Ritengo, come già detto nell'altra discussione, che il tutto sia legato a vecchie leggi comunali, quando il treppiesde (non cavalletto) veniva usato dai fotografi ritrattisti dell'epoca per svolgere la professione, il che faceva ricadere l'attività nell'occupazione di suolo pubblico come per le bancarelle del mercato o i tavoli e le sedie di un bar sul marciapiede. Del resto, il tempo di permanenza di un cavalletto è ben diverso da quello di un chiosco, una bancarella, di un tavolo con sedie. Questa frase, ripresa dall'articolo su Nadir e riferita al Comune di Roma, mi fa pensare di essere nel giusto : "Ne sono andati di mezzo fotoamatori, turisti e fotografi del tutto occasionali (quindi non professionisti nell'esercizio della loro attività). In seguito ad alcuni casi eclatanti verificatisi tempo addietro a Roma il Comando dei Vigili urbani, di fronte alle rimostranze ufficiali delle persone coinvolte ha tenuto a precisare che l'attività di ripresa fotografica svolta per proprio interesse non è soggetta ad alcuna limitazione quanto all'uso del cavalletto."
Ciò potrebbe indicare, che se si riuscisse a spiegare al Vigile, non alla Polizia o Carabinieri che non hanno alcun potere nella fattispecie, l'uso non professionale delle immagini, e il brevissimo lasso di tempo di utilizzo del suolo, si potrebbe risolvere brillantemente il problema.
Certo, se si vuol fare un uso più proficuo del cavalletto, che non usarlo come ancoraggio stabile di una fotocamera, le cose cambiano aspetto.