La Polonia per me, è ormai come una seconda casa, essendo mia moglie Polacca, ho modo di recarmici almeno due volte l'anno. Sono stato ad Auschwitz la prima volta nel 1999, e ho avuto modo di visitarlo svariate volte, ogni volta mi chiedo come sia possibile che la ferocia dell'uomo sia arrivata a tanto; e come ai noi, l'uomo utilizzi ancora la guerra come mezzo per risolvere alcuni problemi.
Pubblico una serie di immagini a cui ho voluto abbinare, poesie o citazioni di libri inerenti questo argomento, credo sia utile e necessario non dimenticare a pochi giorni dalla commemorazione della liberazione del campo di concetramento avvenuto il 27 Gennaio 1945.
Nota:
Ho visto lavori straordinari in questa sezione, spero che gradiate questa mia idea, la prima reflex l'ho acquistata a Maggio 2009....
Aspetto vostri commenti e critiche.
Ovviamente il progetto è apolitico.
Poi soffermatevi a riflettete, immedesimatevi e pensate se questo atroce destino fosse toccato a noi ed ai nostri familiari
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Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
Primo Levi

“In meno di dieci minuti tutti noi uomini validi fummo radunati in un gruppo. Quello che accadde degli altri, delle donne, dei bambini, dei vecchi, noi non potemmo stabilirlo allora ne’ dopo: la notte li inghiotti, puramente e semplicemente..... Del nostro convoglio non entrarono nel campo che novantasei uomini e ventinove donne, e che tutti gli altri, in numero di più di cinquecento, non uno era vivo due giorni più tardi......
Scomparvero così, in un istante a tradimento, le nostre donne, i nostri genitori, i nostri figli. Quasi nessuno ebbe modo di salutarli. Li vedemmo un po’ di tempo come una massa oscura all’altra estremità della banchina, poi non vedemmo più nulla.”
Tratto da Se Questo è un uomo P. Levi.

Un treno arriva, è carico di bimbi,
felici che il viaggio interminabile sia finito.
E cantano gioiosi giocando nella neve.
Sorridendo gli aguzzini li accarezzano,
li portano alle docce. Son mille;
bimbi ignari, voci bianche, celestiali.
In tre ore mille bimbi sono morti.
Ricci d'oro in mezzo al fango e nell'aria,
i suoni delle risa, i sorrisi dentro al fumo.
La morte, sparpagliata a piene mani
sopra i corpi martoriati.
Sulle teste dei bambini che cantavano.
L'uomo, e il pozzo più profondo in cui è caduto.
La neve, cade lieve sull'eccidio e non lo copre.
Liberamente tratto da un racconto di un sopravvissuto.

“..Ho imparato che io sono un Haftling. Il mio nome è 174.517; siamo stati battezzati, porteremo finche vivremo il marchio tatuato sul braccio sinistro.”

“ Fili elettrici, alti e doppi,
non ti lasceranno mai più vedere tua figlia, Mamma.
Non credere alle mie lettere censurate,
ben diversa è la verità; ma non piangere Mamma.
E se vuoi seguire le tracce di tua figlia
non chiedere a nessuno, non bussare a nessuna porta:
cerca le ceneri nei campi di Auschwitz,
le troverai lì. Ma non piangere mamma - qui c’è già troppa amarezza.
E se vuoi scoprire le tracce di tua figlia
cerca le ceneri nei campi di Birkenau:
saranno lì - Cerca, cerca le ceneri nei campi
di Auschwitz, nei boschi di Birkenau.
Cerca le ceneri Mamma - io sarò li !
Monika Dombke, Birkenau, 1943

Sognavamo nelle notti feroci
Sogni densi e violenti
Sognati con anima e corpo:
Tornare; mangiare; raccontare.
Finche suonava breve sommesso
il comando dell’alba:
“Wstawac’ ”;
E si spezzava in petto il cuore.
Primo Levi

“...Fuori è già buio. In lontananza il balenio di una lampada getta una luce fioca. L’unica luce forte è quella di un riflettore che pende sopra un cancello visibile da lontano. Ci trasciniamo per un terreno pantanoso, argilloso, pieni di terrore e allo stremo delle forze.... Stiamo per arrivare alle nostre nuove tombe, cosi chiamiamo le nostre nuove case.”
Appunti di Zalmen Gradowski detenuto del campo, ritrovati dopo la guerra nel campo.

“...le condizioni a Birkenau erano ancora più insopportabili che ad Auschwitz. Ad ogni passo si sprofondava in un pantano, non vi era quasi acqua per lavarsi. I prigionieri dormivano su brande di legno a tre piani, fino a sei per ogni branda e senza pagliericci. Quando di giorno pioveva, i detenuti di notte dovevano coricarsi sulle brande con i vestiti bagnati. Niente di strano che ogni giorno ne morissero centinaia”
Memorie di un SS.

“Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti di cui avevo visto i corpi trasformasi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai”
Elie Wiesel rinchiuso ad Auschwitz all’età di 15 anni.