Con il 180 ho ottenuto anch'io risultati poco esaltanti, però solo a t.a. e ad infinito, come scrivi tu.
Ho quindi provato anche a focheggiare manualmente, senza ricavarne differenze di sorta: parlo però di resa sul sensore della D200, mentre su pellicola la situazione era completamente diversa.
Resta il fatto che il guadagno qualitativo, già a F4 e soprattutto a f5,6 è molto più netto di quanto avviene normalmente con altri obiettivi, e riporta le prestazioni dell'obiettivo all'ottima fama universalmente riconosciutagli sulla pellicola.
E poi è ben strano che la resa sia elevatissima, anche a t.a., alle distanze brevi e medie, scendendo invece così visibilmente a infinito: un'ipotesi me la sono fatta: può darsi sia proprio il vecchio schema ottico, che -
sul sensore - nella posizione prossima all'infinito dove le lenti sono più vicine al piano focale, comporta una divergenza più significativa rispetto ad altri obiettivi; tra l'altro proprio in questo obiettivo il diaframma, per la sua singolare posizione molto arretrata (è dietro l'ultima lente) dovrebbe che "taglare" in maniera molto più decisa che in altri schemi i raggi più periferici, migliorando quindi di parecchio la resa.
Alle distanze medie e brevi, invece, l'allontanamento dal sensore di tutte o parte delle lenti, fa guadagnare in "telecentricità" l'insieme, che anche a t.a. offre risultati di notevolissima qualità.
Ma sono entrato in un campo tecnico che oggettivamente non possiedo, e le mie ipotesi potrebbero essere assolutamente prive di fondamento.
Resta che, anche a infinito, diaframmato di uno-due stop ha una resa eccellente, che non credo possa essere compatibile con un errore di focheggiatura.
Non saprei: l'ho ricomperato da poco tempo e non mi diverto più di tanto a fotografare ringhiere e antenne su lontani palazzi in giornate limpide.
In questo 3d ho illustrato le mie conclusioni "provvisorie" sull'argomento.
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