QUOTE(Francesco Martini @ Sep 6 2013, 10:55 AM)

Ma certo che la realta' non e' cosi': pero' l'occhio umano, anche in sistuazioni di molto contrasto luci/ombre, percepisce sia la luce che l'ombra, mentre il sensore della fotocamera o la pellicola, ha una visuione piu' limitata e se percepisce bene la luce chiude le ombre e viceversa. La tecnica HDR (High Dinamic Range) serve a questo, anche se come dici tu "appiattisce" la foto, perche' la realta' e' "modellata" prorpio dal contrasto luce ombra. nella mia ultima foto, per esempio, quelle piante di baccelli in primo piano erano in ombra e poco leggibili e con l'HDR le ho tirate fuori,anche se ho appiattito la foto...
Francesco Martini
E'così! molti però, secondo me, confondono la differenza che c'è tra HDR vero e proprio e la multi esposizione. Vi nriporto quello che avevo scritto su un altro topic:
Bracketing Il bracketing in realtà non è altro che una scorciatoia per evitarci macchinose impostazioni manuali della ghiera di compensazione dell'esposizione. Grazie a questa funzione, dopo aver impostato il range di compensazione dell'esposizione desiderato, ad esempio ±1 stop, la fotocamera attiva automaticamente quella compensazione per i tre scatti che seguiranno: il primo avrà un'esposizione normale, il secondo sarà sottoesposto (di -1stop), il terzo sovraesposto (di +1stop). Su alcune fotocamere è anche possibile mantenere il bracketing attivo per tutte le esposizioni che si andranno a fare, in modo da essere sempre sicuri di scattare - per ogni scena - un'immagine che corregga le ombre e una che corregga le luci, oltre ad un'immagine standard priva di correzione. Sulle fotocamere digitali più evolute è possibile impostare un numero maggiore di scatti in bracketing, con un range espositivo molto ampio, che comprenda cioè non solo gli stop estremi, ma anche gli intermedi (ad es. -1, -0.5, 0, +0.5, +1).
Esposizione multiplaIn cinematografia e fotografia, l'esposizione multipla consiste nella creazione di un'immagine attraverso la sovrapposizione di più immagini ottenute in diverse esposizioni. Questa tecnica può essere utilizzata per creare immagini "spettrali", per aggiungere oggetti o persone in origine assenti, o per altri generi di fotomontaggio.
Le modalità con cui avviene questa sovrapposizione possono variare a seconda delle tecnologie di ripresa utilizzate. Nella fotografia analogica, per esempio, la sovrapposizione si ottiene evitando l'avanzamento della pellicola dopo lo scatto; questo è sempre possibile nelle fotocamere con avanzamento manuale della pellicola, mentre per quelle con avanzamento automatico si richiede una esplicita funzione per disabilitare l'avanzamento, disponibile in fotocamere avanzate. Nelle fotocamere digitali il sensore deve diverse esposizioni prima di generale l'immagine digitale finale.
Il problema principale di questa tecnica, poiché la pellicola o il sensore vengono impressionati più volte, è il rischio di sovraesposizione. Per questo è meglio fotografare in condizioni di luce medio-bassa. Se l'intenzione è che le sovraesposizioni riprendano la stessa scena, è necessario usare un cavalletto per accertarsi che l'inquadratura non cambi fra le diverse esposizioni.
Un risultato analogo a quello ottenuto dall'esposizione multipla, ovvero la sovrimpressione di immagini su altre, può essere ottenuto anche attraverso programmi di fotoritocco
HDR (High Dynamic Range)Il bracketing da solo non è sufficiente per risolvere alcune situazioni fotografiche complesse, come le scene caratterizzate da range tonale molto ampio. I filtri GND a nostro avviso sono la soluzione più pulita, ma non aiutano in tutte le occasioni. Per cui, concludevamo che il superamento di questi limiti era possibile solamente ricorrendo ad elaborazioni digitali in postproduzione. Una prima elaborazione grossolana raggiunta grazie ai software di fotoritocco consiste nel combinare fra loro più scatti in bracketing, grazie ad operazioni - in verità abbastanza sofisticate - sui livelli (layer), ottenendo quindi l'equivalente dell'esposizione multipla su pellicola. Ma il vero salto di qualità è raggiunto grazie alla tecnica dell'HDR (High Dynamic Range).
Questa tecnica consente di ottenere una scala tonale più ampia di quanto concesso dalla fotocamera sul singolo scatto e consiste nel riprocessare gli scatti risultanti dal bracketing (normali, sottoesposti e sovraesposti) estraendo da ognuno le informazioni digitali più significative e costruendo un'immagine finale che sia accettabile sia sulle alte luci, sia sulle ombre, sia, ovviamente, sulle aree medie. Il procedimento in realtà è molto più complesso di quanto brevemente descritto e presuppone operazioni complesse per aumentare il range dinamico dell'immagine che dai normali 8 o 16 bit per canale (ad es. un comune JPEG visibile a monitor) passerà a ben 32 bit. Cioè, da un insieme di scatti a basso range dinamico (Low Dynamic Range) si passa ad un'immagine ad alto range dinamico (High Dynamic Range), che poi viene convertita a basso range dinamico ma ad elevata scala tonale. Quando si guarda una scena con forti differenze tonali, l'occhio umano elabora l'immagine e ci consente di apprezzare sia i particolari in ombra, sia quelli in luce. La fotografia invece non può. L'elaborazione HDR, quindi, cerca di approssimare quello che l'occhio vede ed interpreta, grazie alla conversione chiamata tonal mapping, che sarà l'ultimo step della tecnica HDR, quello cioè di "traduzione" dell'immagine a 32 bit (non visualizzabile a monitor) in un'immagine finale a 8 o 16 bit, utilizzabile a monitor o a stampa.
Non tutti apprezzano la tecnica HDR, in particolare quando l'elaborazione genera risultati surreali. Si può in alternativa ricorrere ad un'altra tecnica, l'Exposure Fusion o Exposure Blending, ovvero Fusione di Esposizioni.
Anche questa tecnica, come l'HDR, agisce su un set di immagini differentemente esposte per ottenere una scala tonale più ampia di quella raggiungibile in un singolo scatto. Lo stesso processo in HDR sarebbe più lento per via del passaggio intermedio ad una immagine High Dynamic Range. Al contrario, l'Exposure Fusion è un processo unico che consente di fondere un set di esposizioni in bracketing in una immagine finale ad alta qualità ma naturale, che raccoglie le alte luci dalle immagini sottoesposte e le ombre dalle immagini sovraesposte, ma senza variazioni della profondità in bit (range dinamico). Il fatto di non passare per un'immagine HDR semplifica il processo, non richiede elevate capacità di calcolo e non genera artefatti come aloni. Inoltre, ha tre importanti side-effect: consente di inserire nel set di esposizioni immagini con illuminazione differente, anche flash; riduce sensibilmente il rumore di fondo nelle zone d'ombra; estende via software la profondità di campo dell'immagine finale a partire da immagini a profondità di campo ridotta.
Per finire, l'uso del tone mapping è la differenza sostanziale che c'è tra una esposizione multipla ed un HDR vero e proprio. C'è da dire che l'uso del tone mapping spesso porta a risultati di impatto, ma bisogna saperlo dosare se non si vogliono stravolgere le immagini.
Questa è il risultato di tre scatti: uno con misurazione media della scena, nel secondo l'esposizione è sul cielo ( con relativa perdita di dettaglio in basso per i motivi che spiegava Francesco ) nella terza l'esposizione è sui scogli ( in questo caso il cielo viene notevolmente sovraesposto ). Nessun uso del tone mapping, ho solo fuso i tre scatti, quindi esposizione multipla: