QUOTE(vittosss @ Jan 26 2012, 11:30 AM)

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a questo punto però, rilancio nuovamente. leggendo qua e la ( nella fattispecie il libro di forti ) ricordo, onestamente in maniera vaga, una considerazione circa la caduta della luminosità (?). una formula che determinava la caduta della luce a n metri dalla fonte stessa.
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La misurazione della luce appartiene al mondo della fotometria, il cui strumento principe è il luxmetro, cioè lo strumento che misura l'illuminamento, dato dal "
rapporto tra il flusso luminoso (misurato in lumen) emesso da una sorgente e la superficie dell'oggetto illuminato (fonte Wikipedia)".
L'illuminamento è quindi riferito all'oggetto illuminato e non alla sorgente di luce e la sua unità di misura è, appunto, il lux.
L'esposimetro altro non è che un tipo di luxmetro, ed in particolare quel tipo che converte i lux in EV , cioè la quantità di illuminamento in coppie "tempo/diaframma" (siamo nel campo della fotometria) e contestualmente mette gli EV in rapporto con una determinata sensibilità del supporto (pellicola o sensore, e qui non siamo più nel campo della fotometria, ma della sensitometria), trasporta il valore assoluto degli EV in quel determinato valore che fornisce poi la corretta esposizione in base alla rapidità del supporto di registrazione, analogico o digitale che sia.
E qui si apre un'altra importante parentesi (ecco l'importanza del regolo calcolatore degli esposimetri analogici!):
EV, o valore di luce come dir si voglia, è un valore assoluto ed esprime l'esposizione, cioè la quantità di luce fissa, sempre la stessa, che raggiunge il piano focale con quella determinata, infinita serie di coppie tempo/diaframma.
Ad EV 0 corrispondono infatti, dal punto di vista concettuale, infinite coppie, che vanno da 1'' ad .f/1 sino a 4 h ad .f/128; se sul regolo calcolatore del Lunasix imposti EV 0 a 100 ISO, poi reimposti la sensibilità a 400 ISO, scoprirai che anche EV cambia, passando da EV 0 a EV 2, perchè è cambiata la rapidità del supporto, ma se muovi nuovamente il regolo, lasciando immutata la sensibilità a 400 ISO, riportando la ghiera a 0 EV, avrai sempre la coppia 1'' ad .f/1-
Altro equivoco comune: su questo Forum ho sentito dire spesso che la corretta esposizione è data da una "triade" e dall'interpretazione che della scena da il fotografo.
Questo è vero, ma solo dal punto di vista creativo!
Dal punto di vista scientifico, cioè della sensitometria, l'esposizione corretta è una ed una soltanto, cioè quella data da una determinata coppia tempo/diaframma che, a quella determinata sensibilità di pellicola o sensore, riproduce un grigio medio al 18% in una densità (o riflettività come dir si voglia) di 0,75 sulla pellicola ed in un grigio al 50% (128 R, 128 G, 128 B) sul sensore.
Torniamo per un attimo alla fotometria, per rispondere alla seconda parte della tua osservazione.
La luce si propaga nello spazio in modo inversamente proporzionale al quadrato della distanza: in altri termini, la quantità di luce emessa da una qualsiasi fonte quadriplica quando la distanza dalla fonte si dimezza e si riduce ad 1/4 quando la distanza raddoppia (legge di Lambert).
Senza entrare in complesse formule, per avere il concreto riscontro di tale principio basta guardare l'andamento della ghiera dei diaframmi (qui varia l'area attraverso la quale la luce passa e non la distanza, ma non cambia nulla, il principio è sempre il medesimo!): passando da .f/2 ad .f/2,8 dimezzi la quantità di luce che colpisce il supporto ... ma se passi da .f/2 al suo doppio, che è .f/4, la quadruplichi (e qui torna l'importanza del regolo calcolatore per comprendere questi misteriosi legami).
Cioè, quando l'area attraverso la quale la luce passa raddoppia (da .f/2 ad .f/4), la quantità di luce quadruplica.
Ciò vale anche nei calcoli con il NG dei flash.
Mi chiederai, a cosa serve cotanto sproloquio? Non lo so nemmeno io, ho rinfrescato qualche vecchio concetto e mi andava di fare quattro chiacchiere virtuali!
QUOTE(vittosss @ Jan 26 2012, 11:30 AM)

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l'altro giorno, in giro per milano, passo davanti all'arco della pace o meglio, percorro il viale che porta all'arco della pace tutto illuminato. ora se misuro la luce incidente, forte dei suoi numerosi faretti, avrò un valore. ora mi metto nel vialone e prendo la luce riflessa, avrò ben altro valore.
questo significa che la luce ha un decadimento nello spazio....immagino.
mi sto ammazzando di turbe?
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Misurazione in luce incidente e misurazione in luce riflessa daranno sempre risultati diversi, tranne che in un caso (ved. più avanti), ma questa differenza non dipende dal decadimento della luce (ritengo volessi riferirti alla legge sull'inverso del quadrato della distanza, detta Legge di Lambert) ma molto più semplicemente dalla diversa modalità di misurazione.
La lettura in luce riflessa fornisce un risultato condizionato dalla riflettenza del soggetto, quella in luce incidente, grazie alla famosa calotta, non è invece influenzata da nulla.
L'unico caso in cui i valori
devono coincidere è quando effettui una misurazione in luce incidente e, subito dopo, una in luce riflessa su cartoncino di grigio al 18% (che ribadisco non è il 18% di grigio, ma qualla tonalità di grigio che, se correttamente esposta, da su una pellicola correttamente sviluppata una densità di 0,75)
QUOTE(vittosss @ Jan 26 2012, 11:30 AM)

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OT: ma sai che mi sembra un'ottima idea quella della polenta "ripiena" al forno!!!!! cerco subito la ricetta!!!! spettacolo!!
OT: per la pizzata leggi qui
http://www.areadellostretto.it/ecm/web/ads...0000.ECMLAS-482Noi la preparavamo con ripieno di salamino piccante ed olive!
Buona Nikon e buon pomeriggio a te, Vittosss
Vincenzo