QUOTE(ludofox @ Jul 29 2005, 06:59 PM)
Il fotoritocco, se ci pensi, è quello che fa il laboratorio (più o meno a tua insaputa) quando porti il neg. a sviluppare e ti fai fare le stampe.
Se si utilizza una fotocamera digitale, quel lavoro è sulle tue spalle.
Uno svantaggio? ...Non direi! ...Hai il controllo totale di tutto il flusso di lavoro.
Come non sottolineare quanto ha scritto Ludovico?
Mi sembra che la discussione stia scivolando su due tormentoni (come chiamano i comici gli argomenti ricorrenti

) tipici: pellicola vs. digitale, foto intonsa, 'vergine' vs. foto 'ritoccata'. Il ritocco si pratica dalla nascita della fotografia. Inizialmente si faceva a pennello, poi si sono sviluppate tecniche di camera oscura. Mi spiace ripetermi: bisogna distinguere tra fotoritocco e ottimizzazione dell'immagine.
Associato a questi due temi quello della 'facilità' del digitale, della semplicità di correggere gli errori, e così via. Non è vero che sia così facile correggere gli errori. Una sovraesposizione non si rimedia, a meno che non si voglia inventare quanto manca...

Ma anche una sottoesposizione non voluta pone problemi, è una
grana...

E un taglio sbagliato o non efficace non ha rimedi esattamente come nella pellicola...
Io ho fotografato sino a cinque anni fa esclusivamente in manuale. Sono poi passato alle diavolerie moderne come l'autofocus

, e infine sono approdato con soddisfazione al digitale.
Grazie al digitale ho imparato molto, e posso finalmente seguire la generazione dell'immagine sino al suo completamento. Prima ero consapevole delle dominanti cromatiche, le vedevo, ma mi limitavo a vederle sulle dia... Adesso, dopo aver imparato a valutare e intervenire sulla gamma cromatica, posso correggerle, cosa che si fa in stampa dosando i tre primarî. Prima ne capivo molto vagamente la teoria, adesso so come procedere in pratica, almeno nella camera chiara...
Vedevo le aberrazioni ottiche, e ora posso correggere anche queste. La necessità di creare l'immagine dallo scatto al documento finale m'ha reso più consapevole sin dalla fase dello scatto stesso. Se posso evito ottiche che soffrano di deformazioni prospettiche, ma so anche come intervenire quando sono costretto a usarle.
Faccio un esempio pratico. Una ripresa notturna di una zona industriale e portuale con una molteplicità di luci artificiali di varia natura e temperatura colore e tutte puntate contro l'obiettivo. Il risultato è questo:

Ho diverse dia notturne infettate da queste dominanti, e mi stavano anche bene. Adesso sin dallo scatto so di poter correggere la gamma cromatica, e mi premuro di fotografare anche un oggetto che mi permetta di individuare un grigio neutro. Grazie a ciò posso correggere la gamma cromatica e ottenere una foto che riduce le dominanti:

Con le dia bisognava utilizzare una pellicola ad hoc, e non era detto che si riuscisse appieno, perché una molteplicità di luci con differenti temperature kelvin poteva metterla ugualmente in crisi. Tra l'altro, chi sapeva allora delle temperature colore? Adesso, grazie al digitale, qualche nozione ce l'ho.
Con la stampa si sarebbe dovuto richiedere un processo manuale, proprio per corregere mediante il dosaggio dei primari le dominanti, con costi immaginabili... Adesso posso cercare di correggere in prima persona. Anche se il risultato non è soddisfacente o perfetto come quello ottenuto da un tecnico professionista, tuttavia per me è un gran risultato: ho imparato qualcosa, sono divenuto consapevole, almeno in parte, di alcune delle problematiche legate al colore e alla luce.
Se ho un problema e degli strumenti, provo a risolverlo. E i tentativi che effettuo per risolverlo sono comunque apprendimento, esperienza e crescita. Se non ho strumenti, il problema sono costretto ad accantonarlo. Ecco perché dico che almeno nel mio caso grazie al digitale ho potuto imparare, rispetto a quando usavo la pellicola.
C'è chi fotografa a casaccio? Capita anche a me, e penso a tanti altri. Ma accadeva anche prima del digitale. Non mi sembra che a impugnare la camera fossero solo i Cartier Bresson...