QUOTE(_Nico_ @ Dec 5 2005, 08:26 PM)
La questione posta da Sergio mi sembra importante non solo per l'aspetto estetico/espressivo/artistico ecc. ...
Per me il ritocco d'un ritratto non è solo un processo di abbellimento della persona, ma anzitutto di sua restituzione alla consuetudine dello sguardo. Si dirà che c'è il rischio d'esagerare, e sono d'accordo, ma personalmente ritengo che il ritratto vada 'costruito' un po' come dice Ludovico nel caso dello still Life.
O Sergio, utilizzando attentamente le luci e le ombre (e non solo).
E questa è la differenza tra uno sguardo 'normale', e uno 'allenato': quello allenato sa
prima cosa lo sguardo 'normale' vede o no...

Nico, sarò ripetitivo, ma leggerti è un piacere.
Quello che spesso faccio (e che fanno anche gli altri miei colleghi, vedi Ludovico con il suo Experience ultimo) è una sorta di equalizzazione (tanto per rimanere in campo musicale con gli esempi) dell'immagine.
E' quello che diceva anche Ansel Adams quando interveniva enfatizzando o attenuando alcuni contrasti, alcune luminosità.
Magari non esistevano realmente in quell'istante dello scatto ma, la sua personale visione di quanto inquadrato per poter essere opportunamente espressa necessitava di quelle equalizzazioni.
Altrimenti il risultato sarebbe stato quello che fa dire ai più, una volta ritirate le proprie foto dal laboratorio :
"...ma non è quello che avevo visto!" (o, sarebbe meglio dire, credevo di aver visto...)
Quando tengo un corso di fotografia, spesso porto questo esempio:
"...supponiamo di essere a New York, in mezzo alla strada e ai grattacieli.
Tutto ci affascina, un paesaggio mai visto, grandioso. La gente di mille colori, abbigliamenti, razze. Il traffico, i poliziotti che si sbracciano, il rumore, la strada che vibra al passaggio del metro, la puzza di scarico delle auto, i clacson.
Il tutto magari mescolato al ricordo della stessa la sera prima, di notte.
Bene, tiriamo fuori dalla borsa la nostra super mega costosa reflex da n+1 Mpixel e scattiamo.
Tornati a casa guardiamo la foto....
Dove sono andate a finire tutte quelle sensazioni che ci avevano fatto fare lo scatto?
Sparite.
Rimane solo una strada asfaltata, qualche auto, e alcuni piani di qualche costruzione anonima

.
Hai voglia poi di raccontare a chi faremo vedere quegli scatti che.... c'era questo, quest'altro e l'alro ancora...
Non siamo riusciti a trasferire quelle sensazioni sulla pellicola (scusate, sensore).
Perchè?
Perchè non abbiamo ragionato, non abbiamo individuato le cose non fotografabili da quelle fotografabili e, ammesso di averci pensato, non abbiamo saputo trovare iil modo di tradurre in immagine visibile quello che non lo è.
Paesaggio, still life o ritratto,
i problemi sono sempre gli stessi.
Quanto all'allenamento, so che quando non lo si è ancora raggiunto, lo si vede lontanissimo, irraggiungibile.
Ma è come qualsiasi allenamento, basta iniziare senza l'angoscia di voler bruciare le tappe, e ci si arriva senza quasi accorgersene.
Salvo poi scoprire che ti viene la voglia di superare il livello raggiunto.
E si inizia nuovamente, ad un livello più alto, con difficoltà maggiori.
sergio