Tra qualche giorno avrà inizio la primavera, quella vera e propria, e avrà termine questo incredibile e inusitato inverno senza freddo. Già da alcuni mesi, approfittando delle temperature insolitamente miti, molte specie erbacee hanno fatto la loro comparsa nei nostri campi, come la colza, l'acetosella, la costolina. Ora cominciano a farsi vedere altre specie, che colorano e rendono vivaci i nostri campi e prati. Consentitemi - deformazione professionale - di salire in cattedra per presentarvi, caso mai non le conosceste per nome, alcune di queste piante, le più rappresentative, diciamo.
Intanto questi bei prati gialli si devono a una pianta robusta e resistente, infestante: il crisantemo campestre o ingrassabuoi (Chrysanthemum segetum), in sardo "cagarantzu masedu".

eccolo qui, visto da vicino...

questa invece è una delle piante che amo di più, per il bel colore azzurro e anche perchè l'averla riconosciuta mi permise, diversi anni fa, di vincere il concorso per diventare docente di ruolo di scienze (o almeno, di non perderlo...). Si tratta della borragine comune (Borago officinalis) o, in sardo "limba de boi" o "succiameli".

La fumaria bianca (Fumaria capriolata) è una pianta erbacea annuale con fusto rampicante. I fiori sono rosa con sfumature rosso-violacee. In sardo la chiamiamo "casu cottu" (formaggio cotto) ma non saprei dire perchè... oppure anche "cambiruja"o "cambisterra" a seconda delle località (perchè in Sardegna di dialetti sardi non ne esiste solo uno, ma almeno 3-4 con infinite sfumature anche a pochi kilometri di distanza).

C'è bisogno di presentarlo? E' il re dei nostri prati, il più colorato, il più bello - forse - da vedere: macchie di vivo sangue sulle nostre campagne. Quest'anno ha tardato a fare la sua comparsa, e invano per settimane lo cercavo con lo sguardo mentre, nel recarmi al lavoro, attraversavo strade di campagna. Ora comincia a comparire in piccoli gruppi, quasi timidamente, in attesa di dipingere di scarlatto interi campi. Il papavero rosso (Papaver rhoeas), che in Sardegna chiamiamo "attanda", o "atzanda", "babauli" o meno fantasiosamente "papaveru", ma il nome dialettale che preferisco è "arrosa pisciacani", che non credo abbia bisogno di traduzione.

Con questa piccola lezioncina di botanica spicciola e primaverile, vi saluto e... alla prossima.
ciao
Mauro