La colza è una crocifera del genere Brassica, come cavoli, verze e broccoli. E' il frutto di una combinazione genetica spontanea tra il DNA della rapa e quello del cavolo. I suoi semi contengono il 32-33% di olio, l'olio di colza appunto, che in passato è stato utilizzato come combustibile per l'illuminazione pubblica, e per il consumo umano sino alla scoperta della presenza di una sostanza tossica, l'acido erucico. Oggi se ne parla perchè pare che l'olio di colza (ma non solo: pare anche l'olio di semi vari, di girasole, di arachidi, probabilmente anche d'oliva, se non costasse già questo più del gasolio) funzioni benissimo nei motori diesel.
Oggi l'olio di colza si può utilizzare per le fritture, tranquillamente. L'ingegneria genetica ha permesso la selezione di varietà in cui l'acido erucico è ridottissimo, ma a molti non piace. Costa 50 centesimi il litro, nei supermercati, la metà del gasolio, anche meno. Ma c'è il problema delle accise: chi usa l'olio di colza al posto del gasolio evade il fisco e rischia una multa salatissima. C'è già chi riesce a produrselo da se. Basta un ettaro di questa pianta infestante, dai bei fiori giallo chiaro, per alimentare la propria auto senza problemi per un anno. Per alimentare tutte le auto diesel in Italia dovremmo fare spazio alla colza ed eliminare qualsiasi altra cosa: campi di grano, frutteti, boschi, città...
Di tutte queste considerazioni la colza se ne infischia... lei sta lì, pianta in grado di crescere dovunque non ci sia troppo caldo, un poco d'acqua, grandi spazi da conquistare. Per dare un tocco di giallo all'ambiente e alle nostre faccende.
