grandi potenzialità. Ed è in questa coscienza civile che personalmente ripongo le speranze di un nuovo risorgimento. Abbiamo potenzialità enormi.
Poi c’è chi scambia la coscienza civile per “politica”. Certo è politica, ma nel senso più alto del termine, la cui semantica è stata travolta anch’essa nel gorgo di questi anni bui.
Non confondiamo mai la POLITICA con coloro che si fanno chiamare politici.
Il senso di fastidio che, non nascondo, mi ha dato leggere l’incipit di questo thread è dovuto al classico confondere l’effetto con la causa, la briciola con la montagna. Confondere il ragazzo seduto in mezzo alla strada e magari figlio della narcosi delle coscienze attuata dal sistema, con il sistema stesso, che l’ha attuata ai suoi danni.
Mi ha dato fastidio stigmatizzare il secondo e tacere sul primo.
Gennaro