Una sera Luigi, amico d’infanzia che gestisce un’agenzia viaggi, venne a cena da noi e per sdebitarsi si impossessò della tavernetta e ci organizzò una dia-proiezione delle sue ferie dello scorso anno, appunto a Samos.
Luigi è un bravo ragazzo ma ha un grande difetto: è un canonista impenitente e per dimostrare che il suo non è un difetto, se ne va in giro per il mondo a scovare e fotografare ogni cosa.
La proiezione ci lasciò senza parole e tra me e me feci un giuramento solenne:
A Samos ci sarei andato anch’io. Non potevo certo lasciare un paradiso del genere alla mercé della concorrenza canonista.
E così si parte il 25 giugno, proprio il giorno del mio compleanno (quest’anno quindi niente torta e brindisi, con tanti ringraziamenti da parte del fegato).
Utilizziamo un campionario completo di mezzi di trasporto:
auto da Bologna a Verona, aereo da Verona a Kos, 4 ore di aliscafo da Kos a Samos con il rischio di decollare a causa dei venti meltemi, che da queste parti non scherzano.
L’odissea mi ha comunque permesso di rubare qualche immagine di Kos. Isola del “nomos” del Dodecaneso dove forse è più forte l’influenza etnica ed architettonica del periodo musulmano.
