La città sotterranea si estende sotto tutto il centro storico, ad essa sono legati miti e leggende ancora oggi vivi nell'immaginario collettivo dei napoletani.
L'esistenza di Napoli sotterranea è legata alla conformazione morfologica e geologica del territorio partenopeo, composto da roccia tufacea che ha caratteristiche di leggerezza, friabilità e stabilità del tutto particolari.
Le prime trasformazioni della morfologia del territorio, avvenute ad opera dei Greci a partire dal 470 a.C., danno inizio alla crescita di quel mondo affascinante che è la Napoli sotterranea. Tali trasformazioni sono state dettate da esigenze di approvvigionamento idrico, che ha portato alla creazione di cisterne sotterranee adibite alla raccolta di acque piovane, e dalla necessità di recuperare materiale da costruzione per erigere gli edifici di Neapolis. Nei secoli successivi l'espansione della città portò alla realizzazione di un vero e proprio acquedotto che permetteva di raccogliere e distribuire acqua potabile grazie ad una serie di cisterne collegate ad una fitta rete di cunicoli. Durante il dominio romano l'esistente acquedotto fu ampliato e perfezionato, ma con l'avvento degli Angioini, nel 1266, la città conobbe una grande espansione urbanistica cui, ovviamente corrispose un incremento dell'estrazione del tufo dal sottosuolo per costruire nuovi edifici, confermando una peculiarità di Napoli: quella di essere generata dalle proprie viscere, dove i palazzi sorgono immediatamente sopra la cava che ha fornito il materiale da costruzione.
Napoli fù la prima città al mondo ad avere un acquedotto che forniva acqua potabile direttamente nelle case, non c'era la necessità di andare al fiume perchè i napoletani avevano il pozzo in casa....
L'ultimo intervento sul sottosuolo risale alla seconda guerra mondiale, quando per offrire rifugi sicuri alla popolazione si decise di adattare le strutture dell'antico acquedotto alle esigenze dei cittadini. Furono allestiti in tutta Napoli 369 ricoveri in grotta e 247 ricoveri anticrollo. Un elenco ufficiale del Ministero degli Interni del 1939 annoverava 616 indirizzi che portavano nei 436 ricoveri suddetti, alcuni dei quali con più di un accesso. L'allestimento dei ricoveri portò ad un ulteriore frazionamento dell'antico acquedotto.

Il nostro viaggio inizia da piazza plebiscito dove l'associazione LAES, libera associazione escursionisti sottosuolo, raduno i turisti per accompagnarli in questo "viaggio" nella storia.....

Dalla piazza ci inoltriamo nel cuore di Napoli, dove si respira tutta la vitalità dei vicoli e dove è palpabile la "napoletanità" della gente che vive e anima i quartieri….

Accedere al cuore di Napoli significa scendere nelle sue viscere per 45 metri in 180 scalini, oggi fatti con calma e tranquillità, ma che sessant’anni fà sono stati testimoni di paure, di tragedie e di momenti felici…..

Su questi scalini la gente correva, si accalcava, si disperava, con la paura di non sfuggire all’ennessimo bombardamento…..Ci sono stati anche momenti di gioia… una donna, in piena emergenza, ha partorito sulle scale una bimba, Anna, in onore della Santa presente nella Cappella del ricovero.

Iniziamo il nostro viaggio, in cui ansia, ricordo, paura, memoria si fondono in un unico sentimento che ci accompagna per tutta la visita. Ci accompagna uno “speleologo” d’eccezione !!!

Ogni abitazione, nella città di Napoli, poteva attingere acqua dalla cisterna sottostante tramite un pozzo al quale aveva accesso il "pozzaro", una classe di liberi professionisti che si muovevano con destrezza in questi antri camminando lungo stretti cunicoli e arrampicandosi su per i pozzi grazie a dei fori praticati a distanza più o meno regolare.
Questi personaggi, veri signori del mondo sotterraneo avevano libero accesso a tutte le case mediante i pozzi e hanno dato origine ad aneddoti e leggende ancora vive nell'immaginario napoletano come quella dei "monacielli", spiriti benevoli o maligni che si occupavano più della padrona di casa che della rete idrica, ed usavano le vie sotterranee che conoscevano bene, per sparire o apparire, sotto il mantello da lavoro che, nella penombra, somigliava appunto al saio di un monaco.

Terminata la funzione di acquedotto, il ventre di Napoli assolve a quella ancora più importante di protezione. Durante la Seconda guerra mondiale, si trasforma in un rifugio per circa 4000 persone.
Rifugio attrezzato di tutto…..

..dotato di un doppio impianto elettrico, uno normale e uno di emergenza a batteria in caso di bombardamento…a Napoli si parlava già di sicurezza e continuità 60 anni prima della legge 46/90 sugli impianti elettrici…..
Il rifugio era frequentato da tutti i ceti sociali della città, soprattutto da artisti, testimoni i muri che hanno raccolto i loro schizzi ….

Ogni angolo, ogni pietra, ci racconta un pezzo di storia…

Così come questo talamo matrimonial ricavato nel tufo è stato testimone della prima note di due sposini, che hanno dichiarato il loro amore nel pieno dei bombardamenti…

I passaggi da una cisterna ad un’altra sono caratterizzati da cunicoli molto stretti …..

La visita a questo punto è terminate, rimarrebbe un ultima fotografia, ma altro non sarebbe che un fotogramma completamente nero, frutto di un momento in cui tutte le luci si sono spente, tutti i rumori, I suoni hanno ceduto il passo al silenzio, siamo rimasti immersi in questo stato di oblio per qualche interminabile minuto, quasi a costringerci a fare i conti con la nostra anima con il nostro io…..
Usciamo e ci ritroviamo, “sopra” nei vicoli, nel quartiere, dove tutto è animato dall’ effervescenza caratteristica del mio popolo…..

Vi ringrazio per il tempo che avrete volute dedicare al questo particolare viaggio.
Un particolare rimgraziamento và ai fratelli Quaranta che da anni si battono per ridare lustro a questo tesoro “sotterraneo” (per info www.lanapolisotterranea.it
Antonio