QUOTE(banzai85 @ Mar 20 2013, 11:57 AM)

Argomento che ricompare ciclicamente...ti incollo un post che scrissi qualche tempo fa e che spero possa aiutarti a fare un po' di chiarezza...
I GND o Graduated Neutral Density sono filtri, come dice la parola stessa, a colorazione neutra (ossia non producono variazioni cromatiche), che presentano la particolare caratteristica di essere graduati, ossia di contenere una "sfumatura" che va dal trasparente al grigio neutro intenso. Essi trovano applicazione in fotografia paesaggistica in tutte quelle situazioni in cui si vuole fotografare una scena caratterizzata da una netta differenza di luminosità fra il cielo ed il paesaggio, differenza che provocherebbe inevitabili problemi di esposizione (esponendo correttamente il paesaggio, infatti, finiremmo per bruciare il cielo, ossia per ottenere un cielo con una vasta zona completamente bianca, priva cioè di dettagli). Viceversa, se esponessimo correttamente il cielo, finiremmo per ottenere un paesaggio fortemente sottoesposto, anche in questo caso con perdita di dettaglio. Posizionando un filtro graduato neutro in maniera tale che la linea di separazione fra la parte trasparente e quella graduata vada a coincidere con l'orizzonte è possibile compensare questa differenza di luminosità, di una quantità di stop più o meno elevata, a seconda del tipo di GND che si utilizza. Innanzi tutto bisogna dire che i GND esistono in due grandi famiglie: soft edge ed hard edge, rispettivamente caratterizzati da una transizione tra la zona scura e quella trasparente più graduale o più netta. All'interno di queste due fondamentali classi, i GND esistono in più versioni, classificate in base al numero di stop di esposizione che vanno a compensare. Esistono GND 0.3, 0.6, 0.9 ed ultimamente anche 1.2, rispettivamente in grado di compensare 1, 2, 3 e 4 stop. Naturalmente, è possibile sovrapporre due o più GND, andando così a sommarne gli effetti.
I filtri graduati neutri vengono in genere posizionati davanti all'obiettivo mediante appositi portafiltri, assicurati direttamente all'obiettivo mediante specifici anelli adattatori di diametro variabile, ma si possono utilizzare anche "a mano libera", tenendoli cioè in mano davanti all'obiettivo (questa operazione, naturalmente, sarà tanto più semplice quanto più grande è il filtro), enendo presente che è facile creare del micromosso o, peggio ancora, rigare i filtri.
Per quanto riguarda le loro caratteristiche costruttive, ne esistono di vari formati e materiali. I più diffusi sono quelli in resina, assai più economici rispetto ai corrispondenti in vetro. Le dimensioni più diffuse sono invece quelle 85 mm x 100 mm e 100 mm x 150 mm (esistono anche in formati "titanici", specifici per il Nikkor 14-24 con tanto di portafiltri specifico dedicato). Naturalmente, maggiori saranno le dimensioni del filtro, minore sarà il rischio di avere vignettatura dovuta al portafiltro con obiettivi grandangolari.
Venendo adesso alle informazioni più strettamente commerciali, i cosiddetti consigli per l'acquisto, va aperta una piccola parentesi sul sistema Cokin. La Cokin è la più diffusa marca produttrice (in pratica l'unica realmente importata) su territorio italiano. I filtri cokin, distinti in serie A (di piccole dimensioni e scarso campo di utilizzo), serie P (dimensioni 85 mm x 100 mm) e serie Z (dimensioni 100 mm x 150 mm) si caratterizzano per i prezzi relativamente contenuti, a fronte di una accettabile qualità. I Cokin rappresentano, in sintesi, la palestra in cui quasi tutti i fotoamatori si formano. Una delle caratteristiche del sistema Cokin è l'utilizzo di sigle proprie per classificare i filtri (ad esempio il GND 0.3 è indicato con la sigla P121). Essi presentano tuttavia dei significativi limiti dovuti alla difficoltà di reperimento della serie Z (quella di dimensioni più grandi) e ad alcune lacune costruttive, la più fastidiosa delle quali è costituita da una dominante magenta restituita dal filtro, visibile soprattutto nei casi in cui se ne combinano due o più.
E' per questa serie di ragioni che un discreto numero di fotografi, con il maturare dell'esperienza e l'affinamento della tecnica, decidono di abbandonare il sistema Cokin e di orientarsi su altri produttori. In questa direzione la parte del leone è recitata dal mercato inglese, fornitissimo di filtri di elevata qualità. Le proposte sono molteplici, ma le due in assoluto più gettonate sono costituite dai filtri Lee ed Hitech. Entrambi questi sistemi, a costi decisamente superiori rispetto ai Cokin, forniscono soluzioni di alta qualità. I filtri Lee, di dimensioni 100 mm x 150 mm sono indubbiamente i migliori, utilizzati, tra gli altri, da molti professionisti. L'offerta Lee è completata da una vastissima gamma di accessori, portafiltri, anelli, ecc. Chiaramente tanta qualità si paga (per intendersi, un set composto da 3 GND Lee, portafiltri e anello adattatore wide angle costa alcune centinaia di euro). Una valida soluzione, alternativa ai Lee, è costituita dai filtri Hitech. Questi presentano le medesime dimensioni e sono in tutto e per tutto compatibili con i supporti e gli accessori Lee. Ad un prezzo più contenuto offrono una ottima qualità, solo leggermente inferiore ai fratelli più blasonati. Se si ricerca un ottimo prodotto gettando anche un occhio al portafoglio si può quindi optare per gli Hitech. Guardando in rete è possibile trovare molti siti inglesi che vendono direttamente on line offrendo un servizio completo, efficiente, e garantendo un catalogo fornitissimo.
Picola parentesi meritano anche i Singh-Ray. Anche qui siamo di fronte, come per i Lee, ad una qualità eccelsa (e prezzo, di conseguenza, molto elevato). In questo caso però bisogna andare sul mercato americano, con conseguenti dazi doganali da mettere in conto.
Dal momento che i link commerciali non sono autorizzati qui sul forum, se qualcuno volesse qualche dritta mi contatti pure tramite MP.
Spero di essere stato abbastanza chiaro e di avere esaurito l'argomento. Saluti.
Fabio
Non sono d'accordo. I filtri graduati più utili non hanno grosso diametro. Questi ultimi sono destinati a lenti di grosso diametro e in genere a molti elementi, che hanno fisicamente haze da vendere (vedi ombre sporche...) proprio quando il GND serve, in semi controluce o con cielo velato. Questi filtri GND piuttosto li monterei su Leica M-Mount, su ZF, su un 105 2.5, al massimo un 20 AFD (che ingoia benissimo due P sovrapposti su FX...), sul 77 serve solo qualche effetto speciale.
I Cokin, testati in condizione limite (2 filtri A su un 15 mm Heliar) non hanno problemi di rifrazione, non alterano la risolvenza (aliasing a 103 lp/mm da bordo a bordo...) e quindi sono ottimi filtri, a parte il fatto che sono uncoated. Non capisco la dominante magenta, che non vedo. Certamente i filtri CR39, come i Cokin, assorbono pesantemente l'UV e qualche persona abituata alle pelli blu-verdi delle DSRL in "flat" o che sottoespone una Velvia 100 potrebbe avere questo problema che, ricordo, viene da un fatto positivo: basso haze di fondo (airlight UV).
Gli altri filtri citati hanno più o meno le stesse prestazioni (sono tutti CR39 uncoated, quindi...) e un costo elevato e forse riparano meno degli UV... che pensata! Hanno forse senso per qualche obiettivo altrimenti inusabile. Piuttosto penserei ai Tiffen HT o a i B+W ultimi MRC a vite.
Comunque coppie polarizzatore+redhancer, polarizzatore+warm, Cokin Varicolor 172-174 molte volte sono preferibili ai GND per modificare il contrasto eccessivo, schermando, esaltando e contro-polarizzando i colori.
A presto
Elio