11 settembre 2010
-2° e 55% di umidità. Il piccolo barometro di Tito, il mio compagno di stanza, funziona alla grande. Alle 7.00 siamo tutti pronti e partiamo per alcuni scatti dell’alba. Siamo in ritardo di quasi un’ora, ma il sole è ancora abbastanza basso per consentirmi qualche scatto. Ciò che non ho visto con il buio della sera prima, appare ora in tutta la sua bellezza: ampie praterie in cui serpeggia placido lo Snake River, boschi di conifere secolari e sullo sfondo le montagne spruzzate di bianco del gruppo del Gran Teton. Mentre i cavalli pascolano tranquilli, un rapace volteggia nel cielo. Un paesaggio da favola, mi sento finalmente nel mio ambiente ideale. Se dovessi rimanerci a vita non mi mancherebbe nulla.


Appena messo piede nel parco, mi imbatto nel nido di un falco pescatore con tanto di pullo intento a richiamare la madre probabilmente uscita per la caccia.

Non faccio in tempo a preparare la macchina che la madre torna al nido con una grossa preda per il piccolo. Uno spettacolo affascinante vedere come la madre protegga il piccolo ad ali spiegate e nel contempo il piccolo nasconda la preda con lo stessa posizione delle ali. Una volta assicuratasi che il piccolo abbia mangiato, la madre rivola via. In realtà il piccolo tanto piccolo non è: dalle dimensioni e dal piumaggio ormai adulto sono convinto che nel giro di pochi giorni uscirà dal nido per il primo volo. In realtà, lo farà già il giorno successivo e sarà una meraviglia vederlo provare i primi salti in verticale e poi spiccare il primo volo. Un gran bel regalo del tutto inatteso.

La giornata cominciata decisamente alla grande, dopo aver fotografato un picchio alla ricerca di qualcosa da mangiare, diventa indimenticabile quando nel pomeriggio ho il mio primo incontro con un orso.

Stavamo trasferendoci per recarci all’imbocco di un sentiero che ci avrebbe portato al Phelps Lake, quando scorgiamo un ombra in mezzo a dei cespugli. Inchiodiamo la macchina, sono il primo a scendere, imbraccio il 600 mm, il tempo di questo unico scatto e la magia finisce. Non so dirvi altro tranne che ho avuto la più forte scarica di adrenalina della mia vita. E' satto il mio primo incontro con un orso.

Il resto della giornata trascorre nel guardare e riguardare lo scatto all’orso. Attraverso boschi bellissimi ai quali un anticipo di autunno regali colori magici e mi si aprono panorami mozzafiato in cui domina incontrastato il Gran Teton.


L’incontro con caprioli, chipmunt, scoiattoli e alci perdono quasi di valore ai miei occhi.

Un solo pensiero mi tormenta: quando lo rivedrò? Vorrei tanto ricontrarlo e poterlo osservare con calma perché la sensazione di placida tranquillità e serenità che mi ha trasmesso è stata unica. Non spero in tanto, ma vorrei ancora uno scatto; sto fantasticando quando Fabio inchioda il fuoristrada. Mi giro d’istinto e lo vedo. Mi fiondo fuori dall’auto. La zona è pericolosa. Sono a ridosso di un torrente che scorre nel mezzo di una valletta disseminata da piccoli alberi e bush, non il massimo per aggirare un’orso. Mentre penso questo, sento un rumore. Mi giro e lo vedo vicino, troppo vicino. Prima che tentassi di aggirare lui, lui ha aggirato me! Faccio qualche scatto, lui mi annusa ripetutamente ma è tranquillo. Siamo a non più di 5 metri uno dall’altro. Sto pensando di indietreggiare quando l’orso si imbosca nel bush. Esito, non so che fare, ma alla fine decido di non seguirlo pensando che quando voleva farsi osservare si è concesso, se ora ha deciso di andarsene vuol dire che è meglio non insistere, specialmente nel bush. La magia è finita, mi siedo per terra e mi accorgo che ho il cuore a palla. Non so per quanto tempo sono rimasto lì, sento solo la mano di Fabio sulla spalla che mi dice: “ah sei qui! Preso?”
“Si, preso” gli rispondo e mi sdraio completamente sfinito stringendomi la macchina al petto. Pazzesco!


Passerò la notte a ripensare e ripensare alla giornata vissuta.
Alla prossima . . . . . Ciao Danilo