"I critici sono come gli eunuchi: sanno come si fa... ma non possono!" (D. Buzzati)Premessa:
quella che segue è soltanto la mia opinione personale. Tutto ciò che ho scritto andrebbe fatto precedere da un colossale "secondo me...".Caro Francesco, personalmente non sento la necessità della figura del Critico. Né in fotografia, né in alcuna altra Arte. Anche perché, come peraltro, fra le righe, accenni tu stesso, tendenzialmente la critica viene fatta in riferimento ai propri parametri estetici, culturali, ecc. ecc....
Trovo estremamente difficile identificare dei criteri "oggettivi", misurabili, da poter applicare alla critica fotografica. Forse dovremmo prima metterci d'accordo su cosa dovrebbe fare un critico.
Rispondendo alla tua domanda, o meglio alle tue domande conclusive, ci sono "concezioni estetiche" che sembrano essere basate sulle nostre strutture neurologiche... ma più che concezioni estetiche sono reazioni emotive e fisiologiche. La Psicologia della Gestalt e la psicoantropologia ne hanno identificate parecchie. Per esempio, noi reagiamo "positivamente" (anche la livello ormonale!) a certe pose di modelle femminili perché il nostro cervello riconosce le forme basilari che si delineano come segnali sessuali... Non c'entra niente la "bellezza"

La soggettività dell'estetica, poi, è addirittura diventata proverbiale: "Non è bello quel che è bello...". Inoltre, mica sempre si vuole esprimere "bellezza". A volte si vuole esprimere qualcosa che "disturba", perché magari va a "distruggere un mito" o mostra una realtà diversa da quella che si vorrebbe credere reale o semplicemente qualcosa che va "contro" un'idea di "culturalmente accettabile"... Quindi, in ogni caso, andrebbe considerato lo scopo, l'intenzione comunicativa del fotografo (o dell'artista), e questa purtroppo a volte non la conosce nemmeno il diretto interessato

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Allora si potrebbe fare una critica "tecnica"... Mi viene in mente Ando Gilardi, che tanti anni fa inviò, sotto falso nome, alcune foto alle varie riviste specializzate del settore (compresa quella per cui lavorava), per un giudizio tecnico... sentendosi dare in risposta tutta una serie di consigli su come "evitare in futuro gli errori tecnici" e migliorare la qualità delle proprie immagini... che però erano dei Ray-o-grammes di Man Ray, considerati da molti dei capolavori

Il fatto è che la foto, come ogni altra comunicazione, è soggetta a una lettura soggettiva, e le violazioni alle regole semantiche, sintattiche e grammaticali possono ben fare parte di questa comunicazione, ed essere intese a produre uno specifico effetto. Se il lettore (o il critico) non lo sa, o si limita a un "mi piace/non mi piace", questo sforzo potrebbe essere vanificato e persino disapprovato e marchiato come errore.
E allora quello che il cosiddetto critico potrebbe, forse, fare è proprio questo: identificare e spiegare la retorica sottostante, gli strumenti e gli artifici linguistici che vengono usati, fare una
decodifica essenzialmente
linguistica appunto, ed essere in questo modo d'aiuto e di insegnamento a coloro che della sua critica fruiscono.
E anche così, ti garantisco che le imterpretazioni personali fioccherebbero, del tipo "avrebbe dovuto fare così invece che cosà", o addirittura "questa cosa si rappresenta così, non cosà, quindi lo strumento utilizzato bla bla bla". Il critico dovrebbe essere assolutamente super partes ed essere in grado di "astrarsi" dalle proprie idee e convinzioni, approcciando l'opera da criticare come se fosse un universo appena scoperto tutto da esplorare, e completamente libero da "giudizi e preconcetti". Ti garantisco che non è facile.

Insomma, io personalmente farei a meno dei critici e istituirei la figura del "decodificatore". Ma è solo la mia opinione personale...
Peraltro, apprezzo molto quello che scrive Buzz, nel senso che per me il "critico" ultimo di un'opera d'arte è la pancia... Ma se so cosa fa reagire la mia pancia in quel modo, ho una visione più completa e profonda del processo di comunicazione in atto, e questa si fa più raffinata e precisa.

Vabbé. Ci siamo ficcati in un'altra di quelle discussioni da cui non si riesce più a uscire. Questa è una bella discussione Talmudica...
Davide