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ssalvass
Entro in questo consesso in punta di piedi e chiedo lumi.
E' da tanto che amo le immagini, fotografo e dipingo e, come tutti voi, spesso mi angustio in problemi tecnici.
In certi periodi, però, mi accorgo che i miei interrogativi tecnici, e la conseguente necessità di approfondimento e studio, rischiano di deviare la mia rotta espressiva.
Magari corro il rischio di gettare un sasso nello stagno, tuttavia sono convinto che la tecnica sia fondamentale ma soltanto se "piegata" alla creazione artistica.
Non vi nascondo la gioia che sto provando nel frequentare questa comunità: ho già "rubato" molte spiegazioni a problemi tecnici ed ho avvertito la rassicurante sensazione di un luogo ricco di persone competenti.
Tuttavia mi occorre anche dissetare l'altra mia anima, meno tecnologica e, spero, più creativa.
Sareste pertanto così gentili da indicarmi se, quando, ed in quale luogo - per virtuale che sia - della nostra comunità, si tratti o si intenda analizzare gli argomenti più strattamente legati alla creatività artistica?
Lambretta S
QUOTE (ssalvass @ Aug 13 2004, 01:17 PM)
Punto 1

Magari corro il rischio di gettare un sasso nello stagno, tuttavia sono convinto che la tecnica sia fondamentale ma soltanto se "piegata" alla creazione artistica.


Punto 2
Tuttavia mi occorre anche dissetare l'altra mia anima, meno tecnologica e, spero, più creativa.
Sareste pertanto così gentili da indicarmi se, quando, ed in quale luogo - per virtuale che sia - della nostra comunità, si tratti o si intenda analizzare gli argomenti più strattamente legati alla creatività artistica?

Risposta al punto 1 d'accordissimo la tecnica deve essere il supporto o il mezzo o la facilità di arrivare a un risultato espressivo valido e perché no anche artistico... woohoo.gif

Risposta al punto 2 lo stiamo già facendo qui adesso... domani e fino a quando ne avremo voglia... il sasso nello stagno è lanciato, anche se di sassi del genere ne ho lanciati tanti in precedenza... speriamo che questa sia la volta buona e che la discussione decolli... woohoo.gif
Franz
Intanto... CIAO smile.gif

la tua è una domanda estremamente difficile per un semplicissimo motivo: la creatività artistica è qualcosa di squisitamente personale ed oggettivo... molto spesso legata al momento (nel senso che se la stessa occasione dovesse ripresentarsi, la rappresenteremmo in maniera diversa di volta in volta)
Ed è appunto per questo che è giustamente necessario (come dici) conoscere la tecnica per piegarla alle nostre finalità creative...

... "e se non la conosco"?
Si chiede aiuto ai guru della community biggrin.gif guru.gif

Franz
Franz
Parlavo di guru ed è arrivato colui che è un punto di riferimento del forum...

IL MITICO STEFANO alias LAMBRETTA woohoo.gif guru.gif guru.gif
(che di luci ne ha gettate parecchie sulle ombre della mia ignoranza tecnica Pollice.gif )

Franz
Franz
A tal proposito, per rimanere in tema con il 3D, il Feininger - che è uno dei Maestri sui cui manuali sto studiando - dice testualmente:

"...il primo requisito di una buona fotografia è che abbia un significato. Una fotografia deve essere, insomma, il punto d'arrivo di:

1) un interesse per un particolare soggetto;

2) una sensazione od opinione personale sullo stesso;

3) un sincero impulso ad esprimere tutto questo in forma fotografica, insieme con la capacità tecnica di farlo e con l'estro creativo necessario per attrarre l'attenzione di chi guarda."

(Alcuni capitoli me li sono messi in foramto elettronico per potermeli rileggere quando voglio biggrin.gif )

Franz
Antonio C.
In realtà,

credo che se c'è un qualcosa che non si presti a discussioni questa sia proprio la creatività.
E' molto più facile partire da un esempio concreto, da un folder, da un dubbio interpretativo, o da una semplice richiesta di un giudizio estetico più che tecnico.
E queste cose le facciamo, proprio qui, (quasi) tutti i giorni.
Riguardo il rapporto fra tecnica ed estro, sono convinto che finchè la tecnica non sia dominata/acquisita/naturale, sia facilissimo farsi abbagliare dalla perfezione di una realizzazione, senza riuscire a scrollarsi di dosso l'asetticità che spesso comporta.
ssalvass
In primo luogo ringrazio Stefano, Franz e Antonio, sarà l'effetto della comunità, ma sento le Vs risposte sincere, vissute e persino amichevoli.
Non vorrei apparire troppo "marziano", ma negli ultimi tempi ho profondamente rivalutato INternet ed il suo possibile ruolo che, tempo fa, immaginavo soltanto ludico e vacuo.
Sono grato per le risposte e confido che la nostra chiacchierata possa riempirsi di contenuti che, almeno per quanto mi riguarda, intravedo già profondamente proficui.
Da alcuni interventi credo di aver rilevato che qualcuno di Voi mastica la materia non solo per hoby, quanto per lavoro o quantomeno studio. Dico a costoro che mi onorerebbe poter interagire in questo ambito nel quale mi ritengo quasi un clandestino carico però di buona volontà.
Complimenti ad Antonio per essere divenuto detentore della Honorary Key, d'altro canto le sue foto ed i suoi interventi mi hanno convinto dell'afflato di alta competenza che la sua moderazione potrà generare. Sarà per me un onore sottoporre a lui e tutti delle foto per analisi non soltanto tecniche ma anche estetiche.
A Franz, invece, vorrei chiedere se la disponibilità in elettronico del testo di Feininger è in rete, nel qual caso desidererei indicazione; ovvero è frutto del suo "sudore" (in questo caso non ho la faccia tosta di chiederglielo!).
Ringrazio tutti ed avverto che per qualche giorno mi sarà difficile coltivare la discussione.
A rileggerci a Settembre.
GRazie.
ssalvass@libero.it
Franz
Ciao e grazie a te per aver aperto questo 3D smile.gif

Quel poco che ho l'ho in parte trascritto ed in parte trovato online con una semplicissima ricerca by google Pollice.gif
cmq i manuali del feininger li trovi tranquillamente in qualche remainder: a Milano per esempio io ne ho trovati in una libreria che tratta usato (non posso fare nomi causa regolamento del forum)

A parte me, che tecnicamente non sono nessuno (ma ci sto lavorando biggrin.gif cool.gif ), Antonio e Stefano sono solo due dei numerosi "saggi" guru.gif di questa community... ma credo che non ci sia bisogno di aggiungere altro.

Benvenuto applausi.gif applausi.gif applausi.gif

Franz
ssalvass
Ti ringrazio Franz, farò tesoro dei tuoi consigli.

PS. ho un altro argomento sul quale mi piacerebbe interagire: "E' lecito, e possibile, confrontare due diversi mezzi espressivi come la foto ed il video?"
Credi sia preferibile aprire una discussione differente od implementare (e come modificare allora il titolo?) l'argomento in questa sulla foto?
Ciao,
SS

ssalvass@libero.it
Gattestro
Per quanto mi riguarda (sono un dilettante di lungo corso biggrin.gif ) ho sempre scattato per diletto, ove con "diletto" intendo che l'immagine deve piacere a me, deve comunicarmi qualcosa o semplicemente ricordarmi degli attimi fuggevoli.
Pur avendo letto parecchio sull'argomento non ho (quasi) mai sentito la necessità di applicare i sacri dogmi della tecnica a tutti i costi e ho sempre scattato ad intuito, tanto le foto erano solo per me.
Da un annetto circa però, complice delle foto fatte per un amico ex-fotografo semi-professionista, mi sono accorto che le foto fatte per me possono anche piacere agli altri e ho iniziato a curare di più la tecnica sperando, prima o poi, di raggiungere obiettivi accettabili.
E, fatti un paio di servizi, sembrerebbe che questo risultato sia più vicino di quanto pensassi, tant'è che mi è arrivata qualche altra richiesta.
Però, per tornare alla domanda iniziale, la penso come te, ovvero che la tecnica applicata con criterio ti aiuti a raggiungere il risultato prefisso.
A differenza di altre persone, però, mi piace lavorare molto di post-produzione sempre per il motivo di cui sopra.
In sintesi: dato un obiettivo uso tutti i mezzi possibili per raggiungerlo.
Ah, dimenticavo, benvenuto nel club. wink.gif
Gattestro
QUOTE (ssalvass @ Aug 13 2004, 02:12 PM)
PS. ho un altro argomento sul quale mi piacerebbe interagire: "E' lecito, e possibile, confrontare due diversi mezzi espressivi come la foto ed il video?"

Perché confrontarli?
Sono due mezzi completamente diversi (e la pittura, se vogliamo, può essere il terzo) che comunicano in modo diverso.
In entrambi i casi puoi mostrare la realtà, distorcerla e piegarla al tuo volere o lasciare libero spazio all'immaginazione, ma sono troppo diversi per poter fare un confronto.
E' un po' come dire: e' meglio l'aereo o la moto? cool.gif
ssalvass
Complimenti "Gattestro" per le tue foto.
Ma c'è qualcosa che non mi torna nel tuo racconto: prima fotografavi per te e non ti ponevi tanti interrogativi, poi hai cominciato a confrontarti con il pubblico e, se ho capito bene, hai dovuto cominciare ad accrescere la tua consapevolezza, quantomeno quella sulla tecnica.
Ma se condividi questa dinamica perché ti meravigli del confronto che, un pò provocatoriamente, ho lanciato?

Io mi chiedo: fotografo per comunicare qualcosa?
Se rispondo mi chiedo: ci riesco? e soprattutto: in che modo ci sono riuscito?
Allora indago prima di tutto il modo espressivo: non tutto ciò che si intende trasmettere lo si può trasmettere con tutti i mezzi e con lo stesso successo.
E già chiedendomi se la scelta di fare una foto piuttosto che una ripresa o (perché no?) un quadro, non sto forse - magari inconsciamente - facendo un confronto tra mezzi espressivi diversi?Per tornare alla tua risposta: "meglio l'auto o la moto", dico dipende, e la scelta deriverà da un'analisi del bisogno che intendo soddisfare.

E il ragionamento lo si può calare anche sul "singolo fotogramma" (posto che abbia scelto di fotografare): meglio la profondità di campo spinta o meno? E' vero che non sono obbligato al rispetto di un dogma, ma estremizzando - come fai tu nel sostenere la massima libertà - potrei dire che è indifferente o che, al limite, dipende dal mio gusto ed estro in quel momento. Ma credi che un ritratto mezzo busto fatto con la massima profondità di campo racconti lo stesso di uno con diaframma molto aperto?
Certo che no, allora se non dei dogmi (verità rivelate da rispettare passivamente) quantomeno delle linee guida esistono e possono funzionare nel renderci più chiari.
Potremmo allora proporci una cosa: guardiamo noi tutti reciprocamente le notre rispettive foto e poi ciascuno racconta (in poche righe) cosa ha visto in quella foto (sono bandite le analisi di tecnica, sRGB, TRansferRate, ecc...)
Che ne dite?
Ciao.
ssalvass@libero.it
Franz
WOW!!!
la discussione si fa interessante... MI PIACE tongue.gif

secondo me, il fatto di scattare è già sintomo di un voler testimoniare o quanto meno, comunicare un messaggio, un'idea, un'emozione. partendo da questo assunto, è ovvio che esistono sistemi che mi consentono di ottenere determinati risultati, così come esistono simbologie che sono (più o meno) alla portata di tutti coloro a cui il mio "messaggio" (in questo caso il fotogramma) è destinato.
Poi se spinto dalla propria creatività, uno scatta imamgini solo a lui comprensibili, allora perdono di significato parole come espressività, tecnica, comunicazione... la "scrittura con la luce" è comunicazione, è arte e documentazione

scusate se risulto incomprensibile...

Franz
Felix B.
Intanto benvenuto sul forum.
Piu’ che sasso ho la sensazione del lancio di un morbidone dove sto per sedermi per fare 4 chiacchiere con amici…non mi accadeva da tempo.
Naturalmente parlo sempre dal punto di vista estremamente personale perche’, giacche’ e’ stato citato Feininger, tempo fa lessi appena alcune righe su di un suo libro che sono state prese letteralmente in parola dal sottoscritto. Cioe’ libri, opuscoli, articoli ecc. il mondo ne e’ pieno zeppo e sono scritti solo ad uso e consumo per i dilettanti e non sono di alcun aiuto pratico a migliorare le proprie fotografie. L’essenzialita’ per migliorarsi e’ l’esercizio pratico…..quindi piuttosto che impantanarmi in letture di formule matematiche, elettronica e vetri smerigliati preferisco fotografare, fotografare e ancora fotografare. Questo e’ sostanzialmente quanto mi sono prefissato ma l’essere categorico il piu’ delle volte non ti porta a nulla e con un po’ d’esperienza maturata nel tempo ti dico che l’approfondimento e studio che servono per darti un esito chiaro ai tuoi interrogativi tecnici sono solo momenti di transizione che ti porteranno verso dei risultati superiori di quelli del momento… ma lungi dal voler credere che devieranno per sempre in maniera assoluta la tua rotta espressiva. Se davvero cosi fosse dobbiamo rassegnarci a dover pensare che siamo dei mediocri.
D’altronde un esempio molto pratico ce l’hai sotto gli occhi tuoi. Se hai la possibilita’ di soffermarti qualche minuto sulla mia paginetta di Photonet vedrai a seconda della data che riportano le foto, a mio avviso, si denota un vistoso e graduale decadimento dal punto di vista espressivo a favore di un netto miglioramento tecnico. Questo per dirti che quando ho fatto le prime foto presenti su Photonet, che coincidono esattamente con l’iniziazione verso questo magnifico hobby, la tecnica era un vocabolo a me del tutto estraneo, convinto di aver speso tanti soldi per un apparecchio fotografico e accessori credendo d’aver acquistato anche la capacita’ di maneggiarlo.
Francesco T
Benvenuto e bentrovato, innanzitutto, SSalvass.

Fotografo per diletto, conservando, preservando e mettendo al primo posto, l' interesse per il valore umano dell' atto. Valore umano inteso sia dalla parte del fotografante, sia dalla parte del fotografato. Considero quindi la creatività - intesa come capacità assolutamente ed unicamante umana - più importante della tecnica. Perchè.
La fotografia è metafora del congelamento dei dinamismi. Nella sua fissità può rendere esplicito ciò che c’è di rigido in un comportamento.
Ogni volta che ci cimentiamo in qualcosa di nuovo, mettiamo anche in atto qualcosa di fisso (credenze, stereotipie, copioni di vita…) che ci facilita, rendendo in qualche modo meno estranea, meno “ostile”, la novità. La fotografia mostra quello che rimane di fermo, di stereotipato, di messo in posa (davanti all’obiettivo, come alla vista degli altri). In un certo senso, estrae l’immobilità contenuta nel flusso degli eventi.
L’immagine fotografica è già di per sé un evocatore. Nel momento in cui la guardo mi evoca sentimenti, vissuti…(per esempio, quando guardo la fotografia che ho scattato in piazza del Plebiscito, mi tornano in mente le sensazioni di quel momento, ricordo il vissuto con cui ho dato senso e ho riempito lo spazio).

La fotografia, infatti, rappresenta un’immagine statica, ma di un’ impronta di vita; già contiene in sé qualcosa di vitale, di potenzialmente emotivo o comunque di vissuto, se non altro perché è un momento della propria esistenza fotografato, congelato, fermato.

Quando vedo una fotografia, mi interessa sfruttare l’immobilità del momento di vita congelato per favorire operazioni di movimento di risonanze emotive veicolate da improvvisazioni e drammatizzazioni.
Un gioco di esplorazione del fotografo, del fotografato - e perchè no? di se stessi - attraverso la fotografia.

Un secondo passaggio consiste nello svolgere un lavoro di ricostruzione narrativa delle immagini. Nel momento in cui le istantanee diventano frasi di un racconto, cominciano a perdere la loro fissità. L’operazione narrativa permette, infatti, di costruire un senso mobile in quanto ogni racconto può essere raccontato in infiniti modi diversi.

E' questo un gioco di infiniti racconti.

Il lavoro è a più livelli: o si considerano gli elementi di una singola fotografia, oppure le foto come elementi di un insieme complessivo.

La disposizione (vedi un folder ad es.), già di per sé, descrive qualcosa in quanto è in grado di offrire dei grossi input sull’ordine cronologico - cfr. post di Felice! - (ad es. se c’è n’è uno o meno), sulla collocazione delle masse nelle fotografie (ad es. assenza di persone), sulle disposizioni cromatiche (ad es. passaggi di foto dal bianco e nero al colore e viceversa, - ahimè con dei limiti fisici però...).

Da una parte osservo l’insieme delle foto (che già di per sé ha una potenza evocativa in grado di rappresentare il compimento del lavoro); dall’altra, pongo l’attenzione sulla focalizzazione di una serie di elementi fotografici che emergono dallo sfondo.

Di solito metto in evidenza gli elementi mancanti, le strane ricorrenze da una foto all’altra, oppure uno strano assottigliarsi di contatto tra le foto iniziali e quelle finali (ad es. le foto iniziali rappresentano tutte situazioni di gruppo, quelle finali situazioni di solitudine). Ognuno di questi particolari viene riproposto come evocatore di contenuti emotivi, cognitivi, prossemici, relazionali. Quello che è importante è focalizzare l’attenzione su quei particolari che, nel divenire della "relazione" con la foto, risultano essere chiaramente inconsapevoli (es. un particolare gesto, la ricorrente solitudine…).

Le storie, descritte da fotografie, acquistano volume emozionale, tridimensionalità, attraverso la rielaborazione delle persone che le hanno ascoltate.

Scusate la lunghezza, grazie per l'attenzione.

Gattestro
QUOTE (ssalvass @ Aug 13 2004, 02:47 PM)
Complimenti "Gattestro" per le tue foto.

Grazie. wub.gif

QUOTE
Ma c'è qualcosa che non mi torna nel tuo racconto: prima fotografavi per te e non ti ponevi tanti interrogativi, poi hai cominciato a confrontarti con il pubblico e, se ho capito bene, hai dovuto cominciare ad accrescere la tua consapevolezza, quantomeno quella sulla tecnica.

Diciamo che ho dovuto cominciare a pensare non più solo a me stesso ma anche a chi avrebbe fruito di quelle immagini. E qui mi è toccato applicare quei concetti tecnici che, per fortuna, conoscevo e avevo sperimentato, anche se solo per gioco.
Ho fotografato più con la testa che con il cuore, non so se rendo l'idea...

QUOTE
Ma se condividi questa dinamica perché ti meravigli del confronto che, un pò provocatoriamente, ho lanciato?

E' che li trovo due mezzi talmente differenti che non riesco a vedere possibilità di confonto.
Mi spiego: per il mio modo di vedere le cose un confronto lo riesco a concepire solo tra due (s)oggetti simili; chessò, tra una compatta e una reflex, tra un'analogica e una digitale.
Tra un video e una fotografia vedo troppo spazio e troppa differenza per riuscire a confrontarli. Certo, sono sempre due mezzi di comunicazione visiva ma con meccanismi troppo differenti.

QUOTE
Per tornare alla tua risposta: "meglio l'auto o la moto", dico dipende, e la scelta deriverà da un'analisi del bisogno che intendo soddisfare.

Beh, in realtà il confronto l'ho fatto tra l'aereo (non l'auto) e la moto, proprio per sottolineare la grande differenza che c'è, pur essendo entrambi mezzi di trasporto. wink.gif wink.gif

Per il resto la penso esattamente come te. wink.gif


sergiobutta
Benvenuto anche da parte mia. La creatività, a mio avviso, è come il coraggio : se non c'è non la puoi inventare. In tanti anni di passione fotografica, ho visto tante volte fotografi dilettanti, scarsi di conoscenze tecnie, che riuscivano a cogliere attimi e trasmettere sensazioni particolari. Tra questi fortunati, devo citare il nostro Felix-one, che ci ha deliziato con splendide immagini sin dai primi suoi scatti. Ora dice di essere in fase involutiva : diciamo che è un pò più attento alla tecnica di ripresa, per cui, per il momento, meno produttivo. Tra poco sarà perfetto. Per i films, sempre parlando di esperienza personale, mi sono fatto la convinzione che si tratta di un mezzo diverso. La sceneggiatura fa parte integrande delle riprese e, quindi, è imprescindibile. Quando ho provato a riprendere qualcosa, il filmato non superava i 30 secondi : il mio occhio e la mia tecnica erano fotografici (ammesso che lo fossero), non cinematografici. Fortunatamente, hanno inventato le Coolpix, che danno la possibilità di brevi riprese.
Felix B.
Premetto che non volevo metterla sul piano personale su di un argomento a carattere collettivo, ma nel precedente intervento il mio caso e’ stato l’esempio piu’ prossimo che ho avuto in mente al momento in cui scrivevo il post… e giacche’ Sergio mi ha tirato nuovamente in ballo, che ringrazio per i complimenti pubblici, ritengo d’intervenire ancora una volta per chiarire meglio quello che intendevo dire....forse nel primo intervento sono stato troppo sintetico ed enigmatico.
Non ho parlato d’involuzione…potrebbe trattarsi anche d’evoluzione, dipende dai punti di vista...ho parlato semplicemente di un graduale decadimento dal punto di vista creativo a discapito di una migliore tecnica. Ho detto che quel po’ d’esperienza maturata mi ha portato a fare considerazioni totalmente diverse da quelle che avevo in precedenza. Considero, oggigiorno, la tecnica il primo requisito conoscitivo per fare delle ottime fotografie. Senza una padronanza totale (o quasi) di cio’ non potremo mai dare un’ottimo risultato finale al nostro lavoro creativo…il concetto e’ molto semplice basta immaginarsi un Michelangelo che non sappia utilizzare il martello e scalpello oppure che non sappia mantenere un pennello in mano. Ognuno di noi potra’ avere il genio artistico, una sensibilita’ superiore alla bellezza, un’opportunismo particolare che lo porta ad essere testimone di grandi avvenimenti oppure un’occhio che gli fa vedere cose che gli altri non vedono....ma tutto questo non trovera’ il giusto merito se non si verra’ espresso concretamente su di un file oppure su carta a colori o bianco/nero. Nella fotografia…e qui mi rifaccio sempre a Feininger....l’infimo e il sublime sono inseparabilmente intrecciati dove anche le foto potenzialmente piu’ emozionanti possono lasciar freddi ed impassibili per la loro tecnica.
Quindi concludendo e tornando al caso personale, oggi mi sento in pieno periodo transitivo avendo dovuto trascurare la mia creativita’ per approfondire gli studi legati alla tecnica ma questo non mi allontana affatto dalla mia vena......se cosi fosse, be' vuol dire che ho/abbiano altre qualita’ laugh.gif tongue.gif
sergiobutta
Felì, nun t'allargà. Che fai : ti paragoni a Michelangelo ? Pensa un pò : tra 500 anni le tue fotucce sui libri di storia dell'arte .... E poi diranno anche che eri modesto.
Francesco T
Siccome ho letto alcuni post in cui si parla della creatività come qualcosa di "indescrivibile" con le parole, o di qualcosa che c'è solo in alcuni di noi, o che essa è subordinata alla tecnica, vorrei esprime il mio concetto sulla creatività.
Innazitutto farei la distinzione tra creatività e talento. La prima è l' atto del realizzare attraverso la ricomposizione degli oggetti, elementi che siano.
Mentre il talento è letteralmente il dono di Dio pertanto non accessibile a tutti.
Ecco quindi che la creatività è una dimensione che risiede dentro ogni uomo, è come una fonte luminosa, una sorgente d’acqua inesauribile, un demone anche, che rapisce e trascina via.
E’ espressione di energia e allo stesso tempo è fonte di energia. Si tratta di una dimensione che alberga nell’inconscio e per questo motivo non a tutti è accessibile, comunque non a tutti nello stesso modo. E’ la fonte delle idee nuove, della risoluzione di problemi così anche del modo di porre i dati di un problema; è ciò che di originale si pensa, si fa, si immagina, attingendo dal serbatoio del proprio Sé, della propria unicità. Nel momento in cui si crea, insomma, si sta costruendo la propria individualità, si sta realizzando un processo di conoscenza e di esplorazione di sé accettando di rinunciare a percorsi già noti e a disegni prestabiliti provenienti dal senso comune. Nel momento creativo siamo noi in contatto con le nostre dimensioni inconsce, e dobbiamo accettare il rischio di far saltare i rigidi confini dell’Io e di immergerci nel mare delle immagini e dei pensieri che è il serbatoio delle nostre esperienze.
Nel processo creativo possiamo individuare quattro stadi. Il primo consiste nella preparazione, durante la quale ci si immerge nel tema che si vuole affrontare o rappresentare, leggendo libri, confrontandosi e raccogliendo in ogni dove informazioni inerenti ad esso. A seguire c’è la fase di incubazione, durante la quale l’inconscio viene lasciato libero di esprimersi e di liberarsi; si tratta dunque di un momento di confusione e attesa, contrassegnato da dolore e ansia. La terza fase è quella dell’ispirazione, caratterizzata da idee, intuizioni e illuminazioni. L’ultimo stadio, quello della verifica, consiste nell’organizzazione e nella effettiva realizzazione dell’opera che comporta il vaglio e la selezione del materiale raccolto, la realizzazione dell’opera e la revisione finale. Ovviamente gli stadi descritti, poiché dipendono tutti dalla centralità dei processi inconsci, tendono ampiamente a sovrapporsi.
Per avere accesso all’inconscio è necessario scavare in profondità, oppure lasciare che gli eventi accadano. La frase di Picasso, “je ne cherche pas, je trouve” suggerisce che il processo creativo consista nella capacità di inoltrarsi nelle profondità del proprio inconscio, per trovare ciò che stiamo cercando.
Cosa ne pensate?
ssalvass
Non posso dire di essere meravigliato dal fatto che il mio piccolo "sasso" non sia caduto in acque morte.
Proseguendo con le allegorie, prendo a prestito l'interessante intervento di Felix-one per rivelarvi che il mio non era un sasso, ma un piccolo "salvagente" che speravo destinato in primis a me.
Ho temuto e temo quello che Felix chiama il "suo" decadimento espressivo. Il virtuosismo può essere una trappola perfida, salvo che - proprio quella "barocca" espressione e ricerca estetica - non sia proprio ciò che si persegue.
Tutto - o quasi - deve essere lecito in Arte, purché si giochi a carte scoperte, e non si tenti di spacciare per voluto e perseguito ciò che invece è magari casuale o frutto dell'imitazione.
Che dire poi dell'intervento di Francesco (ex ftamb)?
Che, magari senza neppure accorgercene ci avviciniamo a cogliere l'altro mio piccolo "sassolino"? Magari - nonostante la posizione di chi rivendica l'imparagonabilità dei mezzi espressivi - siamo pronti a mettere in discussione le differenze tra il fluire del tempo "catturato" dalle videocamere ed il fluire del tempo "congelato" dalla fotocamera?
E magari dal dibattito potremmo cavarne - non già un prontuario, una tassonomia o, peggio ancora, quei precetti dogmatici tanto cari agli statunitensi che, su qualsiasi problematica, snocciolano le loro salvifiche ed "infalibili" regole d'oro - ma una riflessione degna di tale nome. Che appuri non cosa è meglio in assoluto, ma quale delle forme espressive sia potenzialmente più adatta agli scopi che declineremo.
Ma questo impegno sarà ripreso dopo questi giorni di ferie, assieme all'altro - per me ban più importante - di cominciare dei piccoli confronti sulle nostre reciproche immagini non in punto tecnico, ma sui contenuti, messaggi e metamessaggi (parolone!). E' quel piccolo "gioco" che ho proposto e, per il quale, sto preparando qualche foto (rigorosamente B/N) da analizzare in quel consesso. Il nostro sarà il tentativo di rilevare - grazie a quella che opportunamente Francesco chiama "ricostruzione narrativa" - il successo dell'impianto della nostra opera nel raccontare ciò che avremmo voluto. Ci mettiamo in discussione?
Nulla di diverso da quello che facciamo quotidianamente nel far vedere le ns foto alla gente!

Per il momento un grazie di cuore per i calorosi benevnuto e, soprattutto, per la quantità e qualità dei vs interventi.
Per queste due settimane potrò collegarmi solo sporadicamente ma, vi prometto, già dalla successiva potremo "lanciarcene" parecchi di sassi nelle acque delle nostre coscienze, cosicchè non possano mai somigliare ad uno stagno (magari bello, ma irrimediabilmente immobile - chiaramente parlo per me...).
CIao a tutti e... prepariamo le foto.

SSalvass
Franz
Che dire... BUONE FERIE Pollice.gif laugh.gif laugh.gif

Franz

P.S. Belli 'sti sassi... speriamo non mi arrivino in testa biggrin.gif
ssalvass
Bentrovati a tutti!
Le ferie sono soltanto un bel ricordo ed è ora di riprendere a lavorare, allora diamoci sotto!
Ho lanciato una proposta: provare a "leggere" stilisticamente e come contenuti le foto che ciascuno vorrà sottoporre a questa discussione".
Chi raccoglie l'invito?
Mi rendo conto che, essendo il promotore dell'esperimento, devo "aprire le danze".
Allora le apro con uno scatto a colori:
Foto
Per chi volesse, poi, guardare altre mie foto:
My Webpage
A presto!

SSalvass
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