Tre ore dopo l'inizio del nubifragio si registravano danni a strade e ferrovie ma la tragedia si compiva vicino alla mezzanotte quando intere palazzine nei paesi di Giampilieri Superiore e Scaletta Zanclea crollavano in seguito all'urto con le masse fangose e i detriti. Quella notte morivano nelle loro case investite dai detriti 31 persone e altre 6 risultano ancora disperse.
Sono nato a Messina 23 anni fa ma non mi sono mai sentito completamente "messinese". Ero a Novara, città in cui vivo da sempre, quando le tv nazionali trasmettevano le prime immagini del disastro. I paesi di Giampilieri e Scaletta sono distanti pochi minuti di auto dai luoghi a me familiari e la preoccupazione era tanta.
Devo ammettere di aver affrontato questa esperienza con una certa diffidenza: sentivo le testimoniante catastrofiste degli amici del luogo ma tv e giornali nazionali non le verificavano. E credevo siceramente che tutti fossero vittime di un isteria collettiva che rendeva le cose peggiori di quanto non lo fossero in realtà.
Oggi, luglio 2010 decido di andare a vedere con i miei occhi cosa è successo laggiù.
Il mio viaggio inizia a Scaletta Zanclea. Google Maps-Street View mostra ancora come era questa zona due mesi prima del disastro. Le vie di sfogo delle acqua piovane che dalla montagna precipitano verso il mare sono occupate dalle costruzioni. Una macelleria, una scuola, diverse attività commerciali e edifici residenziali. Di tutto questo oggi non rimangono che alcuni resti da cui affiorano oggetti di vita quotidiana. Caffettiere, stipetti, microonde. Le altre costruzioni ai lati e di fronte sono state abbattute dalla piena o successivamente dall'uomo per pericolo di crolli.
Dietro la macelleria, la Scuola Elementare Guidomandri è in pezzi. Vi si può accedere liberamente, la zona non è sorvegliata. Raggiungo i servizi igienici. Fa un certo effetto osservare le piastrelle con i personaggi Disney sporche di fango, gli specchi sui lavelli in frantumi. Le pareti degli ambienti più ampi mostrano chiaro il livello della colata di fango. Su una parete rimasta miracolosamente bianca un bambino ha disegnato, con dovizia di particolari, ruspe e trattori.
I piano-terra delle abitazioni nelle vicinanze sono tutti interdetti. Le porte e le finestre sono sprangate con assi di legno.
Lascio Scaletta Zanclea con profonda amarezza e mi metto in macchina per raggiungere Giampilieri Superiore.
Giampilieri Sup. si raggiunge dopo 15 minuti di strada in salita. Non è un paese di mare ma vive da 600 anni aggrappato a un pendio montuoso. A differenza di Scaletta Zanclea che ha subito l'ondata di piena di una fiumara fatalmente cemetificata, Giampilieri Sup. è stata vittima di una frana che, partita dalla sommità del pendio, ha trasformato le strette stradine del paese in torrenti impetuosi. Non a caso i primi piani di interi viottoli sono devastati e sprangati.
Raggiungere la zona di Giampilieri colpita dalla frana significa scalare a piedi viottoli che sembrano tessere un angusto labirinto. Proprio per questo raggiungere la zona colpita è un tale sgomento. I crolli e le demolizioni hanno cancellato un complesso di abitazioni cosicchè di questi non rimangono nient'altro che le fondamenta. Il luogo è desertico. I muri di molte case sono crollate e se ne scorge l'arredamento. Scopro un bagno orrendamente sventrato: alla parete uno specchio ancora intatto. Non so perchè ma mi scatto un autoritratto: sono vivo in un luogo di morte. Sollevando lo sguardo si scorge il pendio della montagna da cui è partita la frana e ci si chiede se tutto questo accadrà ancora.
Mentre osservo in silenzio le rovine sento un allegro vociare. Che effetto! Alcune bambine coloratissime sbucano nel bel mezzo di quel grigio. Appena mi vedono le loro urla diventano sibilanti vocine e tentano di sfuggire alla mia vista proseguendo per un altro vialetto. Le lascio allontanare quel tanto che basta da non recare loro fastidio e scatto una foto. In quel momento mi rendo conto che la vita a Giampilieri Superiore continua a scorrere, nonostante tutto. Se non saranno gli interventi dello Stato a spazzare via il timore e l'insicurezza sarà la voglia di vivere a farlo.