QUOTE(Claudio Orlando @ May 6 2009, 06:18 PM)

E fin qui siamo perfettamente daccordo.
Bene!
QUOTE(Claudio Orlando @ May 6 2009, 06:18 PM)

Sulla parte in grassetto farei invece qualche distinguo.Il bello/brutto o il mipiace/nonmipiace non ha nulla a che vedere, secondo me, sull'efficacia con cui quel che si voleva dire viene poi effettivamente detto. In pratica, posso concludere che quel che viene veicolato dalla foto è stato fatto in modo efficace, ciò non toglie che la foto può continuare a non piacermi. Inoltre, sono io in grado di stabilire se "il cosa viene detto" è stato fatto in modo "efficace"? E' un limite del fotografo, se non ci riesco, o è un mio limite? Questi "due limiti" sono da ascrivere solo ad una cattiva espressività della foto, o da due modi di esprimersi/sentire che non si incontrano o sono semplicemente lontani per i rispettivi retroterra?
Ma infatti l'efficacia e il gusto personale non hanno nulla a che vedere l'uno con l'altra... anche su questo siamo d'accordo.

E, sì, esatto, posso concludere che una foto è efficace, eppure quella foto
continua a non piacermi.
Il fatto è che, IMHO, lo "scopo" di una fotografia NON é "piacere", ma
comunicare qualcosa. E noi
non possiamo sapere con certezza cosa l'autore voleva comunicare... quindi possiamo soltanto analizzare il messaggio così come ci arriva, come è costruito. Poi sarà, eventualmente, l'autore a confermare o meno le nostre ipotesi.
Ma un assunto della comunicazione dice che "Il significato di una comunicazione é l'effetto che produce"... quindi la lettura è solo un feedback sull'
effetto (e cioé il
significato) della comunicazione. E' una
meta-comunicazione.
QUOTE(Claudio Orlando @ May 6 2009, 06:18 PM)

Non conosco la materia e quindi non mi pronuncio su ciò che non conosco. Penso solo che la proprietà transitiva che mi sembra vuoi assumere come base di discussione non ha molti proseliti nella realtà, secondo me almeno. Unificare percezioni e linguaggi attraverso un sistema di leggi non ha, sempre secondo il mio parere, riscontro in realtà lontane fra loro e non solo per distanza geografica ma e soprattutto per distanza storica.
Le "leggi" a cui mi riferisco sono semplicemente il
funzionamento della neurologia, e di conseguenza della
percezione, che sono comuni. Cambierebbero i sistemi di simboli, e di conseguenza le attribuzioni di significato. Ma, per fare un esempio, il
riconoscimento delle emozioni dall'espressione del viso non è influenzato da razza, religione, sesso o cultura... è uguale su tutto il pianeta. E se si vede una persona terrorizzata davanti ad un leone, si capisce
"persona terrorizzata davanti ad un leone", anche se magari ci si chiede come mai sia terrorizzata, se nella nostra cultura i leoni sono animali con i quali abbiamo a che fare quotidianamente e li consideriamo dei gattoni... Spero di spiegarmi.
QUOTE(Claudio Orlando @ May 6 2009, 06:18 PM)

In questo caso a me sembra che domanda e risposta siano dentro queste due frasi. Se io devo imparare a "vedere" in un certo modo, ci deve essere qualcuno che mi "insegna" a farlo in quel modo. Di qui il rischio che paventavo.
Mi pare che qui l'equivoco nasca dal
significato dato a "vedere in un certo modo". Per me ha un significato
operativo, traducibile con
"attraverso un dato processo", non certo che "vedere in quel modo fa sì che A sia ok e B no"... o che tutti vedano le stesse cose e attribuiscano gli stessi significati. No, significa solo che
il processo di lettura è lo stesso. Se tu leggi una foto, e io la stessa foto, ad un certo livello la leggiamo certamente in modi diversi... ma se la leggessimo
allo stesso modo, secondo l'accezione che gli do io, faremmo la lettura
allo stesso livello. E' una questione di
comunicazione e
meta-comunicazione... La
foto è la
comunicazione, ma la
lettura è
meta-comunicazione: comunica
sulla comunicazione.
Mi rendo conto che, in questo specifico caso, le parole non aiutano. Se fossimo a uno dei miei workshop sulla comunicazione, sarebbe più facile. Si potrebbe fare l'esperienza diretta di quello che sto cercando di spiegare... e sarebbe tutto più chiaro...

QUOTE(Claudio Orlando @ May 6 2009, 06:18 PM)

Anche in questo caso farei dei distinguo. le regole della composizione che valgono, mediamente, in occidente, non solo le stesse, probabilmente, che valgono in oriente. Noi siamo abituati a leggere da sinistra verso destra e così facciamo anche per le foto. In uno scatto di un auto in movimento cerchiamo sempre di lasciare spazio sulla destra per far comprendere il moto. Il verso contrario probabilmente ci creerebbe disagio. Nei paesi arabi, ad esempio, credo succeda esattamente il contrario. Quindi, anche in questo caso, credo che il linguaggio, discenda dalla propria storia e dal proprio retroterra. Chi mi darebbe il diritto di "insegnare" a culture così diverse a leggere qualcosa per come la leggerei io? (E questo vale ovviamente, non solo nel campo fotografico)
Il verso di scrittura è molto meno importante di quanto si creda.
E' molto più importante, ad esempio, il
mancinismo, e proprio perché collegato a processi neurologici che influenzano anche la percezione. In ogni caso, anche questa parte risente della questione relativa al significato di "allo stesso modo"... Fidati se ti dico che, in ogni parte del mondo, la "strategia" (ovvero la sequenza di operazioni che compongono il processo) è la stessa. Possono cambiare i contenuti, possono cambiare i significati, ma attraverso questo tipo di processo (e sviluppando la necessaria attenzione e sensibilità) si arriva più o meno agli stessi risultati, che sono ad un livello diverso da quello in cui si è espressa la comunicazione.

Anche nella tua ultima frase c'é una "parola chiave" che contiene la risposta...
"Chi mi darebbe il diritto di "insegnare" a culture così diverse a leggere qualcosa per come la leggerei io?"Non è "per come", ma "come",
in senso operativo e non di significato.
La differenza è tutta qui.
Operativo vs di contenuto.
Processo vs contenuto.
Diagramma di flusso vs righe di programma...
Ciao,
Davide