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d.potito
....VI CHIEDERETE: PERCHE' IN DIGITALE, A CHE SERVE?

Poche settimane fa ho visitato una mostra fotografica realizzata da un fotoamatore interamente con immagini a foro stenopeico utilizzando le più disparate macchine, ma non una digitale....

...ed io mi sono risposto: perchè no !?!? ...mettiamo in crisi (forse) i nostri sofisticati sensori (CCD, CMos, ecc..) e vediamo cosa succede confrontando i risultati su stampa tra pellicola e digitale....

Così ho cominciato con la mia D80 e la F80 utilizzando come tappo da anteporre alla macchina una flangia in allumino tornita su misura da innestare come il tappo originale del corpo macchina Nikon nel cui centro vi è stata applicata una membrana metallica la quale è stata forata a laser diametro 3 micron - kit acquistato da un negozio cinese su Ebay al prezzo di 8-10 caffè e davvero ben realizzato - .

Oltre alle due macchine ho utilizzato anche un esposimetro per la misurazione della luce incidente e riflessa: considerate che il diaframma di riferimento in tale situazione di lavoro è di circa f150 !! Per quanto riguarda le macchine modo esp. manuale, ISO 100 e pellicola Kodak V2 color 100 ASA e tempi a partire da un secondo con braketing manuale (1", 1.6", 2", 4" )...d'obbligo naturalmente il treppiede !!

Inutile evidenziare il vantaggio del digitale nei confronti della pellicola ovvero poter verificare immediatamente il risultato on camera e a monitor...vi allego qualcosa: nessuna PP e consultate gli exif

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Le mie prime considerazioni relativamente alle condizioni di luce: l'inquadratura ed il soggetto devono essere uniformemente illuminati affinchè l'immagine possa essere contrastata in maniera ottimale e nitida (per quanto possibile e difficile con questa tecnica)...quindi il sole, se presente, va tenuto rigorosamente alle proprie spalle e mai di fianco o, naturalmente, di fronte altrimenti vi ritroverete sulle foto delle stupende e multicolorate righe di diffrazione !!!

Per quanto riguarda il risultato su pellicola sicuramente un gradino più su (mi spiace non poter allegare nulla: no scanner, no party) e vi assicuro che le stampe sono molto più nitide e ottimamente contrastate rispetto alle stampe digitali che ho fatto realizzare sempre nello stesso laboratorio fotografico.

Credetemi: le stampe in BN su pellicola che ho visto a quella mostra erano qualcosa di spettacolare relativamente a nitidezza e contrasto, logicamente frutto di ore passate dall'autore a sperimentare varie tecniche di ripresa...forse il vero confronto con esito oggettivamente attendibile tra pellicola e digitale potrebbe essere questo? ... imprimere un'immagine su pellicola in maniera "primitiva" senza ottiche interposte e farla costruire con il medesimo principio al sensore della nostra reflex digitale: vediamo chi vince in qualità...Sperimenterò ancora, proverò con la mia D2X e pellicola in BN, con altre condizioni di luce e vi terrò aggiornati.

Voi che ne pensate???

Ciao a tutti del forum

Domenico Potito.






nippokid (was here)
Interessante... rolleyes.gif "disciplina" affascinante quanto "sconosciuta"...

Pollice.gif

bye.

Ellas
Bello sperimentare. Tuttavia credo che un soggetto molto vicino riproduca molta sfocatura. Riproveresti, per esempio con un panorama o con un soggetto, diciamo a 3 o 4 metri?
Poi, una curiosità. Per avere un'idea, il foro è più o meno del diametro di uno spillo?
Grazie
d.potito
QUOTE(Ellas @ May 27 2008, 01:42 PM) *
Bello sperimentare. Tuttavia credo che un soggetto molto vicino riproduca molta sfocatura. Riproveresti, per esempio con un panorama o con un soggetto, diciamo a 3 o 4 metri?
Poi, una curiosità. Per avere un'idea, il foro è più o meno del diametro di uno spillo?
Grazie



...non credo sia una questione di distanza del soggetto in quanto il sensore e la pellicola riproducono fedelmente ciò che viene inquadrato, non essendoci ottiche interposte tra essi ed il soggetto stesso.

I "cavalli di battaglia" di tale disciplina credo siano la profondità di campo ed il contrasto.

Ho provato con soggetti più lontani e con la "Grigna" (per chi non lo sa è il monte rivolto a ovest sul ramo lecchese del Lago di Como) ma i risultati non sono ancora soddisfacenti: sono ancora alla ricerca della luce ottimale perchè credo sia tale fattore naturale la chiave di tutta la faccenda.

...il foro è più o meno del diametro di uno spillo.

Ciao

Domenico.

Ellas
Era appunto rivolta alla distanza iperfocale che il mio suggerimento era rivolto. Una volta scatai delle foto con una compatta usa e getta che non aveva assolutamente nulla davanti le lamelle dell'obiettivo. Non riusciva a mettere a fuoco vicinissimo ma se la cavava un po' meglio con soggetti più distanti. Magari, che ne sai, il foro minuscolo offre un campo di nitidezza che parte più avanti. smile.gif smile.gif
enrico
Una delle regole più importanti è proprio la dimensione del foro. La formula (mi scuso se ne siete già a conoscenza) è questa:

diametro del foro = radice quadrata della distanza foro-pellicola fratto 28.

Il lamierino sul quale è stato praticato il foro deve essere estremamente sottile e netto il foro Se fatto col laser, non ci sono problemi).
Una caratteristica delle foto con foro stenopeico è la loro morbidezza e la nitidezza (non paragonabile ovviamente a quella delle lenti) che si estende dai primissimi piani all'infinito.

Un saluto
Enrico
Ellas
Quindi possiamo dire che rispetto alla zona di nitidezza, non c'è granché differenza tra, diciamo, 1mt, 10 mt e infinito? E' questo che si desume dall'intervento di Enrico?
enrico
QUOTE(Ellas @ May 29 2008, 01:41 PM) *
Quindi possiamo dire che rispetto alla zona di nitidezza, non c'è granché differenza tra, diciamo, 1mt, 10 mt e infinito? E' questo che si desume dall'intervento di Enrico?


Praticamente sì. In sostanza, immaginiamo che il soggetto sia composto da infiniti punti che riflettono luce. Da ciascun punto quindi si diparte un fascio di raggi che attraversa il foro della camera e si riproduce come un circoletto sulla pellicola (o sul sensore). Un qualcosa di analogo al circolo di confusione classico. Con gli obiettivi, l'immagine di un punto luminoso del soggetto è di nuovo un punto (se su questo è regolata la messa a fuoco). Col foro stenopeico, sarà sempre un circoletto, grosso modo pari alle dimensioni del foro (in realtà leggermente maggiore; trascuriamo i fenomeni di diffrazione). E' vero che, per motivi geometrici, più vicino è il punto, maggiore risulta il cerchietto immagine, ma la cosa è davvero trascurabile.
Ho prodotto un piccolo schema sul pdf allegato. Poichè la dimensione di P è molto piccola rispetto a D, la somma (D+P) può considerarsi pressochè uguale a D. Quindi la nitidezza (relativa) con foro stenopeico è simile su tutta la scena. Ed è questa la caratteristica del foro stenopeico.
L'efficacia di questo tipo di immagini però è nella sufficiente nitidezza, da realizzarsi con l'uso di un foro regolare su un lamierino sottile. Se si percepisce uno sfuocato eccessivo, l'immagine non può considerarsi riuscita.
Saluti
Enrico
Ellas
Grazie Enrico. Leggerti è sempre un valido motivo per continuare a frequentare questo forum.
d.potito
QUOTE(enrico @ May 29 2008, 02:04 PM) *
Praticamente sì. In sostanza, immaginiamo che il soggetto sia composto da infiniti punti che riflettono luce. Da ciascun punto quindi si diparte un fascio di raggi che attraversa il foro della camera e si riproduce come un circoletto sulla pellicola (o sul sensore). Un qualcosa di analogo al circolo di confusione classico. Con gli obiettivi, l'immagine di un punto luminoso del soggetto è di nuovo un punto (se su questo è regolata la messa a fuoco). Col foro stenopeico, sarà sempre un circoletto, grosso modo pari alle dimensioni del foro (in realtà leggermente maggiore; trascuriamo i fenomeni di diffrazione). E' vero che, per motivi geometrici, più vicino è il punto, maggiore risulta il cerchietto immagine, ma la cosa è davvero trascurabile.
Ho prodotto un piccolo schema sul pdf allegato. Poichè la dimensione di P è molto piccola rispetto a D, la somma (D+P) può considerarsi pressochè uguale a D. Quindi la nitidezza (relativa) con foro stenopeico è simile su tutta la scena. Ed è questa la caratteristica del foro stenopeico.
L'efficacia di questo tipo di immagini però è nella sufficiente nitidezza, da realizzarsi con l'uso di un foro regolare su un lamierino sottile. Se si percepisce uno sfuocato eccessivo, l'immagine non può considerarsi riuscita.
Saluti
Enrico


..Grazie per i chiarimenti Enrico. Pollice.gif

Ciao.

Domenico.


enrico
Cari amici,
vsto che posso esservi utile, qualche dettaglio in più.
Il punto critico per ottenere buone foto stenopeiche è il diametro del foro (oltre alla sua fattura precisa). Un foro troppo largo causa circoli di confusione troppo grandi e produce scarsa nitidezza.
Un foro troppo piccolo, a causa della diffrazione della luce sui bordi, nuovamente produce scarsa nitidezza.
Da qui la formula empirica che ripeto:

D = (radice quadrata di f) / 28

dove per D si intende il diametro del foro espresso in millimetri ed f è la distanza, sempre in millimetri, del foro dalla pellicola o dal sensore.

Svolgendo i calcoli, risulta che per una distanza f = 25 mm, il foro dovrebbe avere diametro 0,18 mm

per f = 50 mm, D deve valere 0,25 mm

per f = 100 mm, D deve essere di 0,36 mm e così via.

Esiste anche una formula più precisa che tiene conto della lunghezza d'onda della luce (se la luce è monocromatica), ed è questa:

D = radice quadrata di (2,5 x f x lunghezza d'onda della luce)
Anche la lunghezza d'onda in mm.

Con la luce bianca, si usa un valore medio di 0,0005 mm

Un altro modo di produrre immagini senza lenti, è quello di sistemare davanti alla pellicola (o al sensore) due piastrine con un sottile taglio, verticale nell'una ed orizzontale nell'altra. Si ottiene una immagine anamorfica poichè, a causa della diversa distanza delle due piastrine, l'ingrandimento ha diverso valore fra le dimensioni orizzontali e verticali. In pratica si ottiene una foto schiacciata verticalmente o orizzontalmente. E' una curiosità.

Mi pare di aver visto delle foto panoramiche fatte con foro stenopeico ed una striscia di pellicola, o carta fotografica, sistemata a semicerchio. E' da provare.

Enrico
d.potito
...Allora dovrei misurare esattamente la distanza dal foro della membrana, che mi hanno fornito già forata, al sensore e verificare tramite la formula l'esatezza del diametro D del foro.

Grazie Enrico.

Domenico. Pollice.gif


KINGLEO
C'è anche da fare un'altra considerazione.
Perchè in DIGITALE ?
La domanda iniziale non è peregrina....ma come suol dirsi, se le premesse sono sbagliate..son sbagliate anche le conclusioni.
Vatti a vedere che tipo di macchine facevano le foto col foro stenopeico..e ti accorgerai che usavano pellicole piane di formati...BEN DIVERSI del sensore delle nostre digitali.
Parti da un negativo 10 x 15 CENTIMETRI o da uno da 20 MILLIMETRI.
Il foro è sempre quello...ma l'incisività, i dettagli, i contrasti...è tutto un'altro pianeta.
Le foto fatte con le macchine in legno, pellicole piane e foro stenopeico AVEVANO UN SENSO.
Farle col digitale...è un pò un gusto retrò, ma che ha grossi problemi tecnici.
E' forse l'unica volta che vedo il digitale soccombere di fronte all'analogico.
Anch'io, mi ero fatto tentare dopo aver visto quello che si poteva fare con questa tecnologia.
Possedendo un laser mi ero anche fatto un foro "giusto" alla bisogna !
I risultati erano di poco superiori a quelli postati.
Se li avessi fatto vedere ai miei amici senza dire COME li avevo fatti..ma solo chiedendo : cosa te ne pare ?.
IL solo sguardo di risposta, mi avrebbe indotto a rimettere in macchina i miei obiettivi supertecnologici .

ciaoenzo
raffaelemariotti
qualche scatto con stenopeica digitale fatto qualche anno fa con una D70:

http://www.raffaz.net/pinhole.html

ho semplicemente comprato qualche tappo nikon extra, e ho praticato dei fori di diversa larghezza al centro
giovanni scaburri
Ciao.
Ma come è possibile vedere le immagini?
Io ho fatto alcuni scatti provando diversi fori fatti con un ago e il miglior risultato fino ad ora ottenuto è questo.
Comunque il foro è ancora troppo grosso.
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