a volte pallida
dispersa nella nebbia
una luce mai facile
una luce che non si concede
ma quando meno te l’aspetti
divampa all’improvviso
e fa esplodere i colori
un fuoco che vive un attimo un’ora, un giorno
poi di nuovo si nasconde nel velo
perché tu possa ancora desiderarla
perché la luce del nord è femmina ed è lei che vuol condurre il gioco.

Quando lo scirocco d’agosto scavalca l’Appennino e ricadendo sulla pianura padana, la stringe nel suo abbraccio afoso e soffocante, il mio unico desiderio è fuggire.
Fuggire a nord, verso un mio immaginario fatto di boschi di betulle che tengono in serbo l’odore fresco dei muschi e degli sfagni ed il fruscio di invisibili abitanti.
E così anche quest’anno parto.
Ho scelto Rügen, sul Baltico, la maggiore tra le isole tedesche.
Nella necessaria tappa intermedia, nei pressi di Norimberga, l’incontro con alcuni fotografi naturalisti tedeschi a convegno proprio nell’hotel dove pernotto.
Un caso fortuito e fortunato che mi consente di scambiare quattro chiacchiere con alcuni di loro. Un interessante confronto di opinioni che alla fine tocca l’argomento principe della fotografia: la luce.
E’ una giornata uggiosa e mi lamento del tempo che non collabora.
Beh, mi dice uno di loro, molti fotografi, scatterebbero solo con cieli limpidi e luce ottimale ma io non sono d’accordo. Il meteo fa parte del carattere di ciascun luogo e contribuisce a descriverlo, noi al nord siamo più abituati. Non ti preoccupare se non avrai la luce che desideri, scatta ugualmente e vedrai che sarà più probabile che ne venga fuori qualcosa di meno scontato.
Ci salutiamo e riparto.
Nel corso del viaggio ho spesso l’opportunità di ripensare a quel consiglio.
Il meteo d’agosto di Rügen è quanto di più variabile abbia mai visto.
Un viaggio nella Germania baltica è anche un viaggio nel tempo. Allora si chiamava DDR, era la Germania oltre cortina, l’altra Germania, quella vicina eppure quasi irraggiungibile.
E’ un viaggio nel tempo perché in quegli oltre quarant’anni, l’immobilismo dell’ex blocco orientale ha evitato a queste regioni la contaminazione invasiva che il turismo di massa ha avuto spesso in occidente, riconsegnando poi all’unificazione tedesca paesaggi naturali quasi intatti e realtà urbane ancora a misura d’uomo.
La maggiore consapevolezza dei governanti di oggi della necessità di salvaguardare questi patrimoni, consente al viaggiatore di godere ora di tutto il loro valore.
Il viaggio inizia con un primo passaggio a Rostock, una delle città che si confederarono nel XIII secolo nella Hanse, la Lega Anseatica monopolista per secoli, assieme a Wismar e Lubecca, del commercio nell’area baltica. Rostock ha mantenuto quella vocazione al commercio ed oggi è la più grande città della Germania nord orientale ed importante porto per la sua posizione strategica alla foce del fiume Warnow.


Stralsund è la seconda tappa di avvicinamento a Rügen. Un’altra freie Hansestadt, ovvero città libera della Lega Anseatica, proprio per questo sua appartenenza è riuscita a mantenere quasi intatta nei secoli la sua struttura urbana. Il centro storico di Stralsund è dominato dal trionfo del gotico nella Marienkirche, edificata con i tradizionali mattoni rossi.




L’isola di Rügen, è raggiungibile oggi attraversando l’elegante ponte sulla lingua di mare che costituisce anche il porto commerciale di Stralsund.

Dal punto di vista morfologico Rügen presenta una divisione quasi netta tra una parte occidentale pianeggiante ed una orientale caratterizzata, soprattutto al nord, da alte falesie che piombano a picco su spiagge di ciottoli di silicati, tra i quali è possibile, nel corso delle frequenti mareggiate, trovare frammenti di ambra, la resina fossile utilizzata in oreficeria cha ha importanti giacimento proprio nei fondali del Baltico.

Ma ciò che caratterizza Rügen è proprio il tempo estremamente variabile. I cambi repentini di luce, le nebbie e le improvvise esplosioni di colori. Croce e delizia del fotografo che ha la pazienza e la costanza di seguirne gli umori.
Mi sono divertito a cogliere questa variabilità, combinandola a quella del paesaggio e delle situazioni umane, in un susseguirsi eterogeneo di immagini che campionano idealmente quanto mi ha lasciato questo viaggio.




























Per il reportage ho scelto un corredo classico:
un corpo DSLR Nikon D300 e quattro obiettivi
DX AF Fisheye-Nikkor 10.5mm f/2.8G ED
DX AF-S Zoom-Nikkor 12-24mm f/4G IF-ED
AF-S Zoom Nikkor 28-70mm f/2.8D ED-IF
AF-S Zoom Nikkor 70-200 f/2.8 VR G ED-IF