Proprio un senso di miseria e ignoranza mi è rimasto quando, all'uscita del campo, non solo avevo ancora in mano la mia D80 e il suo obiettivo, ma nella scheda c'erano circa 150 scatti e nel mio animo la certezza di aver fatto un'esperienza, forse non unica, ma importante sia per l'uomo che per l'apprendista fotografo.
Ecco le foto
Una festa, quella di San Giorgio, che rievoca le gesta del cavaliere Giorgio che, convertito al cristianesimo, riuscì a sconfiggere ed addomesticare un drago che terrorizzava gli abitati della cittadina di Selem. Un senso, quello della festa, di speranza e rifugio nella religione capace di allontanare il male, e i maligni, e garantire pace e prosperità.
Un momento felice che ha anche il suo corollario di riti pagani che portano con sé colori, usanze, atmosfere, abiti buoni della festa, cibi tipici, musiche e danze che sembrano veramente ridurre, o annullare, le distanze tra i Rom e i Gagè (Non Rom, cioè noi).
Tutto ciò lo si ritrova in questa splendida celebrazione festiva, i cui elementi fondamentali caratterizzano la ritualità di tanti altri culti religiosi. Ad esempio, il fuoco restituisce l’idea di calore per rievocare il senso di appartenenza alla famiglia di origine.



Durante la festa di San Giorgio, Gurgevdan (per i Rom Musulmani), o Herdelezi (per i Rom ortodossi) i campo Rom è come una delle nostre borgate che celebra il suo santo protettore. San Giorgio, infatti, è stato eletto dal popolo Rom come il proprio patrono, rendendo questa festa una delle più importanti per le comunità Rom di tutto il mondo. I preparativi sono gioiosi: le donne rimettono a nuovo le povere baracche, buttando vecchie stoviglie, ritinteggiando le pareti e adornando le casette con ramoscelli di eucalipto e fiori freschi.

E poi c’è il sacrificio dell’agnello, che simboleggia sia la gratitudine che si vuole offrire alla divinità che veglia e protegge, ma anche un segno di rinascita dato che i padri, dopo aver intinto il loro dito nel sangue che sgorga dall’animale sacrificato, benedicono i loro figli lasciandogli un’impronta sulla fronte.


Una festa condita dai cibi tipici, ovvero l'agnello sacrificato cucinato in mille modi, che viene offerto a tutti augurando "Buon Gurgevdan".

Mentre tutto si svolge capisci che la festa è quella dei bambini, che giocano, ridono e sono anche attratti da questo sconosciuto in cerca di fotografie.



Alla fine, dopo una notte e un'alba di festeggiamenti non rimane che sedersi. Un altro San Giorgio è passato e adesso mi aspetta una giornata di lavoro e un'esperienza nuova da raccontare. Ma un momento, mi devo riprendere, e qui ci vuole un caffè bevuto in compagnia

