
VIK I MYRDAL
Chi è stato in Islanda probabilmente conosce Vik I Myrdal come un crocevia di passaggio sulla 1, la “main ring road”.
Qualche chilometro ad est di Vik I Myrdal esiste però un luogo che non tutti conoscono; un luogo magico dove alcuni incauti troll sono stati trasformati in gigantesche rocce, sorpresi dalle luci dell’alba a pochi metri dalla costa islandese.
Il luogo è pervaso di magia e l’attento viaggiatore saprà coglierne gli effetti se, armato di macchina fotografica, avrà il coraggio di avventurarsi sulla spiaggia vulcanica di Reynisfjara.
Questo è il racconto di quanto mi è accaduto lo scorso giugno.
Un pomeriggio assolato; un’ora dedicata alla fotografia.
Un mondo di emozioni.
La spiaggia è sferzata dalla furia dell’Atlantico e devo lottare contro il vento teso e freddo per mantenere l’equilibrio.
In una giornata così può venir fuori qualcosa di spettacolare.
Posiziono la macchina sul cavalletto e utilizzo filtri Neutral Density per immortalare i cavalloni e le onde che si infrangono sulla sabbia nera.

È veramente difficile tenere ferma la macchina con il vento che soffia impetuoso ed il ruggito delle onde che mi frastorna.
Attacco lo zaino all’apposito gancio sotto la colonna centrale del cavalletto per aumentarne la stabilità.
Uso uno scatto flessibile per ridurre al minimo il rischio del mosso.

Scatto con tempi lunghissimi per lasciare che l’onda monti e crei il tube.
Cerco qualche inquadratura particolare poi, un gruppo di turisti irrompe sulla scena.
I tempi lunghi immortalano fantasmi nei miei scatti.

Attendo fiducioso. Qualcosa di grande sta per accadere, me lo sento …
Poi compare un fotografo con reflex e cavalletto.
Mi fa un cenno di saluto con la testa; riconoscimento silenzioso di comunanza di intenti e fratellanza di spirito.
Si avvicina al bagnasciuga per cercare di cogliere le onde di fianco per mettere in evidenza il tube come ho fatto io poco fa.
Si abbassa per enfatizzare l’onda ed esaltarne le dimensioni.
Vedo intorno a Lui i semplici turisti con le loro compatte che si affannano a cercare un’inquadratura banale prima che l’onda si infranga; li vedo fuggire di fronte alla potenza dell’oceano.

E Lui là.
Indomito di fronte alla furia della tempesta. Solido come una roccia a sfidare le onde.
Vedo i turisti affollarsi intorno a Lui.
Cercano con lo sguardo quello che Lui sta inquadrando.
Eppure non vedono.
Sono ciechi davanti all’onda che monta a creare il tube.
Sono ciechi di fronte all’impeto della tempesta.

Spaventati fuggono davanti alle onde che si infrangono sulla battigia mentre il mio alter ego è stoico nella tempesta a cercare lo scatto perfetto.
Sento gli spruzzi sul mio viso a inondare il suo …
Sento la salsedine sul mio corpo macchina a bagnare la sua …
Sento le sue dita intorpidirsi dal freddo mentre scatto …
È un momento … è il momento … è un autoritratto …
È l’uomo nella tempesta …
Sono IO!

Torno alla macchina scosso nell’anima. Mi aspettano da venti minuti buoni.
Allungo a Simone il corpo macchina senza dir nulla … non ce n’è bisogno … guarda la foto
e comprende … accende l’Hummer e partiamo.
Stavolta ci siamo …
Ho vissuto il momento dello scatto perfetto e non lo dimenticherò mai.
Ho visto l’onda crescere e non sono fuggito.
Ho visto la paura intorno a me e ho mantenuto la calma mentre tutti la perdevano.
Ho cercato e trovato.
Finalmente sono!
Corrado Sofia
Green Leaf Explorers Society
Islanda 2011