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... eeeeeeh, sì, perché a parte una decina di pachidermi tenuti in cattività in una specie di parco acquatico nel nord del paese, non ne ho avvistato nessuno! Gli scatti che vi propongo fanno sempre parte del viaggio d'agosto lungo il Mekong, come quelli dei villaggi Hakka dell'altra discussione.

Assieme alla mia ragazza ed un amico siamo partiti alla volta del Laos e della Cambogia con Avventure nel Mondo. Il gruppo era formato da undici componenti, e, viste le passate esperienze (comunque positive), devo dire che probabilmente è un numero ideale per muoversi con una certa agilità. Ci siamo spostati quasi esclusivamente via terra e fiume - con l'esclusione di due voli da e per Bangkok all'inizio ed alla fine del viaggio - ed il non essere in tanti ci è venuto comodo al momento di dovere trovare i vari mezzi di trasporto (per lo più pulmini e long boat).

Il principio dell'avventura è stata piuttosto provante: per raggiungere la prima tappa laotiana, un paesino nel nord che ci serviva come punto base per due trekking chiamato Luang Namtha, siamo partiti da Milano, abbiamo trovato l'altra metà del gruppo a Roma, fatto un breve scalo a Colombo in Sri Lanka, un lungo stop a Bangkok (dieci ore circa che ci hanno permesso di girare un po' nella capitale thailandese), ed una notte a Chang Rai, una breve tratta di pulmino sino ad un minuscolo imbarcadero, meno di cinque minuti di attraversata del fiume che con sbarco sulla costa laotiana, due ore di cinema fra dogana e post-dogana, pulmino per circa quattro ore, e, finalmente, arrivo a destinazione. Il giorno dopo ci siamo sparati un trekking di dieci ore con dormita ospiti di una delle popolazioni Hakka. Dopo una partenza del genere ci siamo risparmiati il secondo trekking che avevamo programmato, perché eravamo cotti, così siamo passati al piano B: partenza anticipata per la tappa successiva, un centinaio di chilometri più a sud (le strade sono così piacevoli che per fare quella distanza ci abbiamo messo tre ore!). Qui, a Nong Khiaw, ci siamo fermati per una notte:

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per poi salpare verso Muang Ngoi il mattino seguente. Nel pomeriggio ci siam goduti un bel trekking sotto l'acqua (uno dei pochi acquazzoni presi - siamo stati fortunatissimi, considerando il periodo) coi piedi a mollo fra fango, escrementi di bufali d'acqua, e sanguisughe per andare a vedere delle risaie. Eccovi qualche foto:

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Al ritorno, arrivati alle casette sul fiume che ci ospitavano, abbiamo atteso qualche minuto prima di buttarci sotto la doccia per toglierci la palta di dosso, perché la corrente elettrica veniva erogata solo per tre ore al giorno, prodotta da un generatore diesel! Come avrete intuito, non è proprio un viaggio Alpitour...


La tappa successiva era Luang Prabang, antica capitale del Regno del Laos. Per raggiungerla abbiamo optato per la barchetta. Navigazione su un affluente del Mekong prima, e nel Mekong dopo (solo a pochi chilometri dalla meta l'affluente confluiva nel grande fiume). Sei ore di long boat, comprese tre soste in alcuni villaggi di pescatori e produttori di Lao Lao (il distillato di riso bevanda nazionale, assieme alla BeerLao, la birra che ha dissetato le nostre gole nella parte di viaggio su suolo laotiano). Eccovi qualche foto fatta durante lo spostamento:

Un villaggio di pescatori:

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La Caverna dei diecimila Buddha:

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Luang Prabang, pur essendo - come vi dicevo poc'anzi - l'ex capitale, non è molto grande, e potrebbe essere visitata anche in un giorno. Noi, però, per rifiatare un po', ci siamo fermati per tre giorni. Giusto per non perdere il piglio di quelli che viaggiano da masochisti, ci siam fatti una bella levataccia per assistere alla questua dei bonzi. I monaci, alle 6 del mattino, partono dai monasteri e si incamminano per le strade della città per raccogliere il cibo che viene loro offerto dalla popolazione (loro non possono lavorare, il loro ruolo li obbliga a rinunciare alla possibilità di svolgere qualsiasi lavoro).

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La meta successiva era l'attuale capitale, Vientiane, e per raggiungerla abbiamo affrontato un'odissea: 16 ore per calcare circa 240 chilometri di strada! Sarebbero dovute essere una decina di ore di bus - e questo già può farvi capire quali siano le condizioni del manto stradale - ma ci siamo anche trovati bloccati da una frana dopo un paio di ore dalla partenza. Un costone terroso di montagna s'era staccato, inghiottendo il passaggio. Abbiamo dovuto attendere che i buldozer e gli escavatori risolvessero la situazione. Se non altro è stata una bella occasione per scattare qualche istantanea di quei momenti. C'era una lunga fila di automezzi; dai motorini ai TIR, ed in men che non si dica, dai paesi prossimi al punto dell'interruzione, sono arrivati venditori - più o meno improvvisati - di generi alimentari. Non c'era certo il rischio di crepare di fame o di sete. La vera scocciatura era non capire bene quanto ci sarebbe voluto per sgombrare la strada e pensare a quanto lunga sarebbe stata quella giornata.

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Siamo arrivati a Vientiane a notte inoltrata, bruciandoci una mezzagiornata del giorno e mezzo che avremmo voluto spendere nella capitale. Con poche ore di sonno alle spalle ci siamo bevuti Vientiane in un sol sorso (anche perché poi, a dirla tutta, i luoghi di interesse non erano poi così tanti, anche se ben distribuiti sulla superficie della città, che non era affatto piccola rispetto alle dimensioni laotiane).

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Dopo l'ultimo spostamento in terra Laotiana, e prima quindi di attraversare il confine con la Cambogia, abbiamo scelto come base operativa Don Det, una delle isole sul Mekong nel sud del paese. Il primo giorno l'abbiamo girata in sella a dei motorini, mentre in quello successivo abbiamo fatto un tour delle altre isole dell'area. Dopo "i fasti" della capitale siamo tornati in un ambiente rurale. Delle vere isole di pace, almeno per noi che non eravamo costretti a lavorare coi piedi a mollo nelle risai, s'intende.

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Imparerò ad usare "Anteprima" prima di dare l'invio, visto che ho fatto il mio solito casino: ho postato delle foto due volte, e due scatti della questua dei monaci non sono al posto giusto. Domando scusa.

La versione corretta del primo post sarebbe così:


... eeeeeeh, sì, perché a parte una decina di pachidermi tenuti in cattività in una specie di parco acquatico nel nord del paese, non ne ho avvistato nessuno! Gli scatti che vi propongo fanno sempre parte del viaggio d'agosto lungo il Mekong, come quelli dei villaggi Hakka dell'altra discussione.

Assieme alla mia ragazza ed un amico siamo partiti alla volta del Laos e della Cambogia con Avventure nel Mondo. Il gruppo era formato da undici componenti, e, viste le passate esperienze (comunque positive), devo dire che probabilmente è un numero ideale per muoversi con una certa agilità. Ci siamo spostati quasi esclusivamente via terra e fiume - con l'esclusione di due voli da e per Bangkok all'inizio ed alla fine del viaggio - ed il non essere in tanti ci è venuto comodo al momento di dovere trovare i vari mezzi di trasporto (per lo più pulmini e long boat).

Il principio dell'avventura è stata piuttosto provante: per raggiungere la prima tappa laotiana, un paesino nel nord che ci serviva come punto base per due trekking chiamato Luang Namtha, siamo partiti da Milano, abbiamo trovato l'altra metà del gruppo a Roma, fatto un breve scalo a Colombo in Sri Lanka, un lungo stop a Bangkok (dieci ore circa che ci hanno permesso di girare un po' nella capitale thailandese), ed una notte a Chang Rai, una breve tratta di pulmino sino ad un minuscolo imbarcadero, meno di cinque minuti di attraversata del fiume che con sbarco sulla costa laotiana, due ore di cinema fra dogana e post-dogana, pulmino per circa quattro ore, e, finalmente, arrivo a destinazione. Il giorno dopo ci siamo sparati un trekking di dieci ore con dormita ospiti di una delle popolazioni Hakka. Dopo una partenza del genere ci siamo risparmiati il secondo trekking che avevamo programmato, perché eravamo cotti, così siamo passati al piano B: partenza anticipata per la tappa successiva, un centinaio di chilometri più a sud (le strade sono così piacevoli che per fare quella distanza ci abbiamo messo tre ore!). Qui, a Nong Khiaw, ci siamo fermati per una notte:

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per poi salpare verso Muang Ngoi il mattino seguente. Nel pomeriggio ci siam goduti un bel trekking sotto l'acqua (uno dei pochi acquazzoni presi - siamo stati fortunatissimi, considerando il periodo) coi piedi a mollo fra fango, escrementi di bufali d'acqua, e sanguisughe per andare a vedere delle risaie. Eccovi qualche foto:

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Al ritorno, arrivati alle casette sul fiume che ci ospitavano, abbiamo atteso qualche minuto prima di buttarci sotto la doccia per toglierci la palta di dosso, perché la corrente elettrica veniva erogata solo per tre ore al giorno, prodotta da un generatore diesel! Come avrete intuito, non è proprio un viaggio Alpitour...


La tappa successiva era Luang Prabang, antica capitale del Regno del Laos. Per raggiungerla abbiamo optato per la barchetta. Navigazione su un affluente del Mekong prima, e nel Mekong dopo (solo a pochi chilometri dalla meta l'affluente confluiva nel grande fiume). Sei ore di long boat, comprese tre soste in alcuni villaggi di pescatori e produttori di Lao Lao (il distillato di riso bevanda nazionale, assieme alla BeerLao, la birra che ha dissetato le nostre gole nella parte di viaggio su suolo laotiano). Eccovi qualche foto fatta durante lo spostamento:

Un villaggio di pescatori:

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La Caverna dei diecimila Buddha:

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Luang Prabang, pur essendo - come vi dicevo poc'anzi - l'ex capitale, non è molto grande, e potrebbe essere visitata anche in un giorno. Noi, però, per rifiatare un po', ci siamo fermati per tre giorni. Giusto per non perdere il piglio di quelli che viaggiano da masochisti, ci siam fatti una bella levataccia per assistere alla questua dei bonzi. I monaci, alle 6 del mattino, partono dai monasteri e si incamminano per le strade della città per raccogliere il cibo che viene loro offerto dalla popolazione (loro non possono lavorare, il loro ruolo li obbliga a rinunciare alla possibilità di svolgere qualsiasi lavoro).

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La meta successiva era l'attuale capitale, Vientiane, e per raggiungerla abbiamo affrontato un'odissea: 16 ore per calcare circa 240 chilometri di strada! Sarebbero dovute essere una decina di ore di bus - e questo già può farvi capire quali siano le condizioni del manto stradale - ma ci siamo anche trovati bloccati da una frana dopo un paio di ore dalla partenza. Un costone terroso di montagna s'era staccato, inghiottendo il passaggio. Abbiamo dovuto attendere che i buldozer e gli escavatori risolvessero la situazione. Se non altro è stata una bella occasione per scattare qualche istantanea di quei momenti. C'era una lunga fila di automezzi; dai motorini ai TIR, ed in men che non si dica, dai paesi prossimi al punto dell'interruzione, sono arrivati venditori - più o meno improvvisati - di generi alimentari. Non c'era certo il rischio di crepare di fame o di sete. La vera scocciatura era non capire bene quanto ci sarebbe voluto per sgombrare la strada e pensare a quanto lunga sarebbe stata quella giornata.

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Siamo arrivati a Vientiane a notte inoltrata, bruciandoci una mezzagiornata del giorno e mezzo che avremmo voluto spendere nella capitale. Con poche ore di sonno alle spalle ci siamo bevuti Vientiane in un sol sorso (anche perché poi, a dirla tutta, i luoghi di interesse non erano poi così tanti, anche se ben distribuiti sulla superficie della città, che non era affatto piccola rispetto alle dimensioni laotiane).

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Dopo l'ultimo spostamento in terra Laotiana, e prima quindi di attraversare il confine con la Cambogia, abbiamo scelto come base operativa Don Det, una delle isole sul Mekong nel sud del paese. Il primo giorno l'abbiamo girata in sella a dei motorini, mentre in quello successivo abbiamo fatto un tour delle altre isole dell'area. Dopo "i fasti" della capitale siamo tornati in un ambiente rurale. Delle vere isole di pace, almeno per noi che non eravamo costretti a lavorare coi piedi a mollo nelle risai, s'intende.

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Alla prossima discussione. Al di là del confine con la Cambogia!
vvtyise@tin.it
bel documento!
striker58
bel reportage, tra le foto ed il racconto sembra quasi di esserci stati.
La prima e' particolarmente suggestiva.
bravo ciao cool.gif
sascia
Bellissimo racconto e ancor più belle le foto , complimenti e grazie per farci vivere queste emozioni
simolatrottola
QUOTE(striker58 @ Oct 11 2011, 06:11 AM) *
bel reportage, tra le foto ed il racconto sembra quasi di esserci stati.
La prima e' particolarmente suggestiva.
bravo ciao cool.gif

Grazie.
APULION
QUOTE(simolatrottola @ Oct 11 2011, 01:14 AM) *
Imparerò ad usare "Anteprima" prima di dare l'invio, visto che ho fatto il mio solito casino: ho postato delle foto due volte, e due scatti della questua dei monaci non sono al posto giusto. Domando scusa.

La versione corretta del primo post sarebbe così:
... eeeeeeh, sì, perché a parte una decina di pachidermi tenuti in cattività in una specie di parco acquatico nel nord del paese, non ne ho avvistato nessuno! Gli scatti che vi propongo fanno sempre parte del viaggio d'agosto lungo il Mekong, come quelli dei villaggi Hakka dell'altra discussione.

Assieme alla mia ragazza ed un amico siamo partiti alla volta del Laos e della Cambogia con Avventure nel Mondo. Il gruppo era formato da undici componenti, e, viste le passate esperienze (comunque positive), devo dire che probabilmente è un numero ideale per muoversi con una certa agilità. Ci siamo spostati quasi esclusivamente via terra e fiume - con l'esclusione di due voli da e per Bangkok all'inizio ed alla fine del viaggio - ed il non essere in tanti ci è venuto comodo al momento di dovere trovare i vari mezzi di trasporto (per lo più pulmini e long boat).

Il principio dell'avventura è stata piuttosto provante: per raggiungere la prima tappa laotiana, un paesino nel nord che ci serviva come punto base per due trekking chiamato Luang Namtha, siamo partiti da Milano, abbiamo trovato l'altra metà del gruppo a Roma, fatto un breve scalo a Colombo in Sri Lanka, un lungo stop a Bangkok (dieci ore circa che ci hanno permesso di girare un po' nella capitale thailandese), ed una notte a Chang Rai, una breve tratta di pulmino sino ad un minuscolo imbarcadero, meno di cinque minuti di attraversata del fiume che con sbarco sulla costa laotiana, due ore di cinema fra dogana e post-dogana, pulmino per circa quattro ore, e, finalmente, arrivo a destinazione. Il giorno dopo ci siamo sparati un trekking di dieci ore con dormita ospiti di una delle popolazioni Hakka. Dopo una partenza del genere ci siamo risparmiati il secondo trekking che avevamo programmato, perché eravamo cotti, così siamo passati al piano B: partenza anticipata per la tappa successiva, un centinaio di chilometri più a sud (le strade sono così piacevoli che per fare quella distanza ci abbiamo messo tre ore!). Qui, a Nong Khiaw, ci siamo fermati per una notte:



per poi salpare verso Muang Ngoi il mattino seguente. Nel pomeriggio ci siam goduti un bel trekking sotto l'acqua (uno dei pochi acquazzoni presi - siamo stati fortunatissimi, considerando il periodo) coi piedi a mollo fra fango, escrementi di bufali d'acqua, e sanguisughe per andare a vedere delle risaie. Eccovi qualche foto:


Al ritorno, arrivati alle casette sul fiume che ci ospitavano, abbiamo atteso qualche minuto prima di buttarci sotto la doccia per toglierci la palta di dosso, perché la corrente elettrica veniva erogata solo per tre ore al giorno, prodotta da un generatore diesel! Come avrete intuito, non è proprio un viaggio Alpitour...
La tappa successiva era Luang Prabang, antica capitale del Regno del Laos. Per raggiungerla abbiamo optato per la barchetta. Navigazione su un affluente del Mekong prima, e nel Mekong dopo (solo a pochi chilometri dalla meta l'affluente confluiva nel grande fiume). Sei ore di long boat, comprese tre soste in alcuni villaggi di pescatori e produttori di Lao Lao (il distillato di riso bevanda nazionale, assieme alla BeerLao, la birra che ha dissetato le nostre gole nella parte di viaggio su suolo laotiano). Eccovi qualche foto fatta durante lo spostamento:

Un villaggio di pescatori:



Luang Prabang, pur essendo - come vi dicevo poc'anzi - l'ex capitale, non è molto grande, e potrebbe essere visitata anche in un giorno. Noi, però, per rifiatare un po', ci siamo fermati per tre giorni. Giusto per non perdere il piglio di quelli che viaggiano da masochisti, ci siam fatti una bella levataccia per assistere alla questua dei bonzi. I monaci, alle 6 del mattino, partono dai monasteri e si incamminano per le strade della città per raccogliere il cibo che viene loro offerto dalla popolazione (loro non possono lavorare, il loro ruolo li obbliga a rinunciare alla possibilità di svolgere qualsiasi lavoro).


La meta successiva era l'attuale capitale, Vientiane, e per raggiungerla abbiamo affrontato un'odissea: 16 ore per calcare circa 240 chilometri di strada! Sarebbero dovute essere una decina di ore di bus - e questo già può farvi capire quali siano le condizioni del manto stradale - ma ci siamo anche trovati bloccati da una frana dopo un paio di ore dalla partenza. Un costone terroso di montagna s'era staccato, inghiottendo il passaggio. Abbiamo dovuto attendere che i buldozer e gli escavatori risolvessero la situazione. Se non altro è stata una bella occasione per scattare qualche istantanea di quei momenti. C'era una lunga fila di automezzi; dai motorini ai TIR, ed in men che non si dica, dai paesi prossimi al punto dell'interruzione, sono arrivati venditori - più o meno improvvisati - di generi alimentari. Non c'era certo il rischio di crepare di fame o di sete. La vera scocciatura era non capire bene quanto ci sarebbe voluto per sgombrare la strada e pensare a quanto lunga sarebbe stata quella giornata.


Siamo arrivati a Vientiane a notte inoltrata, bruciandoci una mezzagiornata del giorno e mezzo che avremmo voluto spendere nella capitale. Con poche ore di sonno alle spalle ci siamo bevuti Vientiane in un sol sorso (anche perché poi, a dirla tutta, i luoghi di interesse non erano poi così tanti, anche se ben distribuiti sulla superficie della città, che non era affatto piccola rispetto alle dimensioni laotiane).



Dopo l'ultimo spostamento in terra Laotiana, e prima quindi di attraversare il confine con la Cambogia, abbiamo scelto come base operativa Don Det, una delle isole sul Mekong nel sud del paese. Il primo giorno l'abbiamo girata in sella a dei motorini, mentre in quello successivo abbiamo fatto un tour delle altre isole dell'area. Dopo "i fasti" della capitale siamo tornati in un ambiente rurale. Delle vere isole di pace, almeno per noi che non eravamo costretti a lavorare coi piedi a mollo nelle risai, s'intende.



Alla prossima discussione. Al di là del confine con la Cambogia!




oltre alle foto, alcune meravigliose di altre, ti invidio nel posto in cui sei andato complimenti
macromicro
Domanda tradizione, ma visti gli spostamenti, come eravate attrezzati dal punto di vista tecnico? corpo ed obiettivi intendo
mushroom91
belle mi piacciono tutte smile.gif soprattutto le prime...solo una cosa la prima foto nell'angolo in alto a sinistra cè qualcosa di strano non so se è l'obiettivo o un oggetto che hai preso x sbaglio..scusa la pignoleria tongue.gif
Cesare44
complimenti, un ottimo reportage di viaggio.
simolatrottola
QUOTE(macromicro @ Oct 13 2011, 08:33 PM) *
Domanda tradizione, ma visti gli spostamenti, come eravate attrezzati dal punto di vista tecnico? corpo ed obiettivi intendo

Corpo D3100, obiettivo 18-105 f/3.5-5.6 VR. Avevo solo quell'obiettivo questa estate. Ho preso da poco il sigma 10-20 f/3.5 ed il 35 f 1.8. Li userò nei prossimi viaggi. Comunque il compromesso del tuttofare in un viaggio del genere è quasi obbligato. C'erano un paio di canonisti con il bianchino e mille ottiche. Le bestemmi non si contavano.

Ah, avevo dietro anche il manfrotto, ma non l'ho mai usato. La prima foto l'ho scattata appoggiando la macchina su una ringhiera. La cosa nell'angolo in alto penso sia un pezzo del tetto della veranda della casetta da dove ho scattato. Provvederò ad eliminarla. Grazie.
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