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Dopo essere atterrati recuperiamo le due auto che ci accompagneranno nelle prossime due settimane, attraversiamo Anchorage, città strana, americana, un miscuglio di sobborghi anni ’50, qualche grattacielo di vetro piantato in mezzo, nulla di eccitante ad eccezione di una cornice di montagne innevate che creano una scenografia unica. Nel parcheggio del Backpacker Hostel siamo un po’ spaesati, la giornata da 34 ore è ancora lunga, dobbiamo spostare i bagagli, recarci al superstore degli articoli da campeggio a prendere gas, container anti-orso, senza dimenticare reti e repellenti per “mosquitoes” (sono loro gli animali più pericolosi qui!!!) ed infine fare la spesa per i prossimi giorni lontani dalla civilità….in una parola, gli ultimi preparativi per immergersi “into the wild”.

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Il giorno successivo comincia l’avventura e partiamo dopo aver rimpinguato le scorte alimentari con una abbondante “american breakfast” prima di lasciare Anchorage. La strada è ampia ed ondulata, percorre ampie valli glaciali ricoperte di conifere ed è circondata da vette innevate che non riusciamo ad apprezzare appieno per la presenza di nubi basse.

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I nostri occhi guardano in ogni direzione per cercare la presenza di animali, siamo in Alaska….potrebbero essere dappertutto!!! L’ennesima area di sosta con vista sul Denali ci delude per la solita copertura nuvolosa ma la sorpresa è dietro l’angolo: il primo orso, un piccolo “Black Bear” osserva le auto sfrecciare sulla highway senza alcun timore.

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Finalmente entriamo nel famosissimo ed affollatissimo (secondo i parametri alaskiani) Denali National Park, la luce migliora, il cielo si rasserena permettendoci di godere appieno dei panorami circostanti, ci soffermiamo a contemplare l’immensa valle glaciale in cui ci troviamo e alcune alci sembrano apprezzare i paesaggio a loro volta soffermandoci poco lontano da noi.

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Il mattino dopo sveglia all’alba per salire sul Denali Bus, la strada è chiusa al traffico privato ed le navette verdi sono l’unico modo per scoprire in un solo giorno le 90 miglia che ci separano dal Wonder Lake. La giornata è cupa e nuvolosa, le speranze di vedere il Denali da vicino sono prossime allo zero ma la speranza di vedere animali selvatici nel loro habitat ci fa salire fiduciosi.

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Salendo al Polichrome Pass il bus si ferma improvvisamente, la zona è territorio di grizzly ed un giovane maschio sta passeggiando tra gli arbusti poco lontano dalla strada…armo la D90 con il 55-300 e scatto dal finestrino aperto, è vietato scendere in presenza di grizzly, continua a ripeterci cantilenando l’autista.

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La vallata è piena di grizzly, ne avvistiamo una quindicina, compresi due cuccioli ma tutti al di fuori della portata della mio 300mm. Scendendo dal passo la valle si allarga nuovamente, passiamo attraverso una mandria di caribou ed infine arriviamo a uno dei punti panoramici principali: il Denali è avvolto nelle nubi, l’aria è più fredda ed umida, stanno scendendo le prime gocce, punto l’obiettivo verso il luogo dove dovremmo vedere lo spettacolo…lo scatto necessita di un bianco e nero che renda giustizia all’atmosfera fosca ed uggiosa di quel momento.
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Durante il viaggio di ritorno, allontanandosi dalla grande montagna, sprazzi di sereno allietano la nostra voglia di scattare ed il Polichrome Pass si manifesta in tutta la sua fotogenicità.

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Appena prima i scendere dal bus nei pressi del nostro campeggio scorgiamo un maestoso caribou dal finestrino. Ovviamente non si può scendere se non alla fermata, ma il miglio a piedi lungo la strada è ripagato dal fatto ce lo splendido animale è rimasto lì dove lo avevamo avvistato e si lascia fotografare come una navigata modella.
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Il giorno dopo si riparte alla volta dl Wrangell-St.Elias National Park, meta del nostro trekking: la sosta mattutina per benzina e colazione al Broadpass Cafè è obbligata: ci aspettano le 135 miglia quasi interamente sterrate della Denali Highway, mitica strada attraverso le montagne che sicuramente non brilla per i servizi offerti ma ci regala stupende viste su ghiacciai seppure coperti dalle solite spesse nubi.

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Verso sera, dopo aver ritirato dal Ranger altri contenitori anti-orso necessari per il trekking, arriviamo al Viking Lodge, nostro riparo per la sera e punto d’appoggio per l’esplorazione della “wilderness” del Wrangell-St. Elias.

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Non c’è tempo ora per rivivere le emozioni de primi tre giorni, bisogna preparare i prossimi giorni con precisione e cura, razionare il cibo, studiare le mappe e le distanze…saremo soli in mezzo al nulla, qui in mezzo alla natura più selvaggia ogni errore potrebbe costare caro.

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La notte sarà breve (come sempre d'estate a queste latitudini) ma tranquilla, il mattino successivo qualche raggio di sole ci da la carica per ripartire zaino in spalla, ma questa è un'altra avventura!!!