È il 23 dicembre, le feste sono ormai prossime, la quotidianità non riesce ad impedirci di andare con il pensiero alle nostre famiglie, ai preparativi che abbiamo lasciato alle spalle, agli alberi di Natale, ai presepi, alle tradizioni che quest’anno, non abbiamo rispettato. Un cielo uniformemente grigio ci annuncia che anche se la stagione delle piogge sembra non volerne sapere di cominciare, lo stesso l’attività di bonifica odierna, rischia di essere compromessa e di venir rimandata a data migliore.
Da strutture che difficilmente riusciamo a chiamare abitazioni, uomini, donne e bambini si preparano alla loro giornata. Lasciandosi alle spalle quelle precarie pareti di fango e argilla, o di mattoni di seconda mano nei migliori dei casi, affrontano il deserto, parente ormai lontano dell’antica Mesopotamia. Il loro è un cammino che si snoda su un terreno polveroso, intervallato qua e là da pozze e acquitrini, residuo piovasco ristagnante, che non riesce a penetrare il substrato impermeabile della superficie.
Ha smesso di piovere, o meglio, non hai mai cominciato sul serio. Abbiamo solo perso tempo, traendone unicamente un misero beneficio: ancora per un po’, l’aria sarà meno secca e la polvere si staccherà dal suolo, più tardi del solito, ma si alzerà lo stesso… prima o poi! Viene dato l’ok, le condizioni atmosferiche ora sembrano più che buone e si decide di uscire per l’attività odierna. Ci dividiamo e saliamo a bordo dei nostri mezzi, destinazione l'area denominata CMC77, di ben 39 kmq.
I più fortunati riescono a racimolare un passaggio su di un pick up scoperto, ovviamente in molti saranno trasportati nel vano posteriore, ma non sono i comfort a fare la differenza, quanto il poter risparmiare le suole di sandali logorati dal tempo, lisi da polvere e usura. Finché è percorribile, il mezzo di fortuna prosegue per una strada non asfaltata, poi si arresta e tutti scendono . L’orizzonte non è visibile, nascosto all’occhio incapace di spaziare in un simile scenario: ovunque si ergono come foruncoli, ammassi di terra rivoltata, che vomita al cielo, il suo tetro e triste contenuto.
Tutta la zona contava un numero superiore ai 210 bunker, distrutti dai bombardamenti alleati del '91 o fatti diligentemente esplodere dallo stesso Genio nel 2004, anno che conta ben 42 edifici bonificati. Il maggior problema è che dai detriti dei fortini bombardati, a seguito della ricerca di materiale metallico, o di mattoni riutilizzabili per ulteriori edifici, civili e non possono imbattersi in ordigni inesplosi: riutilizzandoli a fini bellico-terroristici o rischiando la loro vita.
Si formano vari gruppi di scavo e ricerca, anche le donne, soprattutto loro, imbracciano la pala e si chinano sul terreno, confondendosi con esso. Tutto quello che era visibile in superficie, è stato già analizzato e quando possibile, riutilizzato. I mattoni integri vengono accatastati in pile che verranno rivendute poi in città, altri beneficeranno di edifici più stabili. A questi braccianti del deserto, sarcastiche pantomime dei cacciatori di tesori, poco importa della stoffa che li ripara dal vento durante il giorno e dal freddo della notte…
Sembra una gita domenicale, solo che dopo la pioggia, i nostri cestini non saranno colmi di funghi né di lumache, ma di tutti gli ordigni ancora pericolosi , che costellano in abbondanza il terreno, come i riflessi di un minerale.
I sei team di cui si compone il plotone, il comando più altri 5, suddivisi in 3 EOD (exsplosive ordinance disposal) e 2 IEDD (improvised esxplosive device diposal), sono impegnati tutti i giorni in bonifiche di 1° grado, appunto per ripulire il terreno in superficie da queste "mine vaganti". Interventi più approfonditi sono di loro competenza solo per le aree che prevedono installazioni e infrastrutture del nostro contingente e per rendere sicure le maggiori vie di comunicazione, su di un'area di responsabilità di 100 km a nord di Dhi Qar e 150 a sud. Gli interventi di 2° grado in zone di interesse civile, sono invece delegati a società private, previa gara di appalto, ma la realtà è che le due vincitrici, finora, dopo essersi rese conto della situazione si sono tirate indietro.
Prim’ancora dei mattoni, i materiali più ambiti sono i metalli: ferro, rame, qualsiasi lega di cui si senta la mancanza, considerata la povertà dell’ambiente. Ogni bomba o colpo di mortaio è stato già spogliato delle “corone” e vuoti solchi in coda, testimoniano la loro assenza. Vi sono lunghi tratti di terreno rivoltato, l’inganno è prossimo all’occhio, che può crederli un accenno di aratura, ma qui il terreno, è ormai abbandonato da secoli, purtroppo. Quelle ferite invece, celavano un tempo cavi elettrici, che servivano a portare l’energia ai vari bunker, ma dei fili di rame, non vi è più traccia, se non nel mercato di Nassiriya, tra le varie opere di artigianato locale.
Con la sola forza lavoro manuale, gli uomini del Genio hanno ad oggi rinvenuto e distrutto circa 55000 ordigni in 4 mesi, con una media di due interventi quotidiani. Il capo team, tramite la sala operativa, acquisisce utili informazioni sul tipo di ordigno segnalato, in caso di trappolamento improvvisato si attiva l'unità IEDD invece della EOD; organizza quindi il team, composto dal capo, 2 operatori, 1’infermiere e 1’ambulanziere; si reca sul posto ove assume il comando e, previo riconoscimento, studia il piano di risoluzione dell'incidente, che prevede la possibilità del brillamento in sito o della rimozione per operare altrove. A seguire la verifica dell'esito, il rientro e il rapporto di bonifica, che lo rende a tutti gli effetti responsabile di quanto dichiarato.
Anche oggi, civili e militari, qui si incontrano e lavorano fianco a fianco, seppur con finalità differenti. Se gli uni creano mucchi di materiale di sopravvivenza, gli altri ergono cumuli di esplosivo da dover far sparire al più presto.
Avvisati della nostra presenza con un rapidissimo tam tam, di cui si ignorano i meccanismi, i bambini sparsi un po’ ovunque, si ritrovano tutti ad un chilometro di distanza dal fornello ove sono stati depositati i vari “residuati bellici” pronti a brillare per un pubblico non pagante, accorso più per la distribuzione di generi alimentar che seguirà di lì a poco, che non per lo spettacolo in sé.

L’esplosione non ha minimamente disturbato i dieci bambini arrivati e diligentemente accovacciatisi in attesa dei nostri regali. Nei mezzi di trasporto, c’è sempre una scorta precauzionale di acqua, bibite e merendine, che vengono presto regalate ad una fila “indiana” irakena, dove i più grandi, cercano di togliere ai più piccoli, non per beneficiare in prima persona, ma probabilmente, per rivendere ad altri. Altri quattro bunker, vanno ad aggiungersi al conto di quelli bonificati.
Nessuna novità per il plotone di stanza all'Italian Joint Task Force "Antica Babilonia 8" composto da persone capaci ed esperte, non nuove alla tipologia di lavoro chiamate ad effettuare. Testimoni gli abitanti delle regioni Piemonte, Lombardia e Val d'Aosta, aree di competenza del X° reggimento Genio Guastatori di Cremona, comandato dal Colonnello Marco Ciampini, che anche su suolo italiano, sono impegnati con un ritmo di 1/2 interventi al giorno, segnalati tramite le forze dell'ordine al neo promosso capitano Saverio Cucinotta, che svolge il delicato ruolo di IC (incident commander), trade d'union tra il mondo civile e quello militare. E anche i lavori per le Olimpiadi Invernali di Torino 2006, possono dire di aver usufruito di un sì valido aiuto.

Francesco Petrucci