QUOTE
Ho quotato questa parte del tuo intervento perché, dal mio punto di vista, la fotografia è una via di mezzo tra le cose che hai citato: la rappresentazione della realtà leggermente filtrata (mai stravolta) dal "sentire" di chi scatta, allo scopo di dare maggior risalto a quei dettagli che di solito sfuggono all'osservazione diretta. Non considero nel mio caso la fotografia come una forma d'arte, ma semplicemente la rappresentazione della realtà come io la vedo in quel particolare momento, secondo il mio stato d'animo.
Intanto grazie per le tue espressioni.
Vedi, la macchina fotografica è uno strumento, come lo è la matita per l'artista grafico. Con una matita si può disegnare un progetto tecnico, il rilievo di un edificio, un ritratto, un soggetto astratto. Credo che la stessa cosa valga per la fotografia.
Mi spiego. Quando si fotografa, si fotografa un
qualcosa in un certo
modo. In ogni foto ci sono quindi due componenti: la
realtà fotografata e
l'autore.
L'autore vi appare con le sue scelte tecniche ed espressive, a partire anche dal solo punto di vista scelto. Rubando un metodo di rappresentazione proprio dei matematici e dei fisici, ho disegnato uno schema dove la foto appare come la risultante (in nero) di due componenti: la realtà (in verde) e l'autore (in rosso). In una foto documentaria prevale la cosa fotografata e l'intenzione del fotografo è di riprodurla (per quanto possibile) oggettivamente. In una foto tematica prevale l'autore e la realtà è al servizio di una idea che non è tanto della cosa fotografata quanto dell’uomo.
Fra questi estremi, esistono infiniti gradi intermedi. In ogni caso, pur se ridotta, ogni componente sarà sempre presente. Anche nella foto più oggettiva possibile ci sarà sempre una traccia, debole che sia, dell'autore. Come nella foto più creativa, resterà sempre una traccia dell'oggetto che era davanti all'obiettivo. E' il fotografo che sceglie di volta in volta, in base ai suoi gusti ed alla sua personalità, a quali fini usare il mezzo fotografico.
In questo discorso si può inserire benissimo il ritocco (chimico o digitale che sia), e questo per fini diversi:
a – modificare l’immagine per renderla come la si vuole al fine di comunicare un’idea, una sensazione personale.
b – modificare l’immagine per renderla più vicina alla realtà. Pensa ad esempio alla correzione delle dominanti cromatiche o al raddrizzamento delle linee cadenti. In questo secondo caso addirittura, lo strumento informatico è utilizzato per rendere l’immagine più fedele alla realtà, distorta dall’obiettivo.
Il tuo modo di vedere la fotografia è pienamente legittimo come possono esserlo i modi, diversi, di altri.
Vedo legittimo quindi anche un uso, diciamo “pesante” del ritocco, che muti la percezione di ciò che era davanti all’obiettivo al momento dello scatto. Io non mi scandalizzo affatto, a patto che ciò che ne viene fuori abbia un senso, sia frutto di una idea ed esteticamente valido. Il cattivo gusto è sempre in agguato, ma è anche dietro le spalle di chi non interviene affatto in PP.
Un saluto
Enrico