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NikonClub.it Community > PRODOTTI NIKON > NIKON F 35mm e Scanner
bombellino
Sull'ultimo numero di "Fotocult" vi sono alcune interviste a titolari di laboratori dove si sviluppano e si stampano ancora pellicole. Secondo uno dei titolari, "molte case produttrici (di pellicole), per ridurre i costi, hanno modificato, senza dichiararlo, la formulazione delle emulsioni, sottraendo argento e riducendone così la sensibilità nominale. La conseguenza è che oggi le immagini, a parità di pellicola utilizzata, appaiono più contrastate e scapito della gamma tonale, la quale è decisamente inferiore rispetto al passato. In sostanza il negativo contiene un minor numero di informazioni". I reagenti, invece, hanno mantenuto la stessa struttura di prima. La conseguenza, ad avviso del titolare di questo laboratorio, è che "sviluppando una data pellicola con i chimici consueti non si riesce più ad ottenere lo stesso risultato di dieci anni fa". Ad aggravare lo stato delle cose vi sarebbe, inoltre, il fatto che molti laboratori sviluppano i negativi con il minilab, che una volta veniva utilizzato per il colore. Così, si sviluppa un negativo a 30°, che va bene per il colore, ma non per il bianco e nero, che necessiterebbe di una temperatura inferiore (20°). Il risultato è che "la qualità del negativo risulta ugualmente compromessa". Le foto che escono fuori oggi, dunque, contengono una grana maggiore ed hanno meno informazioni. "L'accorciamento del tempo di sviluppo fa sì che solo la parte superficiale dell'emulsione venga trattata, mentre quella più prossima all'acetato non viene rilevata adeguatamente; in questo modo si perdono molti dettagli dell'immagine latente". Per ovviare a queste carenze non solo è necessario utilizzare una carta particolare per la stampa, più contrastata, ma modificare la composizione dei prodotti chimici per lo sviluppo, testandoli in rapporto al tipo di pellicola. E' ovvio che un processo del genere sono in pochissimi a farlo e, per giunta, costa anche molto.
Dato che ho notato anche io la scarsa qualità delle immagini che oggi si riesce ad avere con il bianco e nero rispetto al passato (esattamente l'aumento della grana e la scarsa gradazione dei grigi), credo che il titolare di questo laboratorio abbia sostanzialmente ragione. Chiedo però qualche lume ai frequentatori esperti di questo forum. Saluti.
Giallo
Ho letto anch'io l'articolo.

Francamente quella dei produttori che risparmiano sull'argento mi pare più che altro una butade del fotostampatore romano.

E' chiaro che i livelli di sviluppo e stampa analogica si sono abbassati, almeno per quanto concerne il mercato di massa, ma penso sia imputabile più a trascuratezza del trattamento (chimici esausti, macchinari obsoleti o non manutenuti) che ad altro.

Comunque, non si sa mai...

rolleyes.gif
buzz
Non è la quantità ma la dimensione dei granuli d'argento a determinare la sensibilità.
I minilab sviluppano con un procedimento standard tutte le pellicole allo stesso modo... tranne il bianconero.
Impossibile sviluppare un rullo di bianco e nero con la macchina da minilab, (t max o afini) a meno che questo non sia quello a sviluppo cromogeno, il quale però è stato progettato per uno svluppo a 28-30 gradi (ilford delta ad esempio).
Se lo sviluppo non è sufficiente, il negativo viene velato, dato che se non riesci a penetrare lo strato fino in fondo, questo non verrà sviluppato in maniera uniforme, non a discapito dei dettagli ma della trasparenza.
L'accorciamento dei tempi di sviluppo prevede un acido più aggressivo, il risultato è in effetti una foto carente di passaggi tonali e grana grossa, ma questo vale sempre per uno sviluppo classico a 2 passaggi (svilupo e fissaggio) mentre quello che prevede cromogeno, sbianca, fissaggio ha tutto un'altro risultato.

La stampa poi viene fatta su carta colore che ha gradazione standard per il tipo di minilab.
Se la qualità è diminuita io controllerei la manutenzione che viene fatta sui minilab.
Spesso mi sono trovato a vedere incrostazioni di acidi e sviluppi scaduti, anche se non posso sapere se chi ha critto l'articolo abbia fatto un controllo del genere. (non ho letto l'articolo).
Io non ho notato un calo della qualità del bianco e nero: li sviluppo da me e tengo la temperatura come dico io! smile.gif ho solo notato un calo nella qualtità. Ormai il digitale, che ci piaccia o meno, ha soppiantato la pellicola.
abyss
Si,
tutta "colpa" della comodità del digitale!
Continuo ad usare la pellicola, ma il numero di rulli che scatto è chiaramente diminuito.
Non so cosa combinano i lab per il b/n, perché me lo sono sempre sviluppato da solo.
Mi pare però che le pellicole vadano allo stesso modo che in passato.
Non ho comunque letto l'articolo, lo farò appena possibile, per curiosità smile.gif
anbon
Il bianconero è SEMPRE meglio svilupparselo in proprio.
Questa regola era valida anche ai tempi d'oro della pellicola figuriamoci oggi in piena invasione digi-barbarica messicano.gif
Per quanto riguarda la diminuzione di qualità della pellicola, sinceramente io non l'ho notata, e poi parliamoci chiaro, sarebbe un comportamento suicida per un prodotto di nicchia.
I prodotti cosiddetti di nicchia resistono meglio agli aumenti di prezzo che all'abbassamento dei livelli qualitativi.
Nel senso che, un appassionato vero di questo tipo di prodotti è disposto a spendere qualcosa in più proprio per l'effetto del repentino assottigliamento del mercato, ma non transige sul mantenimento degli standard qualitativi.
Non possono aumentare i prezzi e calare la qualità.
Questo vale per la pellicola e per qualsiasi altro prodotto destinato ad un pubblico di appassionati e appunto sempre più di nicchia, come sta diventando il B/N argentico e la pellicola in generale.
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