Seconda Parte:
Due ore prima dell'alba la sveglia suona, stacco tutti gli accumulatori dai carica batterie (ormai il digitale comanda nella mia vita) e indosso la "tenuta mimetica" con pantaloni antistrappo, antivento, antipioggia e antisfiga

.
Carico in macchina lo zaino con l'attrezzatura e le cibarie (ben separete l'una dalle altre

) e parto per la destinazione.
Giunto nel luogo destinato mi insedio nel nascondiglio prescelto, sia esso capanno preesistente, masso con annesso cespuglio o telo mimetico piazzato uno due giorni prima.
Incomincia l'attesa che si inganna verificando, per l'ennesima volta, l'attrezzatura pulendo le lenti controllando la luce il cielo sperando che non si alzi il vento.
Già il vento, perchè può piovere a dirotto o quasi, ma se si alza il vento puoi tornare a casa perchè raramente si riuscirà a fotografare qualcosa.
Piazzo la macchina sul monopiede impostandola su priorità di diaframma, se ho poca luce, e priorità di tempi a 1/640 se la luminosità lo permette, misurazione della luce su spot con compensazione a +1/3 di spot in particolar modo se le mie "prede" sono dei volatili, non importa se lo sfondo viene sottoesposto è la livrea del volatile il soggetto del mio interesse.
Incomincio ad aspettare fiducioso, scrutando il cielo e la terra nell'attesa di un segno un movimento un suono.
E dopo 4 ore di appostamento, stando attento a respirare lontano dalle feritoie del mio rifugio per non segnalare la mia presenza con gli sbuffi del mio fiato, e fotografando solo comuni aironi cenerini ed un furtivo martin pescatore ecco che tra la vegetazione più fitta un movimento mi attrae: indirizzo la bocca del mio 300 f/4 verso il canneto ed ecco la forma del raro e schivo Tarabuso che si sposta tra le canne: due scatti in raffica e poi scompare così come è comparso. A nulla vale aspettare non tornerà, ma la soddisfazione è tanta e la giornata passata immobile, al freddo e all’umido è stata semplicemente grandiosa… il ritorno a casa è euforico.
E se il risultato per molti è semplicemente un “xxx” per altri racconta l’attesa, la fatica e il successo di un’avventura.
Ed ecco il risultato: