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marcos_81
Da qualche giorno sto facendo varie prove sull'iperfocale, purtroppo però spesso i risultati non quadrano con quanto mi aspettassi :(
Premetto che ho una D7000 arrivata da poco tempo che al momento uso con il plasticotto 18-55 VR ereditato dalla precedente D60...Lo so bene che la D7000 utilizzata con questa lente non ha senso e anzi ne mette ancora più in evidenza i difetti, ma per motivi di budget per ora cerco di adattarmi, sperando di cambiare obiettivo il prima possibile. Questo per dire che molte delle cose che non mi quadrano forse sono semplicemente dovute alla scarsa qualità di questa lente. Ecco quindi una lista dei miei dubbi:

1) Dato che la lunghezza iperfocale, fissata la lunghezza focale (e il tipo di sensore) dipende solo dall'apertura del diaframma, quando voglio scattare una foto paesaggistica (ad esempio), posso dimenticare completamente l'equazione f più alto = maggiore profondità di campo, dato che anche con grandi aperture ho comunque una distanza iperfocale? E quindi scegliere l'apertura in base alla luce (ad esempio se scatto a mano libera aprendo più che posso), tanto con l'iperfocale avrò comunque tutto nitido? E' così o c'è un barbatrucco sotto?

2) a meno di avere oggetti tipo i misuratori laser (ho letto proprio qui di qualcuno che lo utilizza...ma tutti i paesaggisti ne hanno uno?), dopo che si è calcolata la distanza iperfocale, e dovendo per forza di cose focheggiare a questa distanza "a naso", come conviene comportarsi per minimizzare l'errore? ed sono più alti i rischi di non avere il fuoco corretto tentando di utilizzare l'iperfocale (magari sbagliando di qualche metro la distanza), o scattando semplicemente con diaframma molto chiuso (ovviamente senza esagerare a causa della diffrazione), mettendo ad esempio fuoco ad un terzo della scena come suggerito da alcuni?

3) Nel caso di un panorama molto esteso, in cui il soggetto principale è a centinaia di metri di distanza (tipo classica foto in cui si ha un bel paesaggio con delle montagne, soggetto principale, sullo sfondo), nessun paesaggista quindi mette a fuoco direttamente sul soggetto?
Io per ora "fidandomi poco" dell'iperfocale confesso che tendo sempre a fare due foto, una cercando di sfruttare l'iperfocale e una focheggiando direttamente sul soggetto, e spesso nessuna delle due è decisamente migliore dell'altra (ma forse qui come detto prima conta la qualità pessima della mia lente)

Grazie a chi avrà voglia di rispondere wink.gif
maxbunny
Altro che iperfocale, qui ti manca qualche nozione sulla messa a fuoco e sulla profondità di campo. Partiamo dal punto 3, se il soggetto principale è a centinaia di metri di distanza la MAF sarà su infinito quindi mettendo a fuoco su di esso, anche con un diaframma aperto, risulterà tutto nitido:

MAF sul primo piano
Obiettivo 80.0-200.0 mm f/2.8
Lunghezza focale 200 mm
Diaframma f 4.5
Tempo di posa 1/400 sec

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La distanza iperfocale permette di calcolare la distanza minima a cui una lente permette di mettere a fuoco tutti gli elementi compresi nel campo visivo fino all’infinito, offrendo la massima profondità di campo possibile. Essa è quindi una misura che lavora in diretta correlazione con la profondità di campo, perché questa si estende da metà della distanza focale fino all’infinito. Questo dato va anche calcolato in stretto rapporto con il tipo di strumentazione che si ha a disposizione, ovvero tiro la focale dell’obiettivo e il diaframma impostato; le grandezze in questo caso sono inversamente proporzionate, perché a una focale più corta corrisponde una zona di nitidezza più ampia che tende all’infinito, in questo caso la distanza iperfocale che si avvicina consentendo una messa a fuoco ottimale con quasi tutte le aperture di diaframma.
Questa misura viene usata principalmente nella fotografia panoramica, dove la nitidezza deve riguardare quanti più elementi possibili fino all’orizzonte, ovvero poco prima dell’infinito: proprio per questo motivo si utilizza la distanza iperfocale, perché in questo modo si ottiene la massima nitidezza nella fotografia.

Per trovare la distanza iperfocale occorre eseguire un complicato calcolo matematico, che mette in rapporto la lunghezza focale con il diaframma e il cerchio di confusione: H=f(2)/NC, dove f sta per focale, N per il diaframma e c per il cerchio di confusione; pensare di dover fare un calcolo così complesso ogni volta che si decide di scattare una fotografia è impossibile, molti fotografi rinuncerebbero a trovare l’iperfocale, per questo motivo sono state elaborate delle tabelle con i risultati dei rapporti in modo tale che il fotografo possa farvi riferimento senza dover calcolare il tutto ogni volta; anche se sugli smartphone e sui tablet più comuni è possibile installare delle applicazioni che, una volta inseriti i parametri desiderati calcolano in automatico la distanza iperfocale adatta alla fotografia in questione, questo parametro lo si può trovare anche sfruttando i mezzi che vengono messi a disposizione dagli obiettivi, che vengono incontro ai fotografi con dei riferimenti inseriti sulle corolle: gli obiettivi a focale fissa, infatti, dispongono dei riferimenti metrici di messa a fuoco che consentono di calcolare con precisione e immediatezza la distanza focale adeguata.

Spesso si confonde con nitidezza e messa a fuoco: sfruttando la distanza iperfocale non è detto che tutti gli elementi nitidi siano messi perfettamente a fuoco, ma verranno percepiti come tali dal nostro occhio che non è una macchina perfetta e che quindi non riesce spesso a distinguere quando un oggetto è fuori fuoco percependolo come nitido; nei cosiddetti cerchi di confusione che vengono sfruttati per il calcolo della distanza focale, infatti, i punti non sono perfettamente definiti, ma sono più che altro delle macchie dai contorni indefiniti, a patto che questi siano abbastanza piccoli, che cioè non superino i 0.25 mm quando l’immagine viene stampata in dimensione 20×30 centimetri.

Il campo di nitidezza quindi, anche se costituito da cerchi di confusione al di sotto di quella misura standard che per definizione non sono a fuoco, verrà percepito nitido; è impossibile scattare una fotografia in cui tutti gli elementi, posti su piani diversi dell’inquadratura, siano perfettamente a fuoco, si può ambire al massimo alla nitidezza: quando si imposta lo scatto, la messa a fuoco va fatta necessariamente su un oggetto o su un punto o su più punti, ma non è ancora possibile farla su tutti gli elementi compresi nel campo visivo, motivo per cui tutti gli altri elementi non godranno della messa a fuoco perfetta.

Ed è quindi qui che entrano in gioco la lunghezza di campo e la distanza iperfocale, perché puntando il fuco su un oggetto posto sulla distanza iperfocale, tutti gli oggetti al di qua e al di la compresi nella lunghezza di campo saranno perfettamente nitidi all’occhio umano; solitamente la zona di nitidezza si estende un terzo al di qua, verso la fotocamera, e due terzi al di la del punto di messa e fuoco.

Facendo qualche esempio, se in macchina è stato montato un obiettivo da 75mm, le tabelle indicano che, con diaframma regolato su f/11 e impostando la messa fuoco a 4 metri di distanza dalla lente la lunghezza focale si estenderà da una distanza di 3metri dalla lente fino ai 6 metri; se invece di f/11, il diaframma si imposta su f/6, mantenendo sempre 4 metri come distanza focale, i valori cambieranno notevolmente, con la lunghezza di campo che in questo caso sarà compreso tra i 3,5 metri dalla lente e l’infinito.

Nel secondo caso, con la lunghezza di campo all’infinito, la distanza di messa a fuoco è chiamata distanza iperfocale ed è unica per ogni combinazione. Qualcuno potrebbe dire che lo stesso risultato si può ottenere anche lavorando con il solo diaframma, ma non è del tutto vero, perché se è vero, come è vero, che più si chiude il diaframma più si estende la lunghezza di campo, ma non arriverà mai ad ottenere un campo di nitidezza come quello che si può ottenere sfruttando la distanza iperfocale. C’è da dire che non è possibile utilizzare questa tecnica quando in macchina sono montati obiettivi superiori ai 75mm, che rappresenta la focale massima con cui si ottengono buoni risultati; la focale più indicata è l’obiettivo cosiddetto “cinquantino”.
In fine è importante ricordare che la distanza iperfocale si calcola sulla reale lunghezza focale, il che significa che se si ha una fotocamera full frame i valori riportati sul barilotto corrispondono ai valori reali, nel caso si utilizzi un sensore APS-C si deve moltiplicare il valore nominale dell’obbiettivo per il valore di crop del sensore.
walter lupino
Dopo aver letto bene le spiegazioni di Max, usa questo programma per esercitarti simulando il comportamento dei diversi diaframmi, dopo aver selezionato la fotocamera e la lunghezza focale dell'obiettivo:

http://www.dofmaster.com/dofjs.html
marcos_81
Grazie Walter, sì lo conosco quel sito, ho anche un'app per android, però anche facendo varie prove i dubbi rimangono.
Max, grazie per la risposta, ma più o meno tutto quello che ho letto lo sapevo...L'esempio sull'immagine che hai postato pure mi è chiarissimo, io intendevo il caso in cui il soggetto (tipo delle montagne) è sì sullo sfondo, ma tu vuoi nitidezza sulle parti della scena più vicine.

Ad esempio, in questa foto di prova (senza nessuna pretesa e scattata pure con luce pessima)

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scattata a 18 mm f16, dove avrei dovuto mettere a fuoco per avere una profondità di campo il più elevata possibile?
walter lupino
Con quei dati il citato programma ti dice 1,03 metri (sono 1,04 in realtà), ma non vedo oggetti così vicini, quindi impostando un valore da 1,04 metri in su tutto sarebbe comunque a fuoco. Ma non particolarmente nitido, oltre f/11 con quell'obiettivo sei in diffrazione.
marcos_81
QUOTE(walter lupino @ Aug 10 2013, 11:07 PM) *
Con quei dati il citato programma ti dice 1,03 metri (sono 1,04 in realtà), ma non vedo oggetti così vicini, quindi impostando un valore da 1,04 metri in su tutto sarebbe comunque a fuoco. Ma non particolarmente nitido, oltre f/11 con quell'obiettivo sei in diffrazione.


già è così, infatti uno dei miei problemi è proprio capire quanto conta la messa a fuoco sbagliata e quanto la qualità pessima del 18-55 soprattutto a focali chiuse...Ingrandendo l'originale al 100% si notano soprattutto in lontananza dei contorni e linee quasi "pasticciate", ed è così per molte altre mie foto...E sarà che non ho ancora molta esperienza ma non riesco ancora a distinguere bene quanto questo sia dovuto all'uno o all'altro problema.

Per la messa a fuoco comunque per distanze così vicine credo basti mettere a fuoco su un oggetto vicino e poi ricomporre no?
walter lupino
QUOTE(marcos_81 @ Aug 10 2013, 11:19 PM) *
Per la messa a fuoco comunque per distanze così vicine credo basti mettere a fuoco su un oggetto vicino e poi ricomporre no?

Si, ma con diaframma a f/11 e lunghezza focale 18 mm., se apri e/o allunghi la profondità di campo di restringe molto.
A f/11 e 55 mm. l'iperfocale passa da 1,04 a 13,4 m. !
maxbunny
Molto brevemente, la PDC si estende per 1/3 nell'area che viene prima del soggetto che abbiamo messo a fuoco (più vicina all'obiettivo) e per 2/3 nell'area che viene dopo il piano di fuoco critico (più lontana dall'obiettivo). Per motivi legati all'angolo di incidenza dei raggi luminosi, il campo nitido è sempre più esteso dietro al soggetto a fuoco che davanti, quindi spesso è meglio mettere a fuoco il soggetto con un diaframma abbastanza chiuso per avere una buona PDC. Nella foto che hai postato, potrei sbagliarmi, ma mi sembra che già mettendo a fuoco sul primo piano la MAF va su infinito, quindi poco importa dove metti a fuoco. Per avere una foto nitida bisogna considerare anche altri fattori, tempo di scatto in sicurezza per scongiurare il micromosso, la purezza dell'aria ( a grandi distanze se l'aria è carica di umidità e/o altro il risultato finale viene penalizzato), il filtro passa basso del sensore, l'ottica. Il tuo 18-55 non eccelle in quanto a nitidezza. Prima di tutto, tenendo conto dei fattori elencati, bisogna avere un buon file ( meglio se raw ) di partenza che verrà poi ottimizzato in fase di sviluppo e successiva post.

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marcos_81
QUOTE(maxbunny @ Aug 10 2013, 11:30 PM) *
Molto brevemente, la PDC si estende per 1/3 nell'area che viene prima del soggetto che abbiamo messo a fuoco (più vicina all'obiettivo) e per 2/3 nell'area che viene dopo il piano di fuoco critico (più lontana dall'obiettivo). Per motivi legati all'angolo di incidenza dei raggi luminosi, il campo nitido è sempre più esteso dietro al soggetto a fuoco che davanti, quindi spesso è meglio mettere a fuoco il soggetto con un diaframma abbastanza chiuso per avere una buona PDC. Nella foto che hai postato, potrei sbagliarmi, ma mi sembra che già mettendo a fuoco sul primo piano la MAF va su infinito, quindi poco importa dove metti a fuoco. Per avere una foto nitida bisogna considerare anche altri fattori, tempo di scatto in sicurezza per scongiurare il micromosso, la purezza dell'aria ( a grandi distanze se l'aria è carica di umidità e/o altro il risultato finale viene penalizzato), il filtro passa basso del sensore, l'ottica. Il tuo 18-55 non eccelle in quanto a nitidezza. Prima di tutto, tenendo conto dei fattori elencati, bisogna avere un buon file ( meglio se raw ) di partenza che verrà poi ottimizzato in fase di sviluppo e successiva post.

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Grazie mille max per la spiegazione e l'immagine "ottimizzata". In effetti mi piacerebbe veramente provare la D7000 on un grandangolo un po' più serio, spero accada presto smile.gif

Walter: no aspetta io intendevo ricomporre senza ovviamente cambiare la lunghezza focale, se no certo che cambierebbe tutto!
giucci2005
Come ulteriori informazioni, tieni presente che proprio in questa sezione, nelle pagine seguenti, ci sono 2 post sull'argomento: in particolare, nel secondo c'è anche allegato un foglio Excel che permette di analizzare a tavolino le diverse condizioni di ripresa:

http://www.nikonclub.it/forum/Iperfocale_D...ol-t323806.html


http://www.nikonclub.it/forum/Vorrei_A_Fuo...el-t320017.html

Tieni presente però che raramente si ricorre al calcolo: il valore della teoria è legato alla comprensione dell'argomento, mentre in pratica il pulsante dell'anteprima della PdC consente di scattare la foto in accordo alla messa a fuoco voluta.
Diego
marcos_81
Grazie Diego, vado a leggere.
Il pulsante della PdC invece mi sembra una cosa completamente inutile, ad aperture piccole è troppo buio per capirci qualcosa ma anche ad aperture grandi mi è impossibile capire cosa è nitido e cosa no con precisione...boh è proprio una funzionalità che non capisco
maxbunny
QUOTE(marcos_81 @ Aug 11 2013, 02:19 PM) *
Grazie Diego, vado a leggere.
Il pulsante della PdC invece mi sembra una cosa completamente inutile, ad aperture piccole è troppo buio per capirci qualcosa ma anche ad aperture grandi mi è impossibile capire cosa è nitido e cosa no con precisione...boh è proprio una funzionalità che non capisco



E' una della funzioni più importanti di una reflex!! sulle reflex analogiche era presente solo sui modelli professionali, oggi per fortuna, ne sono provviste quasi tutte. Più chiudi il diaframma più il mirino diventa scuro ad indicare che la PDC aumenta. A diaframmi aperti il mirino si oscura poco, vuol dire che la PDC è minima. Gioca con questo tasto, fai più prove aumentando di volta in volta gli stop in modo da acquisire esperienza. Poi non ne potrai fare più a meno.
marcos_81
QUOTE(maxbunny @ Aug 11 2013, 02:24 PM) *
E' una della funzioni più importanti di una reflex!! sulle reflex analogiche era presente solo sui modelli professionali, oggi per fortuna, ne sono provviste quasi tutte. Più chiudi il diaframma più il mirino diventa scuro ad indicare che la PDC aumenta. A diaframmi aperti il mirino si oscura poco, vuol dire che la PDC è minima. Gioca con questo tasto, fai più prove aumentando di volta in volta gli stop in modo da acquisire esperienza. Poi non ne potrai fare più a meno.


ok però cosa me ne faccio in pratica? voglio dire, so già che a diaframmi aperti la pdc è minima e a diaframmi chiusi aumenta, cosa mi aggiunge questo tasto oltre che a schiarire/scurire il mirino? Io pensavo che desse proprio una idea visiva della pdc mostrando in qualche modo l'estensione della zona nitida, ma è assolutamente impossibile da capire :(
maxbunny
QUOTE(marcos_81 @ Aug 11 2013, 03:50 PM) *
ok però cosa me ne faccio in pratica? voglio dire, so già che a diaframmi aperti la pdc è minima e a diaframmi chiusi aumenta, cosa mi aggiunge questo tasto oltre che a schiarire/scurire il mirino? Io pensavo che desse proprio una idea visiva della pdc mostrando in qualche modo l'estensione della zona nitida, ma è assolutamente impossibile da capire :(



In tutte le reflex il diaframma si chiude solo al momento dello scatto per permettere a te ed al sistema autofocus di lavorare al meglio.
La profondità di campo che vedi quindi nel mirino è quindi quella a con il diaframma completamente aperto.
Il tasto citato non fa altro che chiudere il diaframma al valore impostato dandoti un'idea della profondità di campo che puoi ottenere, al prezzo di una scena tanto buia quanto più chiudi il diaframma. Con un po' di esperienza, se vorrai, imparerai a capire meglio l'uso di questo tasto.
marcos_81
Forse non mi sono spiegato! Quello che fa il tasto è chiarissimo, così come sapevo bene che quello che si vede nel mirino prima di scattare è la pdc a tutta apertura...ma all'atto pratico quando si usa questo pulsante?
Al massimo un utilizzo che viene in mente è quello di una foto still life o un ritratto realizzato con apertura grande, in cui anche una frazione di stop in più o in meno cambia molto la pdc e quindi si vuole avere perfettamente sotto controllo il fuoco...Ma anche in questo caso come si può avere un'idea precisa guardando nel mirino? Ho appena fatto un po' di prove, più o meno si ha un'idea ma di qui alla precisione ce ne passa!
Invece per le foto tipo paesaggi con diaframma più chiuso mi sembra assolutamente inutile, primo appunto perchè oscurandosi il mirino non si può capire nulla, secondo perchè hai voglia a capire da un mirino così piccolo se delle parti della scena lontane decine di metri sono a fuoco!
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