L'incontrollata energia dell'atomo.
Nel mio lavoro di vede di tutto e di più, questa volta mi sono scelto un corso sulle emergenze nucleari, ed il luogo di svolgimento è stato quanto di meglio si potesse chiedere sull'argomento: Repubblica Ucraina, Chernobyl.
La fida D300 mi ha accompagnato, anche se con un limitato corredo di ottiche, seguendomi durante le esercitazioni tenute nella città morta di Pripyat, a pochi chilometri dal reattore, e le visite al villaggio di Chernobyl, o ciò che ne rimane.
Purtroppo non mi è possibile pubblicare le foto prese in prossimità del sarcofago che racchiude il nocciolo del reattore esploso, in quanto la sicurezza impone una certa riservatezza sull'argomento, e non sarebbe onesto creare problemi agli enti di formazione che tengono il corso.
L'emozione di trovarsi in un posto del genere è unica, ben controllata dalla consapevolezza dei rischi, a cui peraltro i lavoratori che operano nella zona sono ormai ben assuefatti, basti pensare che la strumentazione base per la misurazione delle dosi di radiazioni è in vendita nei (rari) supermercatini e negozi situati nei paesi prossimi alla zona interdetta.
Il paese ove furono trasferiti gli sfortunati abitanti di Pripyat si chiama Slavutych, e l'unico modo di giungere all'area della centrale, ove ci aspetta la nostra guida, è con un vecchio treno dell'era sovietica, che attraversa la striscia di territorio Bielorusso senza necessità di controlli di frontiera.
Le condizioni meteorologiche sono quelle dell'Est Europeo all'inizio della primavera, con temperature non troppo basse, ma cieli coperti di nuvole e pioggerella continua.

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Dopo un oretta all'orizzonte si staglia l'immagine che tante volte abbiamo visto in televisione, l'avventura sta per cominciare.

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