Houston, NON abbiamo un problema...
Sarebbe stata questa probabilmente la frase storica che avrebbero detto e ripetuto gli astronauti dell'Apollo XIII se anzichè affidarsi a un sistema automatico di rimescolamento dei serbatoi d'ossigeno, avessero potuto provvedere al rimescolamento manuale dei serbatoi, compiendo ogni volta una passeggiata spaziale e, armati di un mestolo in legno di nocciolo, avessero rimescolato a mano l'ossigeno nel serbatotoio/paiolo.
Ma non è andata così: gli automatismi, in qualsisasi campo dello scibile umano, tendono alla perfezione, ma non sono perfetti. Francamente: se mi rendessi conto che un autofocus fosse superiore alla mia capacità umana di focheggiare, mi dovrei sentire inferiore a quel bel manufatto che è la fotocamera autofocus, e se mi rendessi conto che ho più possibilità di sbagliare io che lei, ugualmente. Sembra accertato che sulla terra abbia fatto la comparsa prima l'uomo, e poi la reflex autofocus, e quindi...
Ora, io ho iniziato a fotografare con una Comet Bencini NK 135, PRIVA di qualsiasi sistema di controllo della messa a fuoco, non aveva nè telemetro nè sistema reflex, ma una scala delle distanze sull'obittivo, la distanza si misurava a "stima" e poi si riportava sull'obiettivo, e le foto, nel 90% erano sempre perfettamente a fuoco. Ora, accettando il fatto che l'autofocus abbia la possibilità di sbagliare, mi rifiuto di pensare che un sistema autofocus progettato trent'anni dopo non sia "domabile" da un essere umano. Il libretto di istruzioni della D70 parla di tre sistemi autofocus, Singolo, Area dinamica, Soggetto più vicino: io ho verificato sul campo che settando l'autofocus su Soggetto più vicino, le probabilità di corretta focheggiatura sono molto elevate e confermate dall'accensione dell'area attiva corispondente a dove la macchina ha fatto cadere il punto di fuoco; prima di scattare verifico qual'è l'area attiva selezionata dalla macchina e, se la scelta è conforme a quello che ho previsualizzato scatto, in caso contrario ricompongo l'inquadratura, o passo in MF, o scelgo un altro settaggio AF. Se sulla D70 è previsto il settaggio su MF, una ragione ci sarà, o è stata un'idea del marketing per dare valore aggiunto alla macchina e gonfiarne il prezzo al pubblico? Potrebbe essere la soluzione ideale per uno scatto come quello da lei pubblicato, dove non solo il cartello stradale, ma anche lo sfondo variegato di luci e ombre è una preda potenzialmente molto gustosa per il sistema AF. C'è un brand fotografico che ha di recente introdotto su un suo modello addirittura il bracketing AF, probabilmente perchè conscio dei limiti a cui può andare incontro anche il più sofisticato sistema AF in certe condizioni. La fotografia dovrebbe essere un piacere - ameno che non si parli di professione, che non è sempre un piacere, e questo vale per tutte le professioni, - noto invece spesso leggendo nel Forum che la macchina, oggi la D70, non è lo strumento acquistato al fine di fare fotografie, ma il fine stesso, o lo strumento acquistato al fine che faccia - in completa autonomia - le foto per noi. E dire che al contrario il possesso della machina fotografica da tanto desiderata dovrebbe dare più sodisfazioni che perplessità. Tornando alla mia evoluzione fotografica, ricordo ancora quando acquistai la Nikon FE: era il 1982, toccai subito il cielo con un dito e ancora oggi ci sono rimasto appeso, a quel cielo, con quel dito: non l'ho mai provata, ma sempre e solo usata - ancora oggi - e con ampie soddisfazioni. Mi rincresce davvero al contrario leggere molte discussioni che nascono da perpessità di questo o quest'altro tipo: sembra che il focus - perdonatemi la cacofonia - sia esclusivamente: A) la D70 è stata progettata correttamente?

se ho risposto Sì alla prima domanda, la mia D70 funziona correttamente? Personalmente, durante le prove con la D70, ogni problema che abbiamo incontrato lo abbiamo risolto trovando la soluzione nel manuale di istruzioni e dove il manuale non ci ha aiutato suggerendoci un'alternativa "automatica" tra i parametri impostati, in alcune situazioni abbiamo lavorato in MF, o abbiamo sotto o sovraesposto pesantemente, intenzionalmente, mentre nel mirino della macchina lampeggiavano verdeggianti scritte initimidatorie, e alla fine abbiamo ottenuto la foto che avevamo in mente - perchè avevamo in mente di scattare questa e non quell'altra foto - . Torniamo al sistema AF: forse non tutti sanno che in fotografia professionale tra i vari bracketing che vengono impostati dai professionisti c'è perfino quello sulla messa a fuoco (non in AF, naturalmente): quando si scatta in grande formato spesso si fanno due o più scatti variando impercettibilemente la messa a fuoco e si sceglie poi l'immagine con il fuoco più corretto; si fa perfino il bracketing della profondità di campo, variando il diaframma, oltre naturalmente al vero e proprio bracketing AE; in una parola, il professionista non si fida nè dell'attrezzatura nè del binomio uomo/macchina, spara una bella rosa di scatti e trova immancabilmente che uno dei pallini della rosa ha perfettamente colpito il bersaglio. Un grande fotografo italiano di fama internazionale ha in archivio oltre un milione di scatti - su pellicola -: di questi tutto il mondo ne conosce sì e no una ventina. E perchè quella ventina di immagini diventassero famose e riconoscibili a livello universale ne ha scattate un milione.
Concludo, e mi scuso per la prolissità: se il bello del digitale è poter rivedere immediatamente l'immagine appena scattata, simulando anche un ingrandimento tale a monitor da permettere di valutare immediatamente anche la correttezza dell'autofocus, perchè non approfittarne? La macchina ha sbagliato? Rifacciamo la foto e... andiamo avanti.
Cordialmente.
Bonomo