Poche parole d'introduzione, non sono bravo a scrivere e visto l'argomento delicato preferisco lasciare spazio alle fotografie.
Questo che vi presento è un progetto al quale sto lavorando da diversi mesi.
Ho cominciato ad esplorare luoghi abbandonati alcuni anni fa, ma solo da qualche mese ne ho scoperto uno molto particolare a due passi da casa mia.
Nella mia città c'è un ex manicomio , una costruzione situata su una lussureggiante collina subito fuori dal centro urbano.
Da anni questa struttura si sta letteralmente sgretolando sotto al peso dell'indifferenza e dell'abbandono, forse per via del ricordo e dell'argomento che la riguarda, forse troppo scomodo.
Ho avuto modo di visitarlo diverse volte, da solo ed in compagnia di amici ed ogni volta questo luogo mi ha suscitato emozioni forti e contrastanti.
Sul pavimento, nei corridoi, ho fotografato materiale di ogni genere, radiografie, ecografie elettroencefalogrammi, cartelle cliniche di pazienti deceduti oramai da tempo, un sacco di materiale che andava salvaguardato , archiviato, che poteva essere utilizzato per uno studio più approfondito di quelli che sono stati gli errori e gli orrori di alcuni di questi luoghi e dei quali siamo venuti a conoscenza dopo anni.
Dopo la chiusura seguita all'applicazione della legge Basaglia, il luogo divenne per qualche tempo una casa famiglia.. altre storie tristi , altre creauture sfortunate tornarono a popolare quei corridoi.
Nei magazzini tracce di amianto per i contenitori dell'acqua, la vernice sui muri che si accartoccia come una crosta fa da contorno ai messaggi scritti sulle pareti in un italiano stentato, confuso ma allo stesso tempo chiaro: è un grido di dolore e di paura... la paura di rimanere solo al buio, la paura di essere portato via dalla propria famiglia, la paura di essere rinchiuso.
"..al lume c'è sicuro.... che mi ritrovi a casa mia e che non rimanga rinserrato....e che non mi portino via...e che sappia e non mi succede mai più... e che mi ritrovi bene...e che non patisca e che non moia e che abbia salute..."
(una scritta su uno dei muri dell'istituto,ultima foto)
" Dal momento in cui oltrepassa il muro dell'internamento, il malato entra in una nuova dimensione di vuoto emozionale ([...]); viene immesso, cioè, in uno spazio che, originariamente nato per renderlo inoffensivo ed insieme curarlo, appare in pratica come un luogo paradossalmente costruito per il completo annientamento della sua individualità, come luogo della sua totale oggettivazione. Se la malattia mentale è, alla sua stessa origine, perdita dell'individualità, della libertà, nel manicomio il malato non trova altro che il luogo dove sarà definitivamente perduto, reso oggetto della malattia e del ritmo dell'internamento. L'assenza di ogni progetto, la perdita del futuro, l'essere costantemente in balia degli altri senza la minima spinta personale, l'aver scandita e organizzata la propria giornata su tempi dettati solo da esigenze organizzative che – proprio in quanto tali – non possono tenere conto del singolo individuo e delle particolari circostanze di ognuno: questo è lo schema istituzionalizzante su cui si articola la vita dell'asilo »
(Franco Basaglia, 1964, tratto da Wikipedia)
http://utenti.consiagnet.it/sardigiacomo/foto/mental/